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A Vicenza e Creazzo

Piccoli skater crescono su una tavola "olimpica"

Dal 2010 a oggi i numeri sono cresciuti fino a quasi 200 iscritti (FOTO STALEFISH)
Dal 2010 a oggi i numeri sono cresciuti fino a quasi 200 iscritti (FOTO STALEFISH)
Dal 2010 a oggi i numeri sono cresciuti fino a quasi 200 iscritti (FOTO STALEFISH)
Dal 2010 a oggi i numeri sono cresciuti fino a quasi 200 iscritti (FOTO STALEFISH)

Ci sono bambini che parlano della tavola solo quando c’è di mezzo il pranzo o la cena. Ce ne sono altri, e sono sempre di più, che invece sulla tavola - quella con le rotelle - hanno deciso di salirci praticamente poco dopo aver cominciato a camminare. Recarsi a parco Fornaci, a Vicenza, o al polisportivo di Creazzo per credere. A cinque o sei anni solitamente si sogna di diventare Cristiano Ronaldo o Leo Messi, oppure si punta al ferro per schiacciare come LeBron James. Tuttavia, tra le rampe della “bowl” e le strutture del park c’è anche chi sogna - e sono in tanti a farlo - di essere il nuovo Nyjah Huston. Se le due parole non vi dicono granché è sufficiente una rapida ricerca su internet per trovare informazioni: si tratta di uno dei più grandi skater del momento. Un professionista statunitense che con i suoi trick riesce a guadagnare milioni di euro e che nella notte ha debuttato a Tokyo, quando per la prima volta nella storia lo skateboarding ha fatto il suo ingresso ufficiale ai Giochi Olimpici. L’appuntamento non vedrà atleti vicentini all’opera; ma forse potrebbe essere solo questione di tempo, visto che a Vicenza - grazie alla scuola di skate Stalefish voluta da Sebastiano Berlato, per tutti Seby, con il suo Blunt - stanno crescendo quasi duecento futuri skater. Giovanissimi che non hanno paura di discese, ostacoli e rampe. Piccoli che sognano in grande. E chissà che per qualcuno di loro non possa un giorno arrivare una medaglia. 

 

DA 60 a 180. «In effetti - commenta Seby - la crescita è stata significativa». La Stalefish è la prima e unica scuola di skate a Vicenza. «Siamo partiti nel 2010 che avevamo circa 60 ragazzi - prosegue - ma adesso siamo arrivati a numeri importanti: oltre 180; lo skate sta vivendo un momento di gloria. E sicuramente dopo le Olimpiadi ci saranno ancora più bambini, ragazzi o anche adulti che vorranno imparare ad andare su quella tavola con quattro ruote. E anche per questo siamo alla disperata ricerca di uno spazio al chiuso». A spiegare le tecniche, i segreti e i trucchi dello skate c’è Niccolò Fabris, istruttore dei corsi; è uno che ha passato più tempo sulla tavola che sui suoi piedi («In effetti ho iniziato a 12 anni e sono 17 che faccio skate», sorride). Con lui Angelica e Francesca. Sono loro a spiegare ai piccolissimi - perché davvero ci sono piccolissimi all’opera - come approcciarsi allo sport. 

 

LE TECNICHE. Già, e come ci si approccia? «Prima di tutto - illustrano - spieghiamo ai bambini come cadere. Li facciamo correre e tuffarsi con le ginocchiere: si divertono un mondo ed è un passaggio importante perché se impari a cadere poi sei tranquillo. Spesso è la paura che ti fa cadere. Quindi superare la paura e imparare ad alzarsi è il primo insegnamento». Potrebbero divertirsi meno i genitori, spaventati. «Ma - replica Seby - non c’è alcun pericolo. Magari qualche pacchetta capita di prenderla, ma i bambini sono in completa sicurezza, perché le protezioni e il casco sono obbligatori». Il primo passo - dopo le cadute - si compie nello street park di Creazzo. Per i non addetti ai lavori si tratta di una struttura dotata di piccole rampe, scalini, pali, dove si impara lo skate da strada, appunto. «Abbiamo realizzato noi questa struttura - continua Seby - donandola alla collettività. È il primo passo per i bambini, perché qui trovano strutture su misura. Una volta che imparano ad andare, vengono portati alla bowl di parco Fornaci». Facile dirsi “imparare”, verrebbe da dire. «Eppure - proseguono Seby e Niccolò - questo sport consente di ottenere risultati allenandoti. È una “bomba” per l’autostima, perché dopo due o tre volte che provi un trick, vedi che ti riesce. I bambini si gasano e anche tra loro si galvanizzano. Si creano amicizie». «La soddisfazione più grande? Quando vincono le loro paure e imparano a rialzarsi». Non è solo sport. È anche vita.  

Nicola Negrin

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