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Ciclismo

Dall'Afghanistan a Vicenza, la corsa per la libertà delle sorelle Hashimi

Le rifugiate Fariba e Yulduz saranno al via in Campo Marzo al primo mondiale gravel della storia, grazie al progetto solidale di Alessandra Cappellotto

Ci saranno anche Fariba e Yulduz Hashimi in gara domani al primo mondiale gravel della storia del ciclismo. Le sorelle rifugiatesi in Italia circa un anno fa difenderanno i colori dell’Afghanistan, vestendo la maglia riconosciuta dall’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) prima che a Kabul riconquistassero il potere i talebani. Le due sorelle sono state ospitate in Italia dal progetto “Road to EquAlity” curato dall’ex campionessa del mondo, originaria di Sarcedo, Alessandra Cappellotto.

Alessandra Cappellotto cura il progetto che ha portato le sorelle Hashimi in Italia

«Sono emozionate e hanno una grande voglia di mettersi in gioco – afferma la prima italiana a diventare campionessa del mondo di ciclismo -. Mi hanno raccontato di come in Afghanistan non c’è molta differenza fra gravel e strada, semplicemente si correva dove e quando si poteva». Fariba e Yulduz, rispettivamente 19 e 21 anni, prenderanno il via sabato da Campo Marzo a Vicenza e gareggeranno nella prova élite donne che si concluderà a Cittadella dopo 140 Km. Terminata una stagione nelle fila della Valcar-Travel & Service, una sfida mondiale che potrà essere un ulteriore tassello nella loro crescita da atlete professioniste. «Hanno entrambi enormi margini di crescita atletica – spiega Alessandra Cappellotto -, ma devono prendere le misure con il ciclismo europeo in un cammino che potrebbe durare qualche anno. Fisicamente sono dotate, il resto lo farà la loro forza di volontà».

Fariba e Yulduz Hashimi fuggite dall'Afghanistan dopo l'ascesa dei talebani

Fariba e Yulduz sono fuggite dall’Afghanistan dopo la presa del potere dei talebani e ora stanno cercando di riscostruirsi una nuova vita in Italia, proprio in provincia di Vicenza dove alloggiano. In un certo senso, quindi, il mondiale gravel di sabato per loro sarà un po’ il mondiale di “casa” tanto che nei giorni scorsi hanno provato il percorso. Un’esperienza da vivere senza velleità di piazzamento ma con la felicità di poter correre, libere. E il risultato conterà molto relativamente: «Non hanno particolari velleità di piazzamento – conclude Cappellotto – sono qui con noi, al sicuro, questo è il risultato più importante». 

Luca Strapazzon

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