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Ciclismo

La maglia nera è... trendy. Il vicentino Dalla Valle ultimo al Giro

Il venticinquenne di Nove si gode anche il calore dei tifosi: «Se accetto qualche spintarella? Certo anche perché si divertono a darla»
La volata di Salerno: Nicolas Dalla Valle, venticinquenne di Nove, è riuscito a conquistare anche un quinto posto
La volata di Salerno: Nicolas Dalla Valle, venticinquenne di Nove, è riuscito a conquistare anche un quinto posto
La volata di Salerno: Nicolas Dalla Valle, venticinquenne di Nove, è riuscito a conquistare anche un quinto posto
La volata di Salerno: Nicolas Dalla Valle, venticinquenne di Nove, è riuscito a conquistare anche un quinto posto

C’era una volta la maglia nera, l’emblema dell’ultimo in classifica al Giro d’Italia. Aveva i suoi contendenti, attratti dalla simpatia che suscitava fra i tifosi, dalle annesse spinte in salita e dal gruzzoletto messo in palio dagli organizzatori. Una delle più celebri maglie nere è stato Sante Carolo, classe 1924, di Montecchio Precalcino. Epici i suoi duelli con Malabrocca per prendersela calma quel tanto che serviva a non arrivare fuori tempo massimo. Artisti insuperati del distacco controllato. La maglia nera non c’è più ma la sua fama aleggia ancora.

Mentre Roglic diventa re del Giro all’ultima rampa, al capo opposto della classifica c’è un giovane vicentino: Nicolas Dalla Valle, del Team Corratec. Lui alla corsa rosa non ci doveva neppure andare, ha preparato la valigia a pochi giorni dal via e così si è trovato nella mischia di una delle edizioni più dure. I corridori che hanno abbandonato sono stati 51. Dalla Valle ha accumulato un ritardo di 5 ore e 26’ da Roglic, ma nel bilancio del suo primo Giro d’Italia c’è anche un quinto posto di tappa. «Non ho avuto il tempo per svolgere una preparazione specifica per il Giro, per me è una vittoria averlo portato a termine - afferma il venticinquenne di Nove, argento al tricolore Under 23 del 2019 dietro a Frigo e davanti a Zana -. È stato un Giro molto duro, il meteo ha messo tutti a dura prova».

C’è una tappa in cui ha maledetto la bici?
«In quella del Bondone sono entrato nella prima fuga, sulla salita di Santa Barbara ho fatto l’andatura ma alla lunga ho dovuto tirare i remi in barca. Non finiva più. Non mi era mai capitato di affrontare 5.200 metri di dislivello in un giorno. La fatica mi è rimasta nella gambe anche l’indomani, nella Pergine-Caorle».

Ma non sono stati solo dolori: a Salerno c’è stata la gioia di un quinto posto…
«Le cadute hanno reso il finale convulso, sono riuscito a rimanere fra i primi e a evitare Cavendish, che è scivolato e ha attraversato la strada rotolando. Nella volata di Roma volevo riprovarci, in questo caso mi sono caduti davanti e ho dovuto tirare i freni».

La tradizionale giornata nera è arrivata?
«Devo dire che non ho mai avuto la crisi nera che ti fa pensare al ritiro. Devo ringraziare soprattutto Maximiliano Richeze, che ha corso tanti Giri e Tour e mi ha sempre insegnato molto. Abitiamo a poca distanza, ci siamo allenati spesso assieme. Il suo aiuto è stato fondamentale».

Che effetto le ha fatto passare per Bassano?
«È stato molto emozionante. Purtroppo in quel momento si viaggiava a 50 all’ora e non ho potuto fermarmi dove si erano radunati familiari e amici, li ho abbracciati tutti idealmente».

Quanto aiuta l’entusiasmo dei tifosi?
«Danno un calore enorme, fanno sentire meno la fatica».

Qualche spintarella l’ha accettata?
«Più che volentieri, anche perché si divertono a dartela».

Archiviato il Giro, come si prosegue?
«Dopo un po’ di riposo cercherò di sfruttare la condizione che ti dà una corsa di tre settimane. Ho sempre sentito parlare della “gamba da Giro", speriamo porti bene».

Eros Maccioni

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