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Grisignano di Zocco

La dottoressa maratoneta: «Con la corsa combatto lo stress per il Covid»

Samuela Bartolacci, 45 anni
Samuela Bartolacci, 45 anni
Samuela Bartolacci, 45 anni
Samuela Bartolacci, 45 anni

Medico di professione , maratoneta per passione. Questa è Samuela Bartolacci, 45 anni, sangue marchigiano e vicentina d'adozione. Vive a Grisignano di Zocco, e da marzo 2020 lavora nella terapia semintensiva dell'ospedale di Schiavonia, creata dopo lo scoppio dell'emergenza sanitaria.

«Quando mi trovo in corsia è terribile assistere a tanti decessi pur prodigandoci tutti, medici e infermieri, ciascuno senza sosta e superando anche la soglia delle 200 ore mensili - racconta Samuela Bartolacci -. Eppure, nessuno si è lamentato: è il nostro lavoro, una professione che amiamo, ma che richiede un impegno fisico e psicologico soprattutto per chi vive, come noi, il dramma dell'emergenza in prima linea. Ricorderò sempre l'esperienza del mio primo contatto in pronto soccorso a Schiavonia, con il secondo paziente affetto da Covid, dopo il primo registrato a Vo'. Aveva febbre molto alta da oltre una settimana e iniziava ad avere mancanza di respiro. Gli diagnosticarono subito la polmonite e dopo due giorni di ricovero in medicina, si scoprì che si trattava proprio di una polmonite Covid. Sono stata messa subito in "quarantena". Un'esperienza terribile, che però mi ha fatto sentire ancora più forte di quello che pensavo, ma che mi ha permesso di rallentare e tirare il fiato, di riscoprire abitudini e sogni abbandonati in un cassetto durante la forsennata corsa quotidiana e, dunque, di conoscermi di più. Terminato il periodo di quarantena, sono ritornata in reparto di terapia semi-intensiva fino a metà maggio, per poi rientrare nell'attività di pronto soccorso. Da novembre, invece, lavoro in medicina alta intensità di cure».

La corsa l'ha aiutata anche a superare le situazioni più drammatiche di questa pandemia.
«La corsa è diventata il mio principale antidepressivo e il "farmaco" tonicizzante che mi ha aiutato a ritrovare la mia dimensione in questo terribile periodo di pandemia. Senza la corsa non riuscirei a combattere lo stress quotidiano. Correre, inoltre, mi dà la possibilità di vivere la mia avventura quotidiana, con le sue incertezze e le sue paure, liberando il mio spirito di bambina che vuole stupirsi, divertirsi e gioire incurante della fatica e del tempo».

Ma le gambe, fuori dall'ospedale, le servono per liberare la mente e ricaricare le batterie, grazie alla corsa, che ha conosciuto cinque anni fa.
«Nel 2015, il mio destino mi porta a incrociare la strada di quella che diventerà la mia grande passione: correre le maratone. Ho iniziato a esplorare il mondo del running, dopo che mi era stata diagnosticata la fibromialgia, una malattia cronica che mi provocava un dolore molto forte alla schiena, alle braccia e al collo. Nel 2016 la prima partecipazione alla mezza maratona di Padova, dopo alcuni mesi di preparazione. Nel 2018, mi sono tesserata con Vicenza Marathon e da lì non mi sono più fermata, partecipando alle maratone di Padova, Venezia e Valencia».

Nel primo weekend di ottobre, in piena pandemia, lei ha corso anche una staffetta da Resia a Rosolina.
«La mia società, in questi ultimi anni, mi ha dato delle belle opportunità. Una di queste, è stata la "Staffetta podistica interregionale da Resia a Rosolina" lunga 420 km, che segue tutto il percorso dell'Adige. Con gruppi di 10 atleti, ognuno doveva correre circa 42 chilometri, divisi in quattro tappe. Abbiamo incontrato pioggia e sole, ma scoperto anche scenari paesaggistici straordinari. Da questa esperienza, è nato anche un libro fotografico, con 25 racconti scritti dagli atleti partecipanti».

Giancarlo Noviello

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