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Pallavolo

Italvolley, un Europeo che parla anche vicentino grazie a Mattia. «Risultato impensabile»

Mattia Bottolo solleva il trofeo continentale dopo la finale contro la Slovenia. FOTO FILIPPO RUBIN
Mattia Bottolo solleva il trofeo continentale dopo la finale contro la Slovenia. FOTO FILIPPO RUBIN
Mattia Bottolo solleva il trofeo continentale dopo la finale contro la Slovenia. FOTO FILIPPO RUBIN
Mattia Bottolo solleva il trofeo continentale dopo la finale contro la Slovenia. FOTO FILIPPO RUBIN

L'estate italiana che non potrà finire mai ha il volto stupefatto e sorridente dello schiacciatore Mattia Bottolo, sul tetto d'Europa a ventun anni con la nazionale di pallavolo maschile. Il titolo continentale è anche di questo ragazzo generoso e di sicuro avvenire di Romano d'Ezzelino, dove ad attenderlo e a festeggiarlo c'erano la sorella Beatrice, la mamma Rita e il papà Enrico. Lo schiacciatore del Kioene Padova, al suo primo anno in azzurro, ancora non crede a quello che gli è successo. «Mi ci vorranno giorni, forse settimane - spiega, intento a preparare i bagagli per trasferirsi a Padova, per l'inizio della preparazione, dopo aver fatto tappa nella casa di famiglia -. Sono felicissimo e incredulo - prosegue -, nessuno di noi ha ancora realizzato, perché l'emozione è stata fortissima. All'inizio del torneo questo risultato era quasi impensabile, dopo gli sfortunati Giochi di Tokyo».

 

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DA FLOP A TOP. Diciamolo, un flop, le Olimpiadi per l'Italvolley maschile. Ma quasi sempre dopo la tempesta arriva il sereno. «Dopo Tokyo l'atmosfera era un po' pesante, c'era del nervosismo attorno alla Nazionale perché evidentemente ci si aspettava di più. Ci siamo ampiamente rifatti e la medaglia d'oro è per il nostro Paese, per l'Italia che ha sofferto, che se l'è vista brutta e ha passato un anno drammatico a causa del Covid. Il titolo è per la nostra gente, è il riscatto di un paese che sa cadere e rialzarsi. In un'estate così italiana, dopo la conquista degli Europei da parte della nazionale di calcio e i tanti ori ottenuti ai Giochi dall'atletica e dagli altri sport, la pallavolo voleva e doveva dire la sua. Mi sento strano - confessa Bottolo -, gli ultimi giorni sono stati frenetici, intensi e al tempo stesso bellissimi. Abbiamo viaggiato verso l'Italia senza dormire, festeggiando e abbracciandoci».

L'ESORDIO. Bottolo ha messo la sua firma nella partita vinta 3-1 contro la Repubblica Ceca, quella che ha sancito il primo posto degli azzurri, a punteggio pieno, nel girone. «Ho vissuto quest'esperienza da esordiente e non potevo chiedere di più. Abbiamo affrontato le gare una alla volta, riuscendo a tirare fuori il meglio. Non c'è stato tanto tempo per pensare, perché il torneo è stato lungo e faticoso e credo che la chiave sia stata proprio questa: non pensare o comunque pensare poco, concentrandosi solo sul gioco che dovevamo fare, ci ha permesso di arrivare in fondo e fare qualcosa di spettacolare. La mia dedica va alla famiglia e al gruppo di Padova che mi ha aiutato tanto in questo percorso».

LA MANO DI FEFÈ.  Dopo la delusione olimpica, è stata fatta la rivoluzione. Il nuovo c.t. Ferdinando De Giorgi è stato un "mago" come in tanti dicono? «Ho vissuto l'era Blengini solo nella fase finale, quindi non so dire cosa sia cambiato. Però eravamo tanti giovani pieni di voglia di fare bene e di entusiasmo. A volte è questione di una palla, di un punto. Sicuramente De Giorgi ci ha dato serenità, lui ha la grande capacità di smorzare le tensioni con una battuta».

FUTURO ROSEO. Bottolo, che si è diplomato a Bassano al liceo Brocchi (scientifico) e comincerà il terzo anno di università a Padova («Sono iscritto alla facoltà di biologia, ho sempre cercato di avere un piano B nella vita, anche se la mia priorità resta la pallavolo»), raggiungerà al più presto i compagni della Kioene. «La squadra è giovane, mi aspetto una stagione ben diversa dall'ultima. L'obiettivo è mantenere la serie A». Per quanto riguarda l'azzurro, Bottolo ha ancora molta strada davanti. «Spero di vivere ancora tante emozioni, il mio sogno è giocare un'Olimpiade e farò di tutto per realizzarlo». 

Marta Benedetti

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