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Ciclismo

È costretto a saltare il Giro d'Italia perché il compagno si dopa

Simone Bevilacqua (foto Ceccon)
Simone Bevilacqua (foto Ceccon)
Simone Bevilacqua (foto Ceccon)
Simone Bevilacqua (foto Ceccon)

Sarebbe stato il secondo Giro d'Italia di Simone Bevilacqua, il primo preparato a dovere. Il team Vini Zabù lo aveva inserito sin dall'inizio fra i prescelti per la corsa rosa, non come nel 2020, quando gli dissero all'ultimo momento di riempire la valigia. Invece sabato 8 maggio a Torino, dove partirà il 104° Giro d'Italia, Bevilacqua non ci sarà, perché non ci sarà la sua squadra. Il principale obiettivo della stagione è sfumato quando uno dei corridori della Vini Zabù, il modesto Matteo De Bonis, laziale, è stato pizzicato con l'Epo nelle vene in un controllo fuori competizione. Il team guidato da Angelo Citracca si è autosospeso dal Giro 2021, ancora prima che l'Unione Ciclistica Internazionale la sospendesse per trenta giorni dalle competizioni (dal 7 aprile al 6 maggio). Al Giro sarà sostituita, tramite una wild-card, da un'altra formazione italiana, l'Androni Giocattoli-Sidermec.

 

La lotta al doping prevede tolleranza zero ed è giusto così, anche se finisce per rimetterci anche chi non c'entra nulla. Simone Bevilacqua, 24 anni, marosticense, ha una carriera cristallina. Bravo nel passo, sin dalle giovanili si è distinto nelle gare a cronometro, vincendo anche il titolo nazionale della specialità da junior. Dopo una manciata di affermazioni fra gli under, nel 2019 ha acchiappato al volo la prima occasione buona da professionista e s'è intascato una tappa al Giro di Malesia. Archiviata la stagione monca dell'anno scorso, ha atteso il 2021 per cambiare marcia e tentare il salto di qualità. Alla Strade Bianche ha dato vita assieme ad altri due alla fuga del giorno, giusto per saggiare la gamba e mettersi in modalità d'attacco. Prove generali di un Giro d'Italia che invece guarderà alla tivù. «L'anno scorso era stato convocato pochi giorni prima dell'inizio del Giro, quindi l'ho vissuto senza alcuna pretesa, se non quella di arrivare in fondo e accumulare esperienza - afferma Bevilacqua -. Quest'anno sono stato inserito per tempo nella preselezione e avevo programmato un percorso di avvicinamento per partecipare in un'ottica diversa, quella del risultato. Dopo la Settimana Coppi e Bartali, che ho disputato, avrei dovuto fare il Giro di Turchia e un successivo periodo di rifinitura in altura, ma è scoppiato il caso De Bonis e tutto si è fermato. Inizialmente speravamo di poter andare comunque al Giro, poi si è capito che tutta la squadra ne avrebbe fatto le spese: c'è stata l'autosospensione del team, quindi la sostituzione con la Androni fra i partenti». «Nel 2020 avevo preso le misure alla mia prima grande corsa a tappe, questa volta ero determinato ad andare al Giro per mettermi in luce - riprende il professionista di Marostica -. Il mio obiettivo era sfruttare le mie doti di passista per andare in fuga nelle tappe più adatte e giocarmela nel finale. Avevo lavorato per mesi immaginandomi uno scenario di questo tipo».

 

Tutto svanito all'improvviso, col sovrapprezzo del prelievo di computer, tablet e telefono da parte degli inquirenti del caso De Bonis, sorte toccata indistintamente a tutti i componenti della squadra. La stagione agonistica è ancora giovane, ma sul futuro della Vini Zabù si addensano nuvoloni poco rassicuranti. Meglio allora rimanere concentrati, allenarsi a fondo e dare il meglio ad ogni gara. Seminare bene per il 2022 e fare in modo che la sconsideratezza di altri non diventi uno scoglio per la propria carriera. Prossima destinazione il Giro d'Ungheria, dal 12 al 16 maggio. Ma nella testa di Simone Bevilacqua torna a bussare un vecchio amore, il cronometro: «L'anno scorso al campionato italiano di Bassano-Cittadella mi sono classificato settimo, penso di poter migliorare. Con il Giro d'Italia nelle gambe sarei arrivato all'appuntamento preparato a pennello, ma voglio provare ugualmente a fare un bel campionato nazionale. Il momento non è dei migliori, tutto ciò che arriva di buono mi servirà per guardare con più ottimismo al futuro della mia carriera». 

 

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Eros Maccioni

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