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L'intervista

Davide Ghiotto: «L’emozione di quest’oro batte il bronzo olimpico»

Il campione mondiale di speed skating ospite nella redazione de Il Giornale di Vicenza

Un anno fa Davide Ghiotto era stato ospite nella redazione del Giornale di Vicenza a pochi giorni dal bronzo ai Giochi Olimpici di Pechino e ci aveva svelato il suo “mantra”: «Per raggiungere un obiettivo devi starci dietro e crederci, essere testardo fino in fondo anche quando le cose non vanno». Una testardaggine che ha pagato, dato che ieri il ventinovenne pattinatore di Altavilla è tornato in via Fermi con due medaglie ancora più preziose, almeno per il metallo. Oro mondiale dei 10 mila metri e argento nei 5 mila metri, l’azzurro che si allena con il gruppo sportivo delle Fiamme Gialle («che ringrazio sempre per il supporto») non ha alcuna intenzione di mollare, tanto più dopo una stagione in cui le cose sono andate piuttosto bene. 

Vale di più il bronzo olimpico o l'oro mondiale?
Come emozioni, questa vittoria mi ha dato più gioia. Senza contare le limitazioni della pandemia, il pubblico cinese era pacato e l’atmosfera sembrava quella che troviamo in una normale prova di Coppa del Mondo. Stavolta ero reduce da buoni risultati per cui c’era un po’ di pressione e nei giorni della vigilia non è stato semplice gestire la tensione.

Com'era l'ambiente del Thialf-hal?
A Heerenveen è stata tutta un’altra musica: la standing ovation durante il giro d’onore, affrontato con il tricolore sulle spalle, è stato da pelle d'oca. Correre da loro è sempre magico, è come per un calciatore giocare a San Siro. Nel fine settimana gli spalti erano gremiti, c’erano quasi 15 mila tifosi e tutti con i colori arancioni dei loro beniamini. L’applauso che mi hanno riservato è stato emozionante. In Olanda c’è grande sportività e il tifo è per tutti, si guarda alla prestazione.

E la sua nei 10 mila è stata vicina alla perfezione. 
Durante la gara buttavo un occhio il tabellone e vedevo che il margine su Bergsma si faceva interessante. Perciò mi sono detto: “Se anche scoppio, soltanto con una caduta non andrei al comando”. Tuttavia sapendo che Roest avrebbe gareggiato dopo di me, negli ultimi giri ho cercato di non accontentarmi, in modo da fare un tempo che, a livello psicologico, potesse destabilizzarlo.

Come è stato assistere da spettatore alle ultime due batterie?
Roest era l’avversario che temevo di più perché è capace di tirar fuori una super gara dal nulla. In teoria ci saremmo dovuti misurare nella stessa serie ma a poche ore dal via c’è stato un cambio per la defezione del belga Swings. Per questo il mio allenatore Maurizio Marchetto si era un po’ agitato e l’ho rassicurato con i fatti: correre con lui avrebbe potuto essere uno stimolo, avendolo come riferimento diretto. Ma quando si è sicuri delle proprie potenzialità, partire prima è un buon vantaggio e così è stato. Per scaramanzia ho aspettato l’ultima batteria per festeggiare.

Ha digerito la squalifica nell'ultima tappa di Coppa del mondo oppure è ancora indigesta?
Mi è servita da spinta per il Mondiale. Ero arrabbiato per la decisione opinabile presa dal giudice. Il mio rivale aveva comunque vinto segnando il record della pista, quindi la prestazione non è stata influenzata. Da regolamento aveva lui la precedenza, ma non c’erano immagini laterali per dimostrare che fossi dietro in quel punto. Un peccato, ma ormai è andata. A tal proposito ho un aneddoto: il giudice che mi ha premiato sul podio del Mondiale è lo stesso che mi ha squalificato in Norvegia. La sua vigorosa stretta di mano è valsa più di mille parole.

Quali sono i prossimi traguardi da conquistare?
Vincere la classifica di Coppa del Mondo che ancora mi manca. Poi il Mondiale singole distanze 2024 che si svolgerà in Canada a Calgary, in uno degli ovali più veloci che ci siano. Qui l’obiettivo è di scendere sotto la barriera dei 12’40" nei 10 mila ed entrare nella top 5 di sempre. Il record del mondo sarebbe un sogno, ma intervengono una serie di fattori: l’attuale detentore Van der Poel era bravissimo nell’isolarsi e nel pensare solo al tempo. Mi piacerebbe avere la sua sicurezza, senza l’ansia da prestazione. E poi, ovviamente, ci sono i Giochi casalinghi.

Che per la pista lunga potrebbero tenersi a Spresiano, una delle opzioni per l’Oval che ospiterà le gare delle Olimpiadi 2026.
Per me sarebbe comodissimo... Magari!

Per quanto ancora la vedremo in pista?
Dopo Milano-Cortina di sicuro continuerò almeno per un altro anno, però inizierò a fare delle valutazioni dal punto di vista anche economico, sentendo il mio gruppo sportivo, le Fiamme Gialle, e la mia famiglia. Diciamo che l’impianto coperto a Baselga avrebbe fatto comodo, mi avrebbe permesso di fare il pendolare nella seconda parte della mia carriera. In ogni caso vorrei lasciare con un giorno di anticipo piuttosto che con uno di ritardo. 

Paolo Mutterle Alberto Vigonesi

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