«Non lo definirei un film intimistico, perché questo termine suggerisce un atteggiamento di chiusura dentro di sé. Piuttosto, un film intimo, di quelli che toccano qualcosa di profondo ma trovano le parole per dirlo all'esterno». Marco Tullio Giordana parla così de "La vita accanto", che sta finendo di girare a Vicenza (presto la produzione si sposterà a Roma per altre scene). Una Vicenza rivelatasi ricca di sorprese e location inaspettate e che soprattutto ha favorito «un clima di armonia nel cast che finora avevo avuto soltanto ne La meglio gioventù».
Marco Tullio Giordana e Vicenza
Giordana è stato affascinato dalla città, oltre che dal romanzo di Mariapia Veladiano. E ha deciso di esternarlo, fornendo rivelazioni, anticipazioni e interpretazioni in un incontro organizzato da Veneto film commission insieme al produttore Simone Gattoni, anch'egli prodigo di complimenti. Il regista quasi si scusa con Veladiano per alcuni «tradimenti» dell'opera: l'ambientazione posticipata agli anni tra gli Ottanta e il Duemila e variazioni di sceneggiatura «di cui invece Mariapia è stata entusiasta: ci siamo ritrovati anche in coincidenze incredibili, come il cognome che ho dato alla protagonista - Macola, quello di una mia lontana parente - che poi la scrittrice mi ha detto essere lo stesso di un'insegnante a cui si era ispirata per la storia».

Dalla Stamperia Busato al teatro Olimpico
Si è professato incantato dalla Stamperia Busato, conosciuta per caso e dove poi ha voluto a tutti i costi girare, oltre che dalla sede dell'Ipab, «dove abbiamo dovuto giocoforza ricostruire il Conservatorio perché il Pedrollo, dove peraltro insegna il mio carissimo amico Stefano Grondona, è stato troppo ben restaurato per essere cronologicamente credibile nel film».
La vera magia, naturalmente, è stata quella del teatro Olimpico, dove è ambientato il concerto di pianoforte che coincide con la nascita della protagonista, Rebecca. «Ho voluto Sonia Bergamasco nel ruolo della zia musicista perché lei sa veramente suonare: già ne La meglio gioventù aveva eseguito un brano di Mozart. E bravissima è stata anche Beatrice Barison, la Rebecca diciottenne, pianista di un conservatorio veneto: una scoperta come attrice, sebbene prima non avesse mai fatto nemmeno recite scolastiche».

Musica per le orecchie di Giordana anche la lingua veneta: «Potente nei suoi scrittori, da Parise a Meneghello. Nel film non può essere vernacolare, perché l'ambiente è di livello. Ma, insomma, si può e si deve fare cinema anche al di fuori del Lazio, no?».