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I nostri voti

Sanremo, le pagelle della serata finale. Promossi e bocciati

di Alessandro Comin
I voti alle trenta esibizioni nell’ultima serata del festival, agli ospiti e ai conduttori

Queste le pagelle della serata finale del Festival di Sanremo.

RENGA NEK 6,5
Il verso "L'amore è un giudice, è un miserabile" sembra un riferimento ai votanti che li hanno relegati a fondo classifica. Andiamo controcorrente: "Pazzo di te" non sarà un granché ma l'hanno cantata con onestà e potenza fino in fondo, divertendosi oltre la scottatura della delusione. Brasati.

BIG MAMA 6
La rabbia e la gabbia. La prima nel titolo e nel pezzo, la seconda nell'outfit a reggerle gonna. Risente dell'emozione della finale e chiude sotto tono rispetto al debutto. Ringraziamenti chilometrici e dedica a tutte le persone insicure. Inclusiva.

GAZZELLE 6
Finisce inginocchiandosi all'improvviso tra il pubblico e scomparendo dall'inquadratura. D'altronde non è che lo si sia visto o sentito molto anche prima. Felpato. Anche nel senso che mette la felpa pure sotto la giacca.

DARGEN D'AMICO 7
Non lancia più appelli per la paura «di dire qualcosa di sbagliato», si ferma a togliere la polvere dalla scalinata, sfida l'interista Amadeus con un completo rossonero. "Onda alta" è indietro in classifica ma si prepara a travolgere l'estate. Incompreso.

IL VOLO 4,5
L'ultima sera tentano un'interpretazione un pochino più pop. Ma il loro triplano veleggia tristemente a bassa quota. Scontati.

LOREDANA BERTÈ 8
L'occhialone nero con corona di piume incorporato potrebbe diventare un must. Lei è pazza di sé, noi di lei. Dopo il suo verso-cult, ogni sera spremere il dentifricio ci darà un'emozione. Pirotecnica.

NEGRAMARO 5,5
La parte migliore della loro esibizione è la presentazione comica fatta da Fiorello. Purtroppo hanno trascorso l'intero festival alla ricerca della voce del miglior Sangiorgi, che pare un ricordo lontano. E senza quella "Ricominciamo tutto" ha poca identità. Afoni.

MAHMOOD 7,5
Sotto il suo giaccone-aquilone di pelle spuntano davvero i pantaloni della "Tuta gold". Il ballo finale sul palco distrae un po' dalla bellezza della sua interpretazione. Il suo comunque è sempre un tocco dorato. Re Mida.

SANTI FRANCESI 5
Dopo cinque serate Mario Francese continua a fare il pendolare dal pianoforte alle tastiere elettroniche e Alessandro De Santis a muoversi come Damiano dei Maneskin. "L'amore in bocca" mantiene un retrogusto artificiale. Irresoluti.

DIODATO 6
Accortosi che "Ti muovi" è fin troppo delicata, fa accorrere in suo aiuto una dozzina di ballerini che saltellano con lui per rivitalizzarla. Solo che non è una buona idea farlo subito dopo Roberto Bolle e il Bejart Ballet di Losanna. Temerario.

FIORELLA MANNOIA 6,5
Immutabile nel look e nel modo di cantare, fa praticamente parte della scenografia dell'Ariston. Una, nessuna, centomila come nel suo verso. Dopo le fake news sulla presunta bestemmia, scandisce bene ogni parola del testo. Anche questo fa la differenza con le masticatrici di oggi. Professionista.

ALESSANDRA AMOROSO 6,5
Alla proverbiale extension della voce aggiunge quelle dei capelli: record di "crescita" dell'acconciatura in 24 ore. Era il suo debutto in gara, è cresciuta tappa dopo tappa smussando le asperità. Addolcita.

ALFA 6,5
A 23 anni ha pescato i jolly del gradimento del pubblico e di un memorabile duetto con Vecchioni. Freschezza e umiltà mentre quasi tutti i suoi coetanei se la tirano. Tra accordi iniziali alla Manu Chao, versi da cuculo e fischiettate si farà ricordare. Entusiasta.

IRAMA 5 
"Cado ma in fondo me lo merito" suona quasi come un'autocritica per una canzone ripetitiva ai limiti dello stucchevole. Si conferma troppo pessimista perché alla serata finale arriva con una posizione ben migliore di quanto meriti. Monotono.

GHALI 7,5
Prova di maturità impeccabile per una delle più belle sorprese del festival. Sfoggia spalline stile Goldrake in omaggio all'extraterrestre che alla terza esibizione finalmente raggiunge il palco e, guarda un po', da alieno inquietante si rivela coccoloso. Apprendiamo anche che si chiama Ricciolino. Metaforico.

ANNALISA 6,5
Palma assoluta del fascino, aggiunge charme a un brano non irresistibile. Dopo Disco Paradise ha sposato definitivamente la modalità tormentone anche nelle movenze. Ha ancora una lunghissima carriera davanti a sé ma più avanti potrebbe pensare a un futuro stile Carrà.  Unificatrice.

ANGELINA MANGO 8
Rivelazione assoluta. Con voce e mossette tiene l'Ariston in pugno. La caduta nel finale (ginocchio a terra, momento di paura, prosecuzione imperturbabile) le aggiunge ulteriore umanità. Dominatrice.

GEOLIER 6
Dopo i fischi di venerdì sera gli hanno procurato un po' di claque che fa sentire il suo entusiasmo. Dura lottare contro le etichette di miracolato e sgraziato in un festival che bada comunque molto all'apparenza. A un pelo dalla vittoria: restiamo convinti che abbia pescato il jolly. I'p (me) I'p (me) urrà.

EMMA 6
All'inizio sembrava crederci, poi si è un po' persa per strada. Ma a Sanremo ha già vinto e ha già presentato: quando ripassa, può permettersi di pensare solo a divertirsi e a promuovere il disco. E infatti quest'anno è parsa molto tranquilla. Zen

IL TRE 5
Grazie a un pelino di grinta risale leggermente dai fondali dell'inconsistenza in cui si era cacciato nelle prime sere. Esibizioni e personaggio restano comunque "Fragili". Nomen omen.

RICCHI E POVERI 6
Uno scialle-manona addosso ad Angela, un completo fucsia con laccetti sui capezzoli per Angelo che per esigenze di copione mostra anche un bacio stampato sul collo. Canzonetta facile, ballerini trash e una capacità unica di buttarla in caciara facendosi amare ancora di più. Carnevalizi.

THE KOLORS 5,5
Un ragazzo, una ragazza e una sequenza di gesti che vedremo su tutte le piste da ballo. Gli ex One Directions de noantri hanno ragione: "È inutile parlare per ore", meglio pompare dalle casse per pochi scatenati minuti. Divertiti e divertenti.

MANINNI 5
È il primo a mettere il muay thai (sorta di pugilato thailandese) nel testo di una canzone e forse ha preso qualche colpo perché quando corre ad abbracciare la mamma si dimentica di salutare il padre. Suonato.

LA SAD 4 
All'una meno dieci tocca al trio punk all'italiana inaugurare la mesta fila dei reietti: da qui in poi gli ultimi sette in gara sono quasi inascoltabili, al punto che viene il sospetto che il sorteggio della finale sia stato pilotato come neanche la Champions. Desolanti.

MR RAIN 4,5
La canzone è ispirata a storie di disgrazie, lui appare dimesso e aggiunge apposta tristezza a tristezza dondolandosi stancamente su una delle due altalene che gli hanno montato sul palco. Mai un guizzo. Prepensionato. 

FRED DE PALMA 4
Entra nel guinness dei primati per la giacca con i reverse più giganteschi del mondo. Si fustiga per un amore mal gestito ma canta il tutto a ritmo di dance. Sketch di freestyle con Fiorello, ma sembra karaoke. Incongruo.

SANGIOVANNI 5
Parte da ultimo in classifica. Il suo turno scatta all'una e un quarto abbondante. I pantaloni improponibili, questa volta bordeaux, suscitano l'ironia di Fiorello. Nonostante la botta di colore (maglia a rigoni orizzontali) non esce dall'abbattimento che non gli ha giovato in questa edizione. Anche per questo sembra aver fretta di finire, anzi di "Finiscimi". Riscatto finale: «Al di là delle classifiche io voglio bene a questa canzone». Sbrigativo.

CLARA 5 
Dopo 74 edizioni rovescia il cerimoniale portandosi i fiori da casa. Mise elegante ma canzonetta pret-porter. Nella sagra della famiglia felice, piena zeppa di genitori commossi, è la prima che va a baciare il fratello. I suoi "Diamanti grezzi" hanno  bisogno di un gran lavoro di affinamento. Rivedibile.

BNKR 44 3
C'erano una volta i Neri per caso, questi sono gli Arrivati per caso. Strada facendo i sei ragazzini hanno imparato a vestirsi un po' più seriamente, ma di cantare e muoversi bene proprio non si parla. Per fortuna la ricreazione è finita. Sconclusionati.

ROSE VILLAIN 5
Le spettano i titoli di coda e canta con il conseguente sollievo, suo e dell'Italia. Se, come ha sempre detto, "Click boom!" vuole rappresentare le sue due anime, ci riesce benissimo. Il guaio è che non si capisce quali siano. Frammentaria.

ROBERTO BOLLE 8
Losanna è la città da cui si porta dietro un prestigioso corpo di ballo. L'osanna è quello che merita lui per il suo ritorno dall'inspiegabile esilio che la Rai gli aveva inflitto. Non porta rancore e si riconcilia con un gesto nobile: la prima rappresentazione in televisione della coreografia di Bejàrt per il capolavoro di Ravel. Bollero.

GIGLIOLA CINQUETTI 7
Adesso che di età ne ha fin troppa, non ha più la voce per cantarla. Ma brilla per educazione e gentilezza. E poi come si fa a criticare la protagonista della favola più bella di Sanremo? Indimenticabile.

LAZZA 6
Ultimo ospite a sorpresa. La sua "Cento messaggi", spacciata per capolavoro, è in linea con quanto sentito dalla gente in gara. Lui aggiunge il centounesimo con fare solenne: alla fine è una richiesta di appalusi per il maestro. Omologato. 

FIORELLO 8
Non sempre perfetto, non sempre divertente. Ma intrattiene, anche sul nulla, come nessuno. E quando fa sul serio è un signor professionista. Onnisciente.

AMADEUS 7
Dell'"Amarello" è il meno dotato ma il più quadrato. Nonostante scivoloni e tensioni ha tenuto dritta la barra anche quest'anno, l'ultimo della sua gestione. Il voto sull'intero lustro sarebbe più alto: ha montato un baraccone, ma i risultati sono dalla sua parte. Ma si può anche leggere così: i risultati sono dalla sua parte, ma ha montato un baraccone. Direttorissimo.

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