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Marostica

Sotto la pioggia lo Spirito nel blues è sempre Zucchero

Zucchero in concerto a Marostica (Foto Ceccon)
Zucchero in concerto a Marostica (Foto Ceccon)
Zucchero in concerto a Marostica (FOTO CECCON)

Gocce di pioggia ieri sera in piazza Castello a Marostica. Ci vuole ben altro, però, per fermare Zucchero Fornaciari e il suo tour "Inacustico", se non altro perché l'album dal quale è scaturito è nato nelle fasi più acute della pandemia "per ammazzare la noia e il covid". Così, vuoi che ci lasciamo spaventare da un po' di pioggia? Impermeabili, la pazienza che ci vuole in questi casi e via, pronti per il concerto. La serata porta la firma della DuePunti Eventi e sta tra le date di Verona e Siviglia. Niente male, quindi, come compagnia, ma Zucchero deve essersi ricordato di quando i suoi album passando per Marostica vincevano il Festivalbar (era il 1987, "Blue's" l'album) e pure degli amici che hanno casa in zona.

Un po' di attesa sperando che spiova, alle 21.30 si accendono i riflettori. Sul palco, accanto alla stella Fornaciari, alle chitarre ci sono, dalla Virginia Ms. Kat Dyson e da New Orleans Mr. Doug Pettibone. Si va di suoni acustici impreziositi dalla voce di lei e ci sta una prima considerazione: a 40 anni esatti dalla vittoria a Castrocaro, il 66enne cantautore reggiano è parte del costume nazionale, con quel filo di America di maniera che a sud delle Alpi fa sempre colpo. Così, non è neppure questione di come abbia suonato o di quanta passione abbia messo sul palco. Zucchero è l'"X Factor" vivente e gli si chiede di essere semplicemente se stesso, mentre un pubblico di tre generazioni percorre a memoria i suoi successi. E ci si ritrova, alla fine, a tornare al concerto di Natale delle superiori con il compagno di classe alla chitarra "che stavolta ha detto che fa Zucchero", e bisogna incoraggiarlo con l'applauso. In piazza Castello si parte con "Testa o croce", il cui attacco "Oggi piove" chiama a sorpresa il micro-recitativo "a proposito...". Quando si dice la fatalità. Un brano dietro l'altro, senza soluzione di continuità, si passa per i cavalli di battaglia "Spirito nel buio", "Blu" e "Wonderful life". Quest'ultimo dà il massimo nella versione video incentrata sulle stagioni della vita, ma anche in acustico è un bell'ascoltare e si sfuma in una pausa (per il cantante) nella quale il duo alle chitarre si scatena in una versione strumentale di "Never can tell".

Al rientro, Zucchero ha voglia di scherzare, annuncia un gesto scaramantico ("Mi tocco i...") e stimola la platea con un bel "Questo è entusiasmo da covid. Svegliatevi!". Tutto ciò, prima di chiamare in causa il papà Giuseppe, agricoltore cui i brani del figlio non erano graditissimi "perché a me piace la Mazurka". Sorrisi tra il pubblico e altre canzoni, con la pregevole "Sarebbe questo il mondo", prima dell'altro sempreverde "È delicato". Tutto acustico, tutto senza troppi fronzoli tecnologici, e la serata procede che è un piacere. Anzi, c'è da pensare che il pubblico, più che tiepido per colpa della pandemia, sia assorto ad ascoltare brani la cui forza vince gli anni. Lo dice anche il finale, da macchina del tempo: "Dune mosse", "Diamante", "Baila" e "Diavolo in me", scritta quest'ultima quando il trentenne Adelmo Fornaciari importava in Italia Black music di prima mano. Erano gli anni in cui internet esisteva solo nei racconti di fantascienza e a chi c'era allora sembrava un sogno. Zucchero "Sugar" Fornaciari è ancora qui.

Gran finale a sorpresa con il bis "You are so beautiful" dedicato «all'amico Roberto Baggio» presente nelle prime file. Ovazioni. 

Lorenzo Parolin

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