<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il caso

Primo Maggio, la Rai querela Fedez per diffamazione

Finisce in tribunale il caso Fedez, dopo le polemiche nate con il Concertone del Primo Maggio: viale Mazzini ha deciso di «procedere in sede penale» contro il rapper «in relazione all’illecita diffusione dei contenuti dell’audio» della telefonata con i vertici di Rai3 e «alla diffamazione aggravata in danno della società e di una sua dipendente». Ad ufficializzare la mossa dell’ufficio legale dell’azienda è Massimiliano Capitanio, capogruppo della Lega in commissione di Vigilanza e firmatario di un’interrogazione sulla vicenda, che parla di «atto dovuto e doveroso».

La replica di Fedez non si fa attendere: «Sono orgogliosissimo di quello che ho fatto, lo rifarei altre mille volte», ribadisce su Instagram, dicendosi pronto ad «affrontare le conseguenze» e accusando i dirigenti della tv pubblica di «vigliaccheria di Stato».

Tutto è nato sul palco dell’Auditorium, con l’intervento di Fedez a favore del ddl Zan contro l’omofobia e l’affondo contro diversi esponenti del Carroccio: un discorso che la Rai avrebbe tentato di censurare, ha denunciato il rapper, postando sui social l’audio della conversazione avuta al telefono con i rappresentanti di iCompany, la società organizzatrice dell’evento, e la vicedirettrice di Rai3 Ilaria Capitani. Una «polemica basata sulla manipolazione dei fatti», per «dimostrare una censura che non c’è mai stata», aveva replicato in Vigilanza il direttore della terza rete, Franco Di Mare. Ora il passaggio successivo, con la decisione dell’azienda di intraprendere le vie legali.

Leggi anche
Primo Maggio: il monologo di Fedez contro l'omofobia e l'attacco alla Lega. «La Rai voleva censurarmi»

La Rai, si legge nella risposta all’interrogazione di Capitanio, si ispira «senza riserve agli impegni presi nel Contratto di Servizio e ai principi in esso contenuti, e in particolare non ha mai derogato nella sua programmazione a tutto ciò che attiene a equilibrio, responsabilità, pluralismo, verità, imparzialità e indipendenza» e anche in occasione del Primo Maggio l’azienda «si è adoperata in ogni modo per far sì che si rispettassero i principi suesposti. Un comportamento che da sempre è alla base di ogni azione di ogni dipendente e collaboratore dell’azienda e che viene costantemente replicato, senza eccezione alcuna, nella realizzazione di ogni programma televisivo, radiofonico o via web della Rai».

«Sapete dov’è la differenza tra me e voi, amici della Rai? È che io la telefonata l’ho pubblicata mettendoci la faccia e pagando le conseguenze - risponde Fedez in tarda serata sui social -. Voi, che mi avete registrato a vostra volta, dirigenti della tv di Stato, l’avete data ai giornalisti che devono coprire le loro fonti, a volto scoperto. Ovviamente questo non è un illecito giuridico, però vi siete parati il culo, e questa è vigliaccheria di Stato, però va bene così». Il rapper sostiene di non aver «pubblicato tutto quello che c’ho ancora in mano, quindi speriamo che almeno in commissione di Vigilanza Rai mi faranno parlare e dire la mia visto che c’è bisogno del contraddittorio».

Ne ha anche per Capitanio, che aveva definito la querela della Rai «un atto dovuto e doveroso»: «Amico Fritz della Lega, le cose che ho detto sono parole di gente del tuo partito che è ancora lì dentro a fare carriera e che intervistata dopo il Primo maggio ha ribadito che i gay e i matrimoni omosessuali porterebbero all’estinzione della razza umana». «Noi speriamo solamente che emerga la verità: non abbiamo sete di vendetta - aveva spiegato Capitanio - e ci siamo già dichiarati disponibili ad accogliere la richiesta di Fedez di venire in audizione in Vigilanza. Quella sera sono state fatte e dette cose troppo gravi, sarebbe offensivo del nostro ruolo fare finta di niente».

Suggerimenti