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L'intervista

Ninetto Davoli: «Io, povero ragazzo di borgata tra Pasolini, la Callas e Totò»

di Fabio Giaretta
Ninetto Davoli e Pier Paolo Pasolini si conobbero sul set de “La ricotta”
Ninetto Davoli e Pier Paolo Pasolini si conobbero sul set de “La ricotta”
Ninetto Davoli e Pier Paolo Pasolini si conobbero sul set de “La ricotta”
Ninetto Davoli e Pier Paolo Pasolini si conobbero sul set de “La ricotta”

Da quando nel 1964, appena sedicenne, ha esordito nel “Vangelo secondo Matteo” iniziando la sua carriera cinematografica, Ninetto Davoli è rimasto sempre lo stesso. Sono certo passati molti anni, i ricci nerissimi e ribelli si sono incanutiti, ma l’autenticità, la semplicità, la freschezza, il candore, la contagiosa vitalità e allegria che tanto colpirono Pasolini che vide in lui l’incarnazione di un mondo puro e incontaminato, sono rimasti immutati.

Sabato 13, alle ore 20.00, Davoli sarà al Cinema Marconi di Isola Vicentina per presentare, insieme al regista Sergio Naitza, il documentario “L’isola di Medea” che chiuderà la rassegna “Isola Vicentina in doc” curata da Luca Dal Molin. L’opera esplora il rapporto speciale e molto profondo nato nel 1969, durante le riprese di “Medea”, tra Pasolini e la grande Maria Callas qui al suo primo e unico film, intrecciando i ricordi degli amici più cari dei due artisti e di chi partecipò al set di “Medea” fra cui Dacia Maraini, Piero Tosi, Gabriella Pescucci, Piera Degli Esposti, Nadia Stancioff e Ninetto Davoli.

 

Lei ha esordito giovanissimo nel film “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini. Da allora è comparso in moltissimi film tuttavia non si considera un attore. Come mai?

No, non mi considero un attore perché ho sempre fatto me stesso così come sono nella vita in tutti i film a cui ho partecipato. Posso immedesimarmi nel personaggio ma alla fine resto sempre Ninetto. 

 

Come è avvenuto il suo primo incontro con Pasolini?

Un giorno stavo con i miei amici e abbiamo fatto un giro in una zona che si chiama Acqua Acetosa, dove i romani andavano a passare le feste come Pasquetta, per curiosare. Qui c’era una montagnola, abbiamo alzato gli occhi e abbiamo visto un sacco di gente. Siamo andati a vedere e c’era Pier Paolo che stava girando “La ricotta”. Non sapevo assolutamente chi fosse Pasolini. Per poco non ci cacciarono via ma per fortuna mio fratello faceva il falegname in quel film, mi vide e mi presentò il regista. Pier Paolo mi ha guardato, mi ha fatto un sorriso e una carezza in testa. Mi ha colpito subito, ho trovato in lui qualcosa di profondamente umano. Poi mi ha chiamato per fare un piccolo ruolo nel “Vangelo secondo Matteo”.

 

Ruolo che lei voleva rifiutare…

Sì, mi vergognavo, ero molto imbarazzato dalla telecamera. Invece Pier Paolo con la sua flemma alla fine mi ha convinto. Gli ho chiesto: ma Pier Paolo, devo parlare? E lui mi ha risposto: no, non devi parlare, devi fare un pastorello, devi sorridere, fai quello che ti dico. Io l’ho fatto con semplicità e allegria e alla fine mi hanno regalato 20 mila lire. Porca miseriaccia boia di un cagnolino ho detto, tutti ‘sti soldi! La mia famiglia viveva con 5 mila lire al mese. Poi sul set ricevevo un sacco di attenzioni e mi dicevo: Ma anvedi ‘sto lavoro, mannaggia, tutta ‘sta attenzione per me, Ninetto vuoi questo, Ninetto vuoi quello. Questo non si usava a casa mia, lì vigeva la massima: O te magni sta minestra o te butti dalla finestra. 

 

Quanto ha influito nella sua vita l’essere nato in una famiglia molto povera della borgata romana? 

È stato questo a farmi rimanere umile e con i piedi per terra. È stata una scuola di vita. Mia madre e mio padre non hanno mai fatto pesare a noi figli i disagi che hanno dovuto sopportare. Mia madre mi faceva sempre un sorriso, era molto gioiosa. Guardandomi intorno faccio sempre i confronti con il mio passato. Oggi, come diceva Pier Paolo, ti ritrovi con tante cose superflue che però ti lasciano a mani vuote. Ci siamo dimenticati le cose davvero essenziali. Siamo tutti omologati, siamo diventati servi del sistema consumistico. Non c’era niente da fare allora e oggi a maggior ragione.

 

Dopo “Il Vangelo secondo Matteo” è passato subito, nel 1966, ad un ruolo molto impegnativo in “Uccellacci e uccellini” con Totò. Com’è stato questo salto e com’è stato lavorare con Totò?

Pier Paolo mi chiese di partecipare ma io non volevo: questa volta dovevo parlare, ero un ragazzetto, non mi ricordavo le battute. Dicevo: Pa’ lascia stare. Mi ha convinto dicendomi che mi avrebbero pagato 700, 800 mila lire. Quando poi ho saputo che avrei lavorato con Totò non ci potevo credere: mi pagavano e per di più per lavorare con Totò? I primi giorni Totò mi intimidiva molto. Alla fine, dopo una settimana, mi sono detto “assomiglia a mio padre” e mi sono lasciato andare. Ci siamo divertiti. Totò era molto semplice e sensibile. Non era come si diceva il principe De Curtis. Lui era un principe di cuore, di animo. 

 

Com’era Pasolini nella vita quotidiana? Sul set cambiava rispetto alla vita di tutti i giorni?

Pier Paolo era una persona di una gentilezza, dolcezza e generosità uniche. Non è morto ricco perché dava molto, condivideva tutto con gli altri. Sul set aveva un’enorme pazienza con gli attori. La gentilezza che aveva nella vita la usava anche quando lavorava. Non era che so, come Fellini, che guardava il pelo nell’uovo. Pier Paolo era molto calmo, spiegava con semplicità senza fare l’intellettuale. 

 

Tra tutti i film di Pasolini a cui ha partecipato ce n’è qualcuno a cui è più legato?

Sono tutti importanti. Se devo scegliere direi “Uccellacci e uccellini” perché forse è il primo. Poi c’è “Che cosa sono le nuvole” che per me è meraviglioso. E ancora “La terra vista dalla luna” e “La sequenza del fiore di carta”. Questi film sono impressi dentro di me, sono poesie, favole raccontate in un modo splendido. 

 

Lei ha lavorato anche nella pubblicità della Saiwa dal 1971 al 1983. Si può dire che è stato il ruolo del garzone canterino in bicicletta Gigetto a farla diventare davvero popolare? 

È vero. Con questa pubblicità sono entrato nelle case degli italiani pur facendo una cosa alla Ninetto anche lì. I caroselli mi hanno dato la popolarità. “Uccellacci e uccellini” o altri film di Pasolini erano per gli addetti ai lavori. Pier Paolo odiava le pubblicità però quando me l’hanno proposta mi ha detto: perché no? Questa è molto carina e infatti ha funzionato e sono andato avanti per 12 anni.

 

Lei ha avuto la fortuna di conoscere Maria Callas. Che donna era?

Nonostante la sua grandiosità come cantante lirica e la sua popolarità, nonostante abbia vissuto nella più grande ricchezza, era una donna di una semplicità e umiltà uniche. Sul set era disponibile, docile, la sua dedizione a Pasolini e al film era totale. Tutti sono rimasti sbalorditi. Non faceva la diva. Ricordo che mi teneva sempre sottobraccio quando stavamo insieme. Tra l’altro quando Pier Paolo mi ha detto che nel film avrebbe lavorato la Callas io gli ho detto: E chi è? Non sapevo proprio chi fosse, a me piaceva Celentano. Come attrice nel film è stata strepitosa.

 

Sul legame molto stretto nato tra la Callas e Pasolini è stato scritto molto. Che tipo di rapporto fu il loro?

Hanno scritto tanto ma è stato tutto un fraintendimento. Tra di loro c’è stato un bellissimo rapporto, hanno fatto dei viaggi insieme anche con Moravia, Dacia Maraini. Pier Paolo voleva un bene dell’anima a Maria, le dava tutta la sua disponibilità ed affetto ma tutto qua. A Pier Paolo piaceva molto la semplicità delle persone e lei era così. Viceversa Maria si era innamorata di lui, avrebbe voluto sposarlo. Anche Pier Paolo era innamorato di lei ma in un modo diverso, il suo era un amore platonico e sincero. Maria ha frainteso questo affetto profondo. Erano due amori diversi. 

 

Cosa direbbe del nostro mondo Pasolini se fosse ancora vivo?

Se fosse ancora vivo, starebbe molto male, non potrebbe vivere in questo mondo. Secondo me, scapperebbe in un’isola selvaggia. Nell’ultimo periodo della sua vita stavamo quasi decidendo di andare a vivere in Marocco. 

 

I ricordi spesso sbiadiscono con il passare del tempo. È così anche per lei quando pensa a Pasolini?

Assolutamente no. Pier Paolo sta sempre con me, nel mio animo, nel mio cuore, nei miei pensieri. Vive con me. Ho lavorato con un sacco di registi, tanti neppure me li ricordo. Anche i film della mia filmografia me li scordo. Ma Pier Paolo non sbiadisce, è stato troppo importante per me.

 

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