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Intervista all'attore di Creazzo

Miguel Gobbo Diaz: «Doppiare in Ron di Disney, piccolo sogno che si avvera»

Recitare in una pellicola Disney: un sogno inconfessabile per molti artisti ma che solo per qualcuno si trasforma in realtà. Lo è diventato per il vicentino Miguel Gobbo Diaz. L'attore originario di Creazzo, 32 anni, e conosciuto al grande pubblico per il ruolo di protagonista nella serie tv Rai “Nero a Metà” è infatti uno dei doppiatori del film disneyano “Ron – Un amico fuori programma”, presentato venerdì al Festival del cinema di Roma, all'interno della sezione “Alice nella città”. Un traguardo inatteso e per questo ancor più importante per il giovane interprete, formatosi al Centro sperimentale di cinematografia della Capitale.

Dopo la fama televisiva, anche quella cinematografica e grazie alla voce: se lo sarebbe aspettato?
No, assolutamente, era un piccolo sogno poter far parte di una produzione Disney e quando è arrivata l'occasione ne sono stato felicissimo.

Com'è nata la collaborazione con Disney?
Mi hanno contattato per fare un provino, sono piaciuto e hanno deciso di affidarmi il ruolo di Marc, ossia il giovane che ha creato questi particolari robottini (B-Bot, nel film, ndr) che servono agli adolescenti per trovare nuove amicizie, aiutando soprattutto quelli più timidi.
Devo dire che mi ha colpito proprio l'aspetto di attualità, in relazione all'utilizzo dei social.

Nel cast di “Ron” (nelle sale dal 21 ottobre) ci sono tanti suoi colleghi conosciuti.
Sì, Ron è doppiato da Lillo e poi ci sono i creators DinsiemE, Erick e Dominic, che danno la voce a B-Bot di Ava e B-Bot Invincibile e B-Bot di Alice.

È stato il primo red carpet romano?
Sì, ero già stato ospite, ma è la prima volta che partecipavo con un lavoro mio ed è stato davvero emozionante, tanto più in questo ottobre di ritorno alla normalità per il mondo dello spettacolo.

Quanto è mancato il pubblico in questa lunga pandemia?
Tanto, avevamo bisogno di riprendere le abitudini normali, tornare finalmente al cinema, a teatro, a vivere con ottimismo. Speriamo davvero che si riprenda dove ci eravamo interrotti nel 2019 e che sia, se possibile, anche meglio.
Ad “Alice nella città” ha presentato anche

“Capitan Didier”: che tipo di opera è?
È un cortometraggio prodotto da Emergency in collaborazione con Rai Cinema e io sono il protagonista, Amir, papà di Didier (un bambino che sogna di costruire una barca tutta sua con i cartoni della pizza portati dal padre, rider per una pizzeria, ndr).

La vedremo ancora in “Nero a metà”, accanto a Claudio Amendola?
Certo, la terza stagione dovrebbe essere trasmessa all'inizio del 2022.

Lì interpreta un poliziotto buono, ma per Netflix ha vestito anche i panni del cattivo.
Un cattivo vero (sorride, ndr), nella serie “Zero”, uscita la scorsa primavera in 190 Paesi. Per un attore è importante spaziare e sperimentare.

E con il teatro, che per lei è stato il primo amore?
Ci sono dei progetti in cantiere, ma è ancora work in progress. Probabilmente però farò qualcosa a Creazzo, casa mia, in occasione del 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Sto preparando delle letture, per le celebrazioni in programma nel Comune.

Quanto è importante lottare contro la violenza di genere?
È una delle tematiche che più mi stanno a cuore da sempre, come tutte le battaglie a sostegno di chi subisce ingiustizie, è fragile o in difficoltà.

Torna spesso a Vicenza, anzi, a Creazzo?
Sì, faccio avanti e indietro ma la residenza ce l'ho ancora lì. Per me è molto importante e poi non dimentico che i primi passi come attore li ho mossi da studente dell'istituto Lampertico, grazie ai laboratori teatrali che mi hanno davvero aperto un mondo.

 

Giulia Armeni

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