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INCONTRI

«Noi Meganoidi. Supereroi per caso fedeli a un'idea»

L'autoproduzione? «Una scelta obbligata». Luca & Paolo? «Il duo del video ci ha scelti per Le Iene». La rete? «Siamo nativi digitali»
La foto di Donovan Ciscato “racconta” molto bene il... diluvio di note durante il concerto dei Meganoidi a Mararock. STUDIO STELLA/BREGANZE
La foto di Donovan Ciscato “racconta” molto bene il... diluvio di note durante il concerto dei Meganoidi a Mararock. STUDIO STELLA/BREGANZE
La foto di Donovan Ciscato “racconta” molto bene il... diluvio di note durante il concerto dei Meganoidi a Mararock. STUDIO STELLA/BREGANZE
La foto di Donovan Ciscato “racconta” molto bene il... diluvio di note durante il concerto dei Meganoidi a Mararock. STUDIO STELLA/BREGANZE

MARANO. Genuini. Non c'è modo migliore per definire i Meganoidi, gruppo genovese e pionieri dell'autoproduzione discografica che sabato sera hanno suonato al Mararock. Nata tra il 1997 e il 1998 nella capitale ligure, la band può vantare ben cinque album studio – con “Into the Darkness, Into the Moda” disco d'oro e 50mila copie vendute - due Ep e una quindicina di singoli. Nonostante ciò, il gruppo non è mai voluto entrare nelle logiche commerciali delle etichette major. Almeno questo è quanto raccontato finito il check suond del pomeriggio da Luca Guercio, chitarrista, trombettista e uno dei compositori dei Meganoidi.

L'autoproduzione 17 anni fa è stata una scelta obbligata o una vostra presa di posizione contro le major?
All'inizio è stata una scelta obbligata per il semplice fatto che quando siamo partiti non interessavamo a nessuno, come ovviamente succede a molte giovani band. Poi, però, dopo il disco d'oro in molti sono venuti a cercarci, grandi etichette con tanto di contratti.

E come vi siete comportati?
Abbiamo deciso di non andare contro noi stessi: una major non dico che avrebbe peggiorato la nostra fase di maturazione artistica, ma sicuramente l'avrebbe modificata rispetto al naturale sviluppo delle cose. Poi sapevamo che se avessimo firmato saremmo spariti dalla scena dopo appena un anno. Non volevamo fare pezzi “usa e getta”.

Ma canzoni come “Supereroi” e “Zeta Reticoli” non hanno fatto parte del “mainstream” dell'epoca?
Si, assolutamente. Ma per una fortuna serie di coincidenze: ad esempio il video di “Supereroi” è stato girato con il duo comico Luca&Paolo come protagonista prima che i due iniziassero a condurre “Le Iene”. Poi il brano è diventato la sigla del programma. Subito, lo ammetto, ci siamo sentiti sporchi; ma in fin dei conti noi non abbiamo mai approfittato di nessuno per lanciare la nostra musica. Semplicemente, la nostra indipendenza si è incanalata naturalmente nei circuiti mainstream.

Qualcuno potrebbe anche non credervi.
Ciò che affermo è provato da ciò che abbiamo composto. Ci sono pezzi e dischi che sono molto distanti gli uni dagli altri. E questo succede ed è successo perché per noi la musica è nell'aria. L'ispirazione, poi fa tutto il resto. Senza essere influenzata da vincoli o imposizioni dall'alto.

Voi siete anche dei nativi digitali, giusto?
I Meganoidi sono nati nell'era di Napster e fin dall'inizio abbiamo sempre usufruito dei social. Questo probabilmente ci ha portati subito alla consapevolezza di affidarci più ai live che alla vendita di album: i dischi servono solo a far capire alla gente che c'è qualcosa da ascoltare ai concerti. Poi, come per il nostro ultimo lavoro, la rete ci ha aiutato anche ad avvicinarci ancor di più ai nostri fan. Tramite il sito musicraiser.com, abbiamo avviato una raccolta fondi per registrare un live celebrativo dei 15 anni di attività. In sostanza chi ci ha sostenuto ha vestito i panni del produttore. La cosa più importante è scendere dal palco e andare a parlare con chi ti ha appena ascoltato raccogliendo  complimenti e critiche.

Marco Billo

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