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Vicenza

La danza piange Silvia, figlia di Grazia Paulon

Silvia Zaccaria, a destra, con la mamma Grazia Paulon
Silvia Zaccaria, a destra, con la mamma Grazia Paulon
Silvia Zaccaria, a destra, con la mamma Grazia Paulon
Silvia Zaccaria, a destra, con la mamma Grazia Paulon

Se n’è andata pochi mesi dopo l’amata mamma e, probabilmente, lassù staranno già studiando qualche coreografia. Silvia Zaccaria, figlia e braccio destro di Grazia Paulon, è mancata sabato sera a 56 anni, al termine di una malattia che non le aveva tolto né la voglia di vivere, né quella di insegnare alle allieve della scuola di danza fondata dalla madre nel 1958.
Nemmeno in piena pandemia, quando anche da casa faceva lezione a distanza alle bambine. E questa passione l’ha portata avanti fino all’ultimo, continuando a insegnare anche durante la malattia, che ha affrontato con la forza che le derivava dal carattere solare e dalla disciplina acquisita dalla danza, iniziata fin dalla più tenera età.
Silvia aveva mosso i primi passi a quattro anni nella scuola della madre, frequentando poi stage e corsi nei teatri più prestigiosi, come la Scala di Milano e la Fenice di Venezia, tenuti dai migliori ballerini e insegnanti.
Nel 1988, seguendo le orme della madre si era diplomata all’Accademia nazionale di danza di Roma con una tesi su “Movimento e spazio nell’età infantile”, venendo coinvolta durante il triennio di studi dalla direttrice Giuliana Penzi in supplenze ai corsi di propedeutica e di tecnica accademica.
Dopo il diploma aveva iniziato a insegnare nella scuola della madre, nel centro di Vicenza, continuando però ad aggiornarsi continuamente, non solo nella danza classica, ma in molte altre discipline. Un lavoro, quello di insegnante, che amava e che non ha mai abbandonato, tanto che fino a pochi giorni fa ha seguito le sue allieve sotto lo sguardo vigile del bassotto Margot (in onore della Fonteyn). Tra loro anche l’affezionatissima nipote Maria Vittoria, figlia del fratello Michele che ora vuole che il lavoro di madre e sorella, perse a distanza di soli sette mesi, non s’interrompa, ma che in contra’ Manin, dove sono passate generazioni di vicentini, si continui a danzare.
«Non vorrei che restasse solo un museo, ma che da quelle sale nelle quali si respira danza continuasse a venire la musica che ascolto da tutta la vita, quindi cercherò un modo per dare continuità alla scuola, come era desiderio sia di mamma che di Silvia».
E il tutù non mancherà nemmeno oggi, accompagnandola anche durante la cerimonia funebre che sarà celebrata alle 10.15 nella chiesa di San Pietro.

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