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Il concerto a Bassano

Elio: «A Bassano canto Jannacci, genio di un’epoca irripetibile»

Elio sul palcoscenico nello show dedicato a Enzo Jannacci che sarà a Bassano mercoledì prossimo.
Elio sul palcoscenico nello show dedicato a Enzo Jannacci che sarà a Bassano mercoledì prossimo.
Elio sul palcoscenico nello show dedicato a Enzo Jannacci che sarà a Bassano mercoledì prossimo.
Elio sul palcoscenico nello show dedicato a Enzo Jannacci che sarà a Bassano mercoledì prossimo.

Elio canta Jannacci: più Milanesiana di così non potrebbe essere. Mercoledì prossimo alle 21, nel teatro al castello degli Ezzelini, Bassano del Grappa torna a dare ospitalità alla rassegna multidisciplinare diretta da Elisabetta Sgarbi che ha già portato negli anni scorsi, tra gli altri, Oliver Stone, Tahar Ben Jelloun, Amiin Maalouf e Ramin Bahrami. Con “Ci vuole orecchio”, dal titolo di un celebre successo di Jannacci, questa volta sarà spettacolo puro. E che spettacolo: alle sue doti di professionista, cantante e intrattenitore, Stefano Belisari in arte Elio aggiunge infatti una viscerale passione per il cantautore.

È vero che lei ama dire di essere cresciuto a pane e Jannacci?
Mio padre per alcuni anni è stato compagno di classe di Enzo. In casa ne sentivo continuamente parlare e c’erano tutti i suoi dischi. Me ne sono presto innamorato.

Per quali motivi?
Per la sua capacità di raccontare la vera anima di Milano, cogliendone gli aspetti più autentici nascosti dagli stereotipi dell’efficientismo, del lavoro febbrile, dei bauscia, del “tutti arrabbiati”. C’è un detto, “Milano col cuore in mano”: e infatti la nostra città è un grande frullatore che però nei secoli ha accolto chiunque.

Una rappresentazione e una riflessione che farebbero bene anche alla provincia veneta.
In effetti, dal mito della fabbrichetta alla considerazione per gli ultimi, ci potrebbero essere dei punti di contatto. Non so se ci sia stato un cantore del Veneto altrettanto sensibile come Jannacci, ma è certo che le canzoni di Enzo raccontano cose universali. Ne è prova il fatto che porto in giro con grande successo questo spettacolo da oltre un anno e ho serate fino al prossimo. Funziona a tutte le latitudini: siamo reduci da Napoli, dove è stato applauditissimo.

Merito di Elio o di Enzo?
Jannacci è stato un grandissimo, sullo stesso livello di De Andrè, Gaber, Dalla. Lucio, tra l’altro, è autore di una splendida canzone, intitolata appunto “Milano”, che si inserisce perfettamente nella linea della sensibilità di Enzo. Il quale è stato secondo me prima l’antesignano e poi la massima espressione di un’epoca irripetibile, dove convivevano il Derby, Cochi e Renato, Svampa e Patruno, i Gufi, Beppe Viola e tantissimi altri. 

C’è quindi anche una sorta di missione nel suo spettacolo.
Sì, voglio proporre un ascolto attento e ponderato che faccia capire tutta la grandezza di Jannacci, al quale forse ha nuociuto la fama di mezzo matto, di simpaticone, di poeta del surreale. È uno dei motivi per cui in scaletta ci saranno alcuni suoi grandi successi, ma non tutti: abbiamo fatto scelte che aiutino a capire il percorso dell’uomo. Toccheremo tutte le corde, dalla malinconia al divertimento, naturalmente.

Anche perché la frase simbolo del tour è «chi non ride non è una persona seria».
Esatto. Soltanto in Italia chi fa ridere con intelligenza non viene preso per una persona seria. È terribile. Ci saranno luci e scenografie colorate, una band quasi jazz (Alberto Tafuri, Martino Malacrida, Pietro Martinelli, Sophia Tomelleri, Giulio Tullio) e l’inserimento di brani di grandi amici o grandi ammiratori di Jannacci. Umberto Eco, Dario Fo, Michele Serra, tanti altri. E qualcosa anche di mio. Quasi non volessimo rassegnarci al fatto che non ci sia più. All’inizio dello show chiamo con il megafono Enzo a salire sul palco con me, poi capisco di essere costretto a proseguire da solo e a rievocare tutto il suo spirito. Molte idee drammaturgiche sono del regista Giorgio Gallione, al quale mi lega un patto di ferro.

Lo illustri.
Qualche anno fa mi chiese di fare uno spettacolo su Gaber, “Il grigio”. Acconsentii a patto che poi mi aiutasse a portare in scena anche Jannacci. Ed eccoci qua. Prevedevamo molte difficoltà, perché mentre Gaber ha lasciato parecchi scritti di teatro, con Jannacci questa dimensione mancava completamente. Invece siamo qua, soddisfatti.

Torna volentieri a Bassano?
Torno volentieri nel Veneto, che ha sempre accolto con affetto me e Le Storie Tese. E sono felice di fare parte degli amici della Milanesiana, visto che con Elisabetta Sgarbi ci conosciamo e ci sosteniamo reciprocamente da parecchio tempo. Gioia tripla, quindi, perché la principale è molto egoistica: è quella di cantare Jannacci e di vedere il pubblico passare dalla riflessione alla commozione alla risata.

Questo lungo tour la sta assorbendo totalmente o ha altri progetti in elaborazione?
“Ci vuole orecchio” a parte, per ora ho soltanto un appuntamento a cui non mancherò: il 16 luglio a Bergamo, con Le Storie Tese,terremo il concerto che ci aveva chiesto il Trio Medusa. Manterremo la promessa di festeggiare la fine della pandemia: abbiamo già rinviato l’anno scorso, questa volta andremo fino in fondo, anche se pare che questo maledetto Covid si sia trasformato in un’endemia.

 

Alessandro Comin

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