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Quentin Tarantino si racconta. Dentro «Cinema Speculation»

La passione di una vita nel libro-confessione portato in Italia da La nave di Teseo, che il regista in prima persona presenterà a Brescia il 6 aprile sul palco del Grande
Quentin Tarantino sarà a Brescia il 6 aprile per presentare «Cinema Speculation» sul palco del Teatro Grande
Quentin Tarantino sarà a Brescia il 6 aprile per presentare «Cinema Speculation» sul palco del Teatro Grande
Quentin Tarantino sarà a Brescia il 6 aprile per presentare «Cinema Speculation» sul palco del Teatro Grande
Quentin Tarantino sarà a Brescia il 6 aprile per presentare «Cinema Speculation» sul palco del Teatro Grande

Che quello di regista non sia l’unico mestiere di Quentin Tarantino è cosa nota; da sempre, fin dagli esordi, è stato chiaro, lampante, che come François Truffaut, Peter Bogdanovich, Martin Scorsese e Jean-Luc Godard, il signor «Pulp Fiction» appartiene a una categoria ben precisa di autori: i cinefili per vocazione.

Postmoderno, certo, bulimico rimasticatore e funambolico ricombinatore di immaginari più o meno esotici: dalle katane dei samurai giapponesi, alle Alfette dei poliziotteschi italiani; dalle Colt degli Spaghetti di terza visione, ai calci volanti dei campionissimi dei kung fu movie; dall’ultra pop made in Hong Kong, alle strade violente della San Francisco anni Settanta; dagli sbirri funky della blaxploitation, agli horror in bassa risoluzione. Sappiamo bene di chi stiamo parlando; non ce l’ha mai nascosto, ce l’ha spiegato e rispiegato fotogramma per fotogramma, sequenza per sequenza, colonna sonora per colonna sonora. Ma non è solo una questione estetica, di filosofia, di etichette che poi gli sono rimaste appiccicate addosso al di là del bene e del male (e sotto il peso delle quali a volte è inevitabilmente crollato): il cinema per Tarantino è sempre stato, e sempre sarà, la bruciante passione di una vita.

Di come è nata questa passione e dei film che l’hanno indirizzata verso la forma pellicola, si può finalmente leggere nelle quattrocento golosissime pagine di «Cinema Speculation», il libro-confessione portato in Italia da La nave di Teseo e che Tarantino in prima persona presenterà a Brescia il 6 aprile, sul palco del Grande (il 7 sarà invece a Milano, alla Mondadori di Piazza Duomo). Un libro bellissimo, diciamolo subito. Bellissimo e necessario. Il sogno mostruosamente proibito di ogni tarantiniano che si rispetti, qualcosa di simile a un’autobiografia che però è anche una personalissima storia del cinema oltre che un romanzo di formazione (o di deformazione, se preferite).

La trama: come l’impiastro Quentin, un ragazzetto nerd con una madre troppo permissiva (gli dei del cinema sentitamente ringraziano la signora Connie), divenne Tarantino. La California è quella a cavallo tra l’utopia sotto acido degli anni Sessanta e la pioggia di pallottole del decennio successivo, con Hollywood pronta per la rivoluzione «new» della generazione Spielberg e la rinascita del noir in versione grilletto facile e «Coraggio... fatti ammazzare». Dentro c’è tutto il Tarantino di cui avete bisogno: Walter Hill, Sam Peckinpah, «Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!», Clint Eastwood, Lee Marvin, «Senza un attimo di tregua» di John Boorman, il Parker dei libri di Richard Stark (da «Anonima carogne» in giù), Burt Reynolds in «Un tranquillo weekend di paura», «Getaway!», «Bullitt» e una straordinaria, acutissima dissertazione su Steve McQueen e la sua ombra, blaxploitation a secchiate, Rambo e il perché di un adattamento poco riuscito (Tarantino dixit), l’insostenibile squallore degli anni Ottanta, l’omologazione del cinema precotto, la grandezza di Don Siegel. Insomma, tutto quel mondo lì che oggi, a onore e gloria dell’alchimista Quentin, si può tranquillamente definire tarantiniano. Un viaggio meraviglioso, inquietante e sanguinolento che cattura non solo per i dettagli biografici (alcuni irresistibili), ma soprattutto per la capacità di andare dritto al punto dell’autore, che senza rinunciare allo stile pulp che l’ha reso quel che è - si ride e si ride tanto in «Cinema Speculation» -, riesce a portarci con naturalezza dentro il perimetro piombo e lame del suo immaginario e della sua visione. Insomma, nell’anno in cui Steven Spielberg si è messo a nudo nel fantastico «The Fabelmans», Quentin Tarantino toglie la sicura dalla 44 Magnum dei ricordi e ci spara in faccia un libro destinato a restare. Prendete e leggetene tutti.

Luca Canini

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