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IN SALA

Per i «Guardiani della Galassia» un congedo che convince a metà

Anche sui grandi schermi italiani il terzo e ultimo capitolo della più fortunata e applaudita delle saghe Marvel. Il ritorno di Star-Lord e soci, la vita di Rocket da salvare, un nuovo cattivo da combattere: tutto secondo copione, con qualche buona trovata, ma troppa fretta e tanta confusione
I «Guardiani della Galassia» tornano con il terzo e ultimo capitolo della fortunata saga di James Gunn
I «Guardiani della Galassia» tornano con il terzo e ultimo capitolo della fortunata saga di James Gunn
I «Guardiani della Galassia» tornano con il terzo e ultimo capitolo della fortunata saga di James Gunn
I «Guardiani della Galassia» tornano con il terzo e ultimo capitolo della fortunata saga di James Gunn

C’era bisogno del ritorno dei Guardiani per provare a salvare la galassia dal grande nulla a forma di sbadiglio che sta inghiottendo il multiverso da quando registi e sceneggiatori hanno smesso di sognare. Una botta di adrenalina salutare e più che necessaria dopo i troppi passaggi a vuoto degli ultimi anni, con una serie interminabile di prequel inutili e sequel inguardabili messi in fila dopo l’epica battaglia di «Endgame» (era il 2019). Non è un grandissimo film il terzo capitolo della saga del pifferaio magico James Gunn, che non riesce a ripetere la sinfonia perfetta dei primi due episodi e si accontenta di suonare a memoria il solito spartito, mettendo comunque la firma sul miglior titolo della fase quattro e cinque (il 32esimo della serie iniziata con «Iron Man» nel 2008).

Non che fosse difficile, direte voi. D’accordo, non era un’impresa da visionari geniali andare oltre le amenità di «Black Widow», «Eternals» e «Shang-Chi», ma visto l’andazzo generale, i recenti flop di lusso (vedi il Doctor Strange di Sam Raimi) e considerando che la Disney sembra ormai aver ridotto al minimo gli spazi di manovra per le variazioni creative sul tema (relegate alle serie, che da «Loki» a «WandaVision» e «Moon Knight» sono molto, molto più interessanti), poteva capitarci in sorte l’ennesima schifezza inemendabile.

E invece, pur non essendo all’altezza di chi l’ha preceduta, l’avventura numero tre della ciurma di Star-Lord alias Peter Quill tutto sommato si difende. Merito di una serie di meccanismi a prova di strafalcione che fanno sempre presa: i dialoghi incalzanti, le gag riuscite, la giusta dose di action, l’affidabilità dei numerosi personaggi già magnificamente caratterizzati (Nebula, Mantis, Drax, Groot) e soprattutto l’utilizzo estensivo e invasivo della colonna sonora, che come al solito si diverte a spaziare a tutto volume tra classici e chicche (Radiohead, Beastie Boys, Earth Wind & Fire, Flaming Lips, Faith No More, «I Will Dare» dei Raplacements, Alice Cooper, i californiani X, Bruce Springsteeen e il resto scopritelo da soli). Tutto già visto, però, tutto già sentito. Con il plot che ha la pecca di assomigliare a uno spin-off mancato.

I riflettori sono infatti puntati su Rocket e sul suo passato. Sappiamo dai capitoli precedenti delle indicibili sofferenze patite dal procione più sveglio di tutti gli universi conosciuti e non, sappiamo del trauma che si porta dentro, dei sinistri esperimenti ai quali è stato sottoposto; ebbene, finalmente abbiamo la possibilità di incontrare l’Alto Evoluzionista, una specie di Dottor Moreau con la faccia da RoboCop che manipola geneticamente animali e uomini per arrivare alla creazione dell’essere perfetto. È lui il cattivo di turno che i nostri eroi dovranno affrontare per salvare la vita di Rocket Raccoon. In un prevedibile crescendo di battaglie e colpi di scena che alla resa dei conti soddisfa solo a metà. Troppa fretta e troppa confusione nelle due ore e mezza di purissima frenesia Marvel, con qualche buco di trama evidente (torna Gamora ma non si capisce bene a fare cosa) e troppe situazioni appiccicate alla narrazione alla meno peggio (i personaggi di Adam Warlock e madre, ad esempio, oltre a un cattivo poco credibile).

Buono il finale, che sa di congedo ma non di addio definitivo, ma nel complesso la mini saga dei Guardiani meritava di più e di meglio. Forse non a caso James Gunn da qualche mese è passato alla concorrenza, diventando il direttore creativo della DC Comics (in arrivo il nuovo «Flash»); un ulteriore sintomo del male oscuro che ammorba il multiverso, rischiando di farlo precipitare nell’incubo di una sequenza interminabile di film fatti con lo stampino a forma di dollaro. Urge qualcosa che segni un nuovo inizio. Il grande nulla avanza: i Guardiani sono riusciti a distrarlo per un paio d’ore ma non a fermarlo.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luca Canini

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