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SCHERMI & VISIONI

L’Africa di Diop Mambéty in un cult a portata di clic

Su RaiPlay «Touki Bouki», capolavoro del regista senegalese
«Touki Bouki» del regista senegalese Djibril Diop Mambéty
«Touki Bouki» del regista senegalese Djibril Diop Mambéty
«Touki Bouki» del regista senegalese Djibril Diop Mambéty
«Touki Bouki» del regista senegalese Djibril Diop Mambéty

Lontani i tempi in cui per posare gli occhi su certi film si era costretti a sperare che qualche squattrinato cineforum si mettesse una mano sul cuore o che ci pensassero Enrico Ghezzi e «Fuori Orario» (quante notti insonni ad aspettare il momento giusto per schiacciare play sul videoregistratore...). Ora è tutto (o quasi) a portata di clic, basta avere un po’ di pazienza nello spulciare i cataloghi delle piattaforme.

Persino un cult assoluto come «Touki Bouki» del regista senegalese Djibril Diop Mambéty, restaurato qualche anno fa da Martin Scorsese e dal World Cinema Project grazie alla Cineteca di Bologna, non è più l’oscuro oggetto del desiderio di cinefili e appassionati. Lo trovare su RaiPlay, in versione tirata a lucido e sottotitolata. Un pezzo di storia del cinema che non smette di incantare per l’incredibile impatto visivo e per la forza delle immagini (alcune molto cruente: siete avvisati); uno dei primi lungometraggi sperimentali girati in Africa, una sorta di collage d’avanguardia confezionato da un autodidatta di enorme talento guidato da un infallibile istinto per la pura bellezza delle inquadrature. Lu.Ca.

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