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Schermi & visioni

Il ghiaccio di Ang Lee, Bolognini e il j-horror

Tempesta di ghiaccio
Ang Lee (1997)
Esiste un film con Frodo Baggins, Spider-Man, Mercoledì Addams e Joey di «Dawson’s Creek»? La risposta è: sì. L’ha girato Ang Lee e si intitola «The Ice Storm» («Tempesta di ghiaccio»). E non ci sono solo Elijah Wood, Tobey Maguire, Christina Ricci e Katie Holmes tutti insieme appassionatamente, ma anche Kevin Kline, Joan Allen e soprattutto Sigourney Weaver in versione femme fatale che legge Philip Roth - «Quando lei era buona» - su un materasso ad acqua. Una specie di «Il grande freddo» dieci anni prima e vent’anni dopo allo stesso tempo, una commedia nerissima che parla di famiglie, di rapporti sbagliati, di farsi del male a vicenda, di noia e del vuoto che ci circonda anche quando pensiamo (soprattutto quando pensiamo) di essere al sicuro tra le persone che amiamo. Uno dei grandi film (perduti?) degli anni ’90. Lo trovate su Mubi. Voto: 8.5.

 

La corruzione
Mauro Bolognini (1963)
Viene male a definire «minore» un film del genere. Anche nel contesto dell'età dell'oro del cinema italiano (solo nel 1963 escono «8½», «I compagni», «Il gattopardo», «Le mani sulla città», «I fidanzati», «I mostri», «I basilischi», «La noia»). Viene male, dicevo, più per lo stupefacente modo in cui Bolognini traduce in scelte visive, di pura intenzione registica, il tema della dicotomia tra spiritualità e materialismo, tra capitalismo e idealismo, che per il tema stesso. Una modernissima parabola sui tormenti del giovane Jacques Perrin (alle prese con un'altra meravigliosa ragazza con la valigia, Rosanna Schiaffino) che leva tutto il superfluo retorico della narrazione, dei sentimenti, e si concentra sulla forma, sui desideri, sulle pulsioni che legano i tre personaggi principali. Meraviglioso. Anche qui citofonare Mubi. Voto: 8.

 

Audition
Takashi Miike (1999)
C'è stato un momento, a cavallo tra il secondo e il terzo millennio, in cui sembrava che tutto il male possibile e immaginabile si fosse concentrato negli horror giapponesi; una vera e propria new wave del brivido che ha spinto sotto i riflettori maestri come Hideo Nakata («Ring»), Kiyoshi Kurosawa («Cure», «Charisma») e il sempre sia lodato Takashi Miike. Che nel 1999, poco prima di dare forma e sostanza all'incubo degli incubi «Ichi the Killer», consegnava alla storia del cinema il suo capolavoro assoluto. «Audition» è uno di quei film che vengono subito in mente quando si parla di sangue a fiotti e crudeltà: la metamorfosi della dea del dolore Asami, da timida amante a mutilatrice senza cuore («kiri, kiri, kiri»), è uno di quegli shock che non si dimenticano. (Ri)vedere per credere. In Blu-ray grazie all'inglese Arrow oppure a noleggio su Prime. Voto: 9.

Luca Canini

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