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SCHERMI & VISIONI

Alla scoperta delle radici di un’esistenza lacerata

In sala «Ritorno a Seoul» del regista franco-cambogiano Davy Chou
Ji-Min Park, protagonista di «Ritorno a Seoul» di Davy Chou
Ji-Min Park, protagonista di «Ritorno a Seoul» di Davy Chou
Ji-Min Park, protagonista di «Ritorno a Seoul» di Davy Chou
Ji-Min Park, protagonista di «Ritorno a Seoul» di Davy Chou

È ancora in sala in questi giorni e probabilmente, in un modo o nell’altro, continuerà a circolare anche nelle prossime settimane: distribuito da Mubi e I Wonder Pictures, «Ritorno a Seoul» è stata una delle sorprese dello scorso Festival di Cannes, presentato nella sezione Un Certain Regard ed entrato nella shortlist di dicembre degli Oscar 2023 (come portabandiera della Cambogia, il Paese di origine del regista Davy Chou). Un piccolo grande film che di coreano ha «solo» l’ambientazione e la protagonista: Freddie (Ji-Min Park), adottata quando era in fasce da una famiglia francese e per caso di passaggio a Seoul. L’occasione buona per mettersi sulle tracce dei genitori biologici: l’ansioso padre, che non solo non l’ha dimenticata, ma si è portato dentro il dolore di averla dovuta abbandonare per tutta la vita, e la madre assente, che invece si rifiuta ostinatamente di incontrarla. Un ritorno alle radici negate che si trasforma ben presto in una resa dei conti con la propria identità e con una cultura «straniera» alla quale sente di appartenere in maniera lacerante. Bellissima la colonna sonora, elegante la regia: una lezione di tocco e sensibilità. Lu.Ca.

Luca Canini

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