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VIAGGIO TRA LE OPERE IN MOSTRA

Quel tramonto
di Gauguin inebria Rothko

di MARCO GOLDIN
Arancione e marrone, M. Rothko
Arancione e marrone, M. Rothko
Arancione e marrone, M. Rothko
Arancione e marrone, M. Rothko

Un arancione e un rosso che si spalancano improvvisi, non attesi. Un posarsi del rosso sole del tramonto su una spiaggia lontana, nello spazio ma anche nel tempo. Un posarsi di quel sole, che s'imprime ma non si vede, non solo sulla sabbia di Tahiti ma anche sulle gote di una ragazza. Ultimo sole che appoggia i suoi riflessi sulla sua schiena arcuata, come quella di un'antica divinità. Come la ricerca di una forma ancestrale.
Ispirata, nella forma appunto ma anche nella disposizione, alla posa dei discepoli del Buddha nella serie, risalente all'VIII secolo, dei rilievi di Borobudur nell'isola di Giava. Rilievi che Gauguin conosce da materiale fotografico che utilizza già a partire dalla fine del decennio precedente, e che porta con sé a Tahiti.
Ma poi è il rosso che domina il mondo, e fiorisce nell'arancio e nel giallo di un albero davanti al mare, quando si rovesciano calme onde del verde e del viola di una sera che presto verrà.
Paul Gauguin dipinge Donna di Tahiti nei mesi stessi in cui è impegnato a ritoccare la tela epocale Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? E dipinge questa ragazza dentro la luce del tramonto come la volontà di approfondire quell'enorme quadro, e nonostante la spossatezza che gli deriva dall'immersione febbrile nella pittura e dal tentativo di suicidio del dicembre 1897. Il 17 novembre 1898, dopo un avventuroso viaggio per mare delle opere, tutto sarà esposto a Parigi, da Ambroise Vollard, in una mostra che riunisce il frutto di due anni di lavoro a Tahiti.
E accanto a Gauguin, Mark Rothko, forse il maggior pittore astratto di tutto il XX secolo. Lui, lontano da qualsiasi ipotesi di naturalistica descrizione del tramonto affocato, prende in mano quella coperta arrossata della sabbia di Tahiti e la pone sulla verticalità di una nuova superficie, titolando Arancione e marrone il suo quadro, nel 1963. Un drappo, una sera annunciata che dilaga come un tramonto di Kerouac che bacia l'oceano a Big Sur. Tra la mimesi e l'assenza dell'immagine si gioca questa stupefacente unione di significati tra Gauguin e Rothko, tra il colore dell'uno e il colore dell'altro.
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