<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Privatizzazioni e assunzioni detassate»

LE INTERVISTE AI CANDIDATI. Il vicecoordinatore provinciale del partito di Berlusconi è quinto in lista al Senato e vede l'elezione. È già stato parlamentare per 7 anni

Zanettin (Pdl): «Lo Stato-gestore ha fallito: deroghe urbanistiche per favorire le vendite di beni pubblici. Il rigore? Non basta»
Pierantonio Zanettin, 51 anni, fu eletto alla Camera nel 2001
Pierantonio Zanettin, 51 anni, fu eletto alla Camera nel 2001
Pierantonio Zanettin, 51 anni, fu eletto alla Camera nel 2001
Pierantonio Zanettin, 51 anni, fu eletto alla Camera nel 2001

È tra coloro che ringraziano Silvio Berlusconi per aver ripreso il timone del Pdl: non solo perché ne ha sposato il progetto fin dal '94, ma anche perché è grazie alla filiera forzista Ghedini-Galan-Sartori-Zorzato che adesso è stato ricandidato in posizione sicura, la quinta al Senato. Pierantonio Zanettin è pronto a riportare in Parlamento il suo credo liberal-liberista: meno rigore, più privatizzazioni e detassazione delle assunzioni.
Confindustria ha proposto un “piano d'azione” per rilanciare l'Italia: al centro l'impresa manifatturiera, riduzione delle tasse su aziende e lavoratori. Condivide?
Con noi sfondano una porta aperta. Il primo punto della nostra ricetta economica è la detassazione per i neoassunti a tempo indeterminato per i primi cinque anni, così che il costo per l'impresa sia pari allo stipendio in busta paga.
Confindustria chiede anche l'eliminazione dell'Irap. Né voi del centrodestra né il centrosinistra negli ultimi dieci anni siete riusciti a farlo...
Per dire se è possibile eliminare l'Irap bisognerebbe vedere il gettito e le spese dello Stato. Ma ciò che conta, ripeto, è ridurre il cuneo fiscale per le imprese. E il rigore non può essere soluzione di medio periodo.
Però lei, un anno fa, salutò con favore il rigore del governo Monti che rimise ordine al caos del debito. Ha cambiato idea?
Ero per il rigore nella gestione dei conti pubblici e lo sono ancora. Ma nell'ultima fase Monti mi ha deluso.
Per quale motivo?
Non ha tagliato i costi, non ha fatto le privatizzazioni né venduto il patrimonio pubblico che poteva cedere.
Forse non c'era domanda?
Per vendere i beni pubblici bisogna renderli appetibili. Prendiamo una caserma dismessa: la vendita va associata a una legge semplice, che deroghi rispetto ai Piani regolatori e consenta, ad esempio, di edificare un 30% in più.
Con buona pace del paesaggio e dell'ambiente?
Con buona pace degli ambientalisti, direi. Non è automatico che si crei un danno al territorio. Per restare a Vicenza, costruire il tribunale nell'area dell'ex Cotorossi secondo me è stata un'intelligente valorizzazione di una zona industriale dismessa.
Il pareggio di bilancio è ora un vincolo costituzionale. Altre soluzioni per portare risorse nelle casse dello Stato?
Privatizzazioni spinte: Rai, Eni, treni. Lo Stato-gestore ha fallito. Io sono per uno Stato regolatore e basta. Privatizzerei anche la cultura: prendiamo il sito di Pompei e facciamolo gestire da privati.
Da liberale le farebbe le liberalizzazioni? Finora le poche che si ricordano negli ultimi anni portano la firma di Bersani...
Ma sono state più che altro liberalizzazioni di facciata. All'Italia servono liberalizzazioni pesanti, dall'energia agli istituti finanziari.
A proposito, le logiche dell'alta finanza si sono abbattute sui risparmi dei cittadini e sui conti dello Stato. Ritiene auspicabile o no una riforma del sistema bancario?
A parte il caso Mps, con un patrimonio di cultura e di storia italiana che rischia di essere dilapidato da 5 anni di gestione, credo che il sistema delle banche italiane non sia stato protagonista delle grandi speculazioni. La regolazione va fatta, ma a livello mondiale.
Confindustria chiede un +10% all'anno dalla lotta all'evasione fiscale. Per lei è una priorità?
È una grande battaglia da combattere. Ma non con il redditometro che finisce col mortificare i consumi, già bassi. Bisogna poi distinguere: c'è l'evasione “di sopravvivenza”, che riguarda molte aree depresse del Paese, e lo dico senza fare il leghista; c'è l'evasione della criminalità e c'è l'elusione da parte delle grandi multinazionali: è là che bisogna colpire.
E le Pmi e i professionisti?
Sì, c'è anche quell'evasione, ma non è la principale.
Un'altra priorità di questa legislatura?
La riforma costituzionale.
La crede possibile in questo clima tornato torrido dopo il ritorno in campo di Berlusconi, da un lato, e degli anti-berlusconiani dall'altro?
Senza Berlusconi avremmo la vittoria della gioiosa macchina di Bersani-Vendola-Cgil: ora invece i giochi si riaprono.
Ma il nodo-riforme?
È vero che non sarà facile farle, c'è conflittualità tra le parti. Ma Berlusconi è in campo anche per gli errori del centrosinistra: con Renzi, il Cavaliere non sarebbe mai tornato.
Ieri Berlusconi ha detto che «Mussolini ha fatto anche cose buone e che la peggior colpa furono le leggi razziali». Lei che giudizio dà del fascismo?
Da liberale dico che il fascismo è stata una dittatura inaccettabile. Il peggio? Le leggi razziali e l'ingresso in guerra. Quanto al fenomeno storico, posso distinguere anche delle cose positive nel sociale, ma il giudizio generale è negativo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
VICE-CAPO DEL PDL
Pierantonio Zanettin, 51 anni, avvocato, ex parlamentare, è oggi il vice-coordinatore provinciale del Popolo della libertà. È stato eletto al congresso del febbraio scorso, nel pacchetto blindato che il partito berlusconiano ha imposto da Roma per mettere fine - senza poi riuscirci - a polemiche infuocate con il coordinatore Sergio Berlato, scoppiate dopo il caso del tesseramento fasullo di una quota di pre-iscritti al partito.
EX LIBERALE E FORZISTA
Zanettin incarna l'anima forzista del movimento. Si è formato politicamente nel Partito liberale, dove ha conosciuto, tra gli altri, Giancarlo Galan. Nel '94 ha aderito a Forza Italia, nelle cui file è stato eletto in Consiglio comunale. Dopo essere stato capogruppo, è stato assessore all'urbanistica nella prima Giunta Hüllweck. Nel 2001 è stato eletto alla Camera nel collegio uninominale di Thiene. Cinque anni dopo è tornato a Roma, al Senato, nella XV legislatura conclusasi nel 2008 per la caduta del governo Prodi. Alle elezioni successive fu il primo dei non eletti nel Pdl.

Marco Scorzato

Suggerimenti