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«Nuova Tangentopoli? No, questi sono ladri»

LE INTERVISTE AI CANDIDATI. La figlia di Bettino ha rotto col Pdl nel 2011 e ora corre da sola. Stefania Craxi, Riformisti Italiani «Nel '92 mio padre chiedeva di riformare il sistema e invece lo si è lasciato marcire per 20 anni»
Stefania Craxi &#232; candidata premier dei Riformisti Italiani. COLORFOTO
Stefania Craxi &#232; candidata premier dei Riformisti Italiani. COLORFOTO
Stefania Craxi &#232; candidata premier dei Riformisti Italiani. COLORFOTO
Stefania Craxi &#232; candidata premier dei Riformisti Italiani. COLORFOTO

Porta un cognome pesante, lo fa «con orgoglio». Stefania Craxi, 52 anni, ora corre da sola in nome di quel «riformismo» di cui suo padre Bettino «è stato protagonista». Dopo la parentesi berlusconiana, si è smarcata oltre un anno fa e ora è candidata premier dei Riformisti Italiani. L'obiettivo è di «medio termine»: liberare la cultura riformista dai margini della politica italiana.
Stefania Craxi, in questi giorni sono scoppiati i casi Mps, Finmeccanica, Lombardia...
...Perché adesso? Non ho una riposta. Certo continua a esserci uno sconfinamento della magistratura in campi non suoi, uno squilibrio di poteri, finanza compresa, che nei paesi democratici non può esserci. Questo, sia chiaro, anche per colpa della politica, che non ha saputo dare l'esempio.
Siamo di fronte a una nuova Tangentopoli?
Qualsiasi paragone improprio fatto tra Bettino Craxi che, di fronte alla nazione, propone di dare una fine politica alla Prima Repubblica, di riparare ai guasti di un sistema che vigeva da decenni e in cui erano coinvolti tutti nel finanziamento illegale ai partiti, e qualunque protagonista di ladrocinio di questa falsa Seconda Repubblica non è solo improprio ma è indegno.
Ma siamo al punto di partenza...
Quando mio padre, 20 anni fa, chiedeva una grande riforma lo faceva perché il sistema era marcescente: e lo si è lasciato marcire altri 20 anni. Ora nessuno ruba per i partiti, perché i partiti non ci sono più.
Colpa di uomini o “sistema”?
Quando si distruggono i partiti, si distrugge la selezione della classe dirigente. Tant'è che io, che sono una nominata, stavolta ho scelto di farmi votare. Oggi i cittadini possono solo ratificare le decisioni delle “Spa” che occupano il Parlamento: è il fallimento della Seconda Repubblica.
Correndo da sola aumenta il numero dei partiti: questo non contraddice la sua critica?
Sono sempre stata contraria a un bipolarsimo che ha ingollato le forze politiche e ha fallito: l'ingovernabilità lo dimostra. Ora fanno tutti appello al voto utile per elezioni che saranno inutili: ne uscirà un parlamento balcanizzato, zero riforme, e si riandrà a votare. Il centrosinistra proverà a tirare dentro la Lista Monti, ma...
Possibili le larghe intese?
Non credo. Se le forze politiche avessero avuto il coraggio, avrebbero dovuto dirlo prima, che la situazione del Paese è molto grave. E invece hanno scelto l'avventura, e così sarà.
Lei rimpiange la selezione fatta dai partiti. Grillo li vorrebbe proprio far sparire, i partiti...
Grillo è il sintomo del malessere di questa Seconda Repubblica. Non è la cura.
Perché lei ha rotto col Pdl?
Io ho un progetto politico, in prospettiva, per la ricostruzione di un soggetto riformista, una cultura che quando si è potuta esprimere ha modernizzato il Paese, ma che ora è ai margini, mortificata a destra come a sinistra. E poi mi candidai con Berlusconi quando disse: “Il primo atto del mio governo sarà la riforma della giustizia”. Sto ancora aspettando.
Perché non la fece?
Nei primi cento giorni di governo era in condizione di farla. Non ha fatto questa e altre riforme perché c'è un'incapacità di fondo a governare. Per fare politica serve esperienza.
Il Pd ha provato a imboccare la via del riformismo, o no?
Il Pd ha tentato di usurpare una storia che non gli appartiene. Con la loro storia non hanno fatto i conti e ciò li fa essere un partito conservatore.
E Matteo Renzi?
Dice delle cose inedite per il Pd: peccato si sia accovacciato a miglior gloria di Bersani.
Ma si può davvero fare il riformismo con il fiscal compact?
Il fiscal compact è passato senza dibattito e pone vincoli forse inottemperabili. Ma il problema del Paese è togliere la lentocrazia delle decisioni e il peso di uno Stato invasivo e sovrastrutturato, al centro e nelle Regioni che oggi sono 20 staterelli con spese enormi. È necessaria la riforma della Costituzione: noi la proponiamo con un'assemblea costituente, il Parlamento non la farà mai.
Tutti a dire: “Giù le tasse”. Si può fare?
Se non tagliamo i costi dello Stato, no. Ma la riforma fiscale va fatta: spostando le tasse dal lavoro alle rendite. e consentendo di detrarre le spese.
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Marco Scorzato

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