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VIAGGIO TRA LE OPERE IN MOSTRA

Natura e mistero. Ecco
Friedrich e il romanticismo

di MARCO GOLDIN
"Città al chiaro di luna" (1817) di Caspar David Friedrich (un particolare)
"Città al chiaro di luna" (1817) di Caspar David Friedrich (un particolare)
"Città al chiaro di luna" (1817) di Caspar David Friedrich (un particolare)
"Città al chiaro di luna" (1817) di Caspar David Friedrich (un particolare)

ell'infinito a ciò che è finito: in questo modo posso rendere tutto ciò romantico». Quello che Caspar David Friedrich, il principale pittore romantico, contempla nella sua visione nuova, non è più solo il mondo, ma l'universo nella sua spaziata interezza, nella sua dilagante misura. E immisurabile misura. È in questo punto preciso, nell'infinitudine cosmica che il pittore ambiziosamente vuole descrivere, che l'interno e l'esterno coincidono.
Ma come Friedrich rappresenta questa nuova visione? Dalla tradizione tedesca gli vengono la secchezza e la nitidezza della linea e della composizione, che si saldano in adamantina purezza, in una quasi metafisica oggettività, nello scoscendersi delle onde e nel sommuoversi dei cieli. Lo spazio quasi sempre si dà in una partizione che nasce dall'incrocio tra linee orizzontali e linee verticali. Questo lo vediamo benissimo nella Città al chiaro di luna (1817), dove le due torri, non del tutto rispondenti al vero, della sua città natale, Greifswald, si slanciano verso il cielo e hanno un loro approdo nella v dell'ancora sulla spiaggia in basso. Di contro, a questa insistita verticalità fa da punto di equilibrio la linea orizzontale della città che si appoggia sull'acqua, a costituire il segno di una croce che Friedrich evoca in molti tra i suoi dipinti. Ma poi, dalla linea dell'orizzonte in là, accade il miracolo. La luce della luna si diffonde nell'atmosfera e tutta la pervade, mentre lo spazio da lì in avanti si moltiplica, assume su di sé un piano dopo l'altro, nel ribollire delle nuvole. E Friedrich inventa un'opera nella quale la precisione della natura, che è adesso una città di notte, la sua descrizione colma di mistero, si fonde con una profondità che tiene strette la natura stessa e la psiche. In una elaborazione fantastica, ma tutta vera, di quello spazio romantico che Novalis aveva descritto.
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