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NOVENTA/1.

Le bugie di Luca:
è un assassino

Il delitto avvenne a Pasqua 2010 Sono così definitivi i 17 anni e 4 mesi del giudizio d'appello La strangolò con un sacchetto
Luana Bussolotto, la vittima, con il suo assassino, Luca Bedore, in un momento di felicità insieme
Luana Bussolotto, la vittima, con il suo assassino, Luca Bedore, in un momento di felicità insieme
Luana Bussolotto, la vittima, con il suo assassino, Luca Bedore, in un momento di felicità insieme
Luana Bussolotto, la vittima, con il suo assassino, Luca Bedore, in un momento di felicità insieme

Fu un omicidio volontario. Luca Bedore voleva uccidere Luana Bussolotto: non ha consistenza giuridica la sua versione dei fatti, secondo la quale la ragazza morì - per mano sua, certo, ma in maniera colposa - nel corso di un gioco erotico. Ragion per cui la pena giusta per lui sono quei 17 anni e 4 mesi di reclusione che gli erano stati inflitti dalla Corte d'Appello di Venezia nel gennaio dello scorso anno.
Sono queste le motivazioni con le quali la prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Umberto Zampetti, ha respinto, così come sollecitato dal procuratore generale Iacoviello, il ricorso presentato dall'avv. Michele Pergola, che difendeva l'elettricista padovano Bedore, 27 anni, di Stanghella. Che così rimane in carcere a scontare la pena definitiva.
Il giovane assassinò Luana, 27 anni, stilista della Staff International, nel suo appartamento di via Roma a Noventa la notte fra Pasqua e Pasquetta del 2010. «Gli elementi indicati dalla Corte di Venezia non possono essere definiti mere ipotesi - scrive il giudice relatore Luigi Pietro Caiazzo -, ma costituiscono veri e propri dati di fatto obiettivi che sono stati correttamente interpretati, sotto l'aspetto logico, e dall'insieme dei dati è stata desunta la volontarietà dell'omicidio».
In primo grado Bedore era stato condannato a 30 anni. La pena era stata poi ridotta in Appello per il venir meno dell'aggravante del mezzo insidioso (il sacchetto di plastica infilato in testa). E quella pena è rimasta. Alla famiglia di Luana, che era assistita dall'avv. Fabio Pinelli di Padova, un risarcimento di 360 mila euro.
Quello di Bedore fu un omicidio volontario aggravato dall'abuso del mezzo di ospitalità e dalla minorata difesa della vittima che era rimasta sola nel palazzo.
È questa la soddisfazione per la famiglia della vittima: «Luana è stata uccisa da Bedore non per motivi accidentali, come sostenuto dalla difesa, né tantomeno per l'uso di pratiche erotiche anomale. È stato un omicidio e basta. E, per di più, aggravato dall'aver approfittato che la ragazza fosse sola e senza alcuna possibilità di chiedere aiuto», ha detto l'avv. Pinelli.

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