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La Patagonia
tra laghi
infiniti
e montagne

Una bella immagine della Patagonia angoli incantevoli di natura
Una bella immagine della Patagonia angoli incantevoli di natura
Una bella immagine della Patagonia angoli incantevoli di natura
Una bella immagine della Patagonia angoli incantevoli di natura

In questi giorni ci sono arrivate le immagini del Parco Nazionale delle Torres del Paine, nella punta estrema della Patagonia Cilena che è flagellata da un incendio che sinora ha distrutto quasi 13mila ettari di foresta e steppa endemica, nel cuore di quello che è considerato uno dei più bei parchi del Sudamerica e del mondo. Ecco il mio racconto di uno dei tanti viaggi li effettuati con Viaggi nel Mondo.

Prima immagine. La prima immagine che si ha della Patagonia è l'albergo-osteria che compare lungo la strada che porta in Cile, tra spazi sconfinati dove vivono animali di tutti i tipi: pecore, guanachi, condor. E' fatto solo di lamiere. Le insegne sono disegnate sulle pareti. Dentro c'è un accogliente locale con una stufa e l'arredamento fatto tutto in legno. Bevendo un bicchiere di "cagna" (una specie di grappa argentina) ci si accorge che intorno a questa casa non c'è nulla nel raggio di decine di chilometri. Se una persona si sente male in questo posto, non può fare altro che mettersi in mezzo alla strada e aspettare che passi la prima auto. Qui, infatti, non esistono né telefono né altri mezzi di comunicazione.

Un bar nel nulla. C'è poi un posto che si chiama Esperanza. Sulla carta geografica è riportato in modo molto evidente. Confrontandolo con le cartine italiane, sembrerebbe una città con non meno di 100.000 abitanti. Invece, è un luogo costituito solo da un bar, un ristorante e un distributore.
L'Argentina è strana. Si lascia Buenos Aires, con i suoi oltre 10 milioni d’abitanti, e a due ore d’aereo ci si trova subito nel deserto. Questa è la Patagonia, una delle regioni della terra dove sono rimasti inalterati il sapore pionieristico e i paesaggi del passato. Oggi come 100 anni fa, quando questa terra era abitata dagli Onas, gli Yamanas, gli Alakoluf e gli Haush, indigeni cacciatori che sono stati sterminati dai conquistadores, nulla è cambiato. I fenicotteri rosa, gli iceberg, cattedrali di ghiaccio naviganti verso le coste popolate da faggi e cipressi, da puma e condor, da volpi e aquile "negre", da guanachi e da lepri patagoniche.
Tutto è rimasto come prima. E le pecore. Gli allevamenti di "ovejas merinos" siano essi d’origine scozzese o australiane o argentine, sono cresciuti a dismisura. Oggi le fattorie sono sull'orlo del fallimento e il loro andamento economico dipende dalle oscillazioni del prezzo della lana sul mercato. Tutto questo non toglie che un viaggio in questa terra si tinga di misticismo. In questo sconfinato paesaggio ciascuno può trovare il suo dio.

Parco Nazionale dei Ghiacciai. In aereo raggiungiamo Rio Callego e da qui Calafate, punto di partenza per le escursioni al parco argentino del Los Graciares. Creato nel 1937, è un concentramento di ghiacciai imponenti alcuni dei quali come il Perito Moreno e Upsala hanno il fronte direttamente sul Lago Argentino. Il lago, grande cinque volte il nostro lago di Garda, fu scoperto da Ferdinando Moreno che lo battezzò Argentino per il colore celeste brillante.
Da Calafate al Perito Moreno sono 78 chilometri di steppa per arrivare a vedere questo muro di ghiaccio alto fino a 60 metri, lungo 3 chilometri e largo 4. Dal mirador, nella stagione che va da novembre a marzo, il rumore del crac delle masse di ghiaccio che si staccano si ode a lunga distanza tra il mutare continuo di forme e colori. Navigando tra blocchi di ghiaccio sulle acque verdazzurre si arriva ai fronti fermi dei vari bracci del ghiacciaio, ma ragioni di sicurezza impediscono di avvicinarsi troppo a quella che gli argentini considerano l'ottava meraviglia del mondo. Ogni quattro-cinque anni il ghiacciaio, che avanza anche di 100 metri all'anno, riempie il braccio del lago sino ai monti, poi l'acqua ha la meglio ricacciando indietro il muro di ghiaccio. Questa rottura crea uno spettacolo affascinante e indimenticabile.
Un po' a nord sta  Puerto Bandera da cui parte il battello per il fronte del ghiacciaio Upsala. Il ghiacciaio si raggiunge con quattro ore di navigazione lungo il brazo Norte e anche se meno spettacolare del Perito Moreno il luogo è assai suggestivo per gli iceberg galleggianti che costellano il lago e ne incorniciano le sponde.

Cerro Torre e Fitz Roy. Altra escursione con partenza da Calafate è ai massicci del Cerro Torre e del Fitz Roy. El Chalten il paese alle loro pendici si trova a 240 chilometri che si percorrono in 4 ore lungo una strada dove si incontrano solo qualche camion tra un paesaggio di steppa e di cieli maestosi,  spesso ricoperti da nubi fosche e tempestose che si accavallano all'orizzonte.
Tra le vette della terra quelle del Fitz Roy (3375 metri) e del Cerro Torre (3128 metri) non sono tra le più alte, ma certamente le più temibili per i venti che ne martellano le cime e le guglie di ghiaccio che sembrano essere spuntate dalla terra per andare dritte verso il cielo. Vette che hanno scritto la storia dell'alpinismo e dove molti sono morti durante le ascensioni primo tra tutti Toni Egger che il 31 gennaio 1959, insieme a Cesare Maestri, aveva conquistato l'inviolata vetta del Cerro Torre. Durante la discesa inizia a soffiare un vento fortissimo e i due decidono di trascorrere la terza notte in parete su un minuscolo nevaio pensile. Un'enorme massa di ghiaccio però si stacca dalla parete e Egger e investito e coperto dalla valanga.
A parte gli scalatori però le passeggiate verso le temibili pareti del Fitz Roy e del Cerro Torre sono bellissime, anche se raramente si ha la fortuna di vedere le vette libere dalle nuvole. Le guglie e le creste dei massicci del Fitz Roy e del Cerro Torre sono immerse infatti quasi sempre coperte nelle nubi a causa dei venti che spazzano la neve che cade abbondante anche nei periodi estivi a quote superiori agli 800 metri.

Parco Nazionale delle Torri del Paine. Per andare al Parco nazionale delle Torri del Paine bisogna, anche se pochi chilometri dividono in linea d'aria il Fitz Roy e Cerro Torre, ritornare a Calafate e da qui prendere la strada che porta in Cile. Fino a Puerto Natales sono 400 chilometri e poi ancora 150 per entrare nel parco che si trova nella regione cilena di Magellano. Nei suoi 181.414 ettari si trovano una spettacolare combinazione di laghi, lagune, cascate, ghiacciai, montagne e vette dove è possibile incontrare tra le più svariate forme di vita animale e vegetale. In questo fantastico paesaggio si trovano, infatti, 120 specie di animali, 25 di mammiferi tra cui il puma, la volpe, il guanaco mentre sulle alture domina il maestoso condor e l'aquila delle Ande. Inoltre ci sono circa 200 tipi di piante e fiori come la Mata barrosa, la Mata negra e il Calafate, un berberis con cui il frutto rosso simile al mirtillo viene preparata la marmellata.
Su tutto poi dominano le Torri del Paine che a vederle sembrano essere le Cime di Lavaredo, ma moltiplicate per due e verticali fino allo spazio di una linea secchissima che si conficca nel cielo. Molti sono i trekking e le passeggiate che si possono fare in questo parco. Tra queste le più interessanti conducono al Lago Pinto, alla Laguna Verde, al Lago Grey e al massiccio delle Torre del Paine, che danno anche il nome del parco, che ha la sua cima più alta nel Cuernos del Paine alta 3.050 metri. Trekking sulle vette o intorno si possono fare in una giornata o fino a una settimana dormendo negli nei camping e nei bivacchi.

Questa è la Patagonia che ho lasciato nel 2006. Il prossimo anno ci ritorno. La speranza è la zona abbia ricominciato a vivere e che i miei occhi brillino ancora davanti a tanta bellezza.
Delfino Sartori

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