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La generazione che scoprirà la dama bianca

Mostra in basilica
Mostra in basilica
Mostra in basilica
Mostra in basilica

C'è un conto in sospeso tra Vicenza e il suo gioiello più prezioso. Almeno una generazione di vicentini non ha familiarità con quella dama biancadalfascinosenzatempo, avvolta da un quarto di secolo in un torpore che ne hafattounabellaaddormentatadilusso, sedottaeabbandonata. Per molti la Basilica palladianaèsemprestatapocopiùdiunsontuososipario di pietraemarmochemarca il confine della piazza e del centro storico: come se al di qua, verso il Corso, suonasse la magniloquente sinfonia dellatoA,dilà invece, galleggiasserosulRetroneleincerte note del lato B. Il restauro e la mostra onorano questo debito verso il manifesto di Andrea Palladio nel mondo. Da oggi la Basilica non è più la pomposa bomboniera dimenticata in un angolo del salotto. Diventa il centro di gravitàpermanentedella città, enzima della vita sociale, culturale ed economica, sorgente di luce e specchio di un nuovo Rinascimento vicentino: nella Basilica ritrovata, si ritrovaunacittà intera. L’esposizione “Raffaello versoPicasso”hadallasuala forza dei numeri primi: per la prima volta Vicenza ospita leopere dei più grandi pittori degli ultimi cinquesecoli, per la prima volta si affaccia nel circuito del turismo internazionale, per la prima volta è sul palco e nonin platea. Botticelli e Van Gogh in Basilica sono «capolavori nelcapolavoro»,perusarela felice formula di Malcolm Rogers, direttore del Museum of Fine Arts di Boston. Icapolavori prestatiaVicenza sono una lezione da mandareamemoria: l’artevaprotetta, non imprigionata, è scambio, flusso, circolazione. LaBasilicadovràcambiare pelle:nonpiù scatolavuota, ma organismo vivente. Bella di giorno e di notte.

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