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La fede
in griko
e i riti
del Salento

ITINERARI. Nella Puglia tra i due mari si perpetuano con partecipazione le usanze antiche della Settimana Santa. Da vedere: gli incappucciati, l'omaggio ai Sepolcri, il transito sotto la pietra a Calimera, i canti della Passione a Martignano
In alto una confraternita salentina. Qui sopra la pietra di Calimera
In alto una confraternita salentina. Qui sopra la pietra di Calimera
In alto una confraternita salentina. Qui sopra la pietra di Calimera
In alto una confraternita salentina. Qui sopra la pietra di Calimera

Se c'è un luogo dove la Pasqua è vissuta con grande partecipazione popolare questo è la Puglia. Ed in particolare il Salento. Una terra dove da una generazione all'altra, e con sorprendente adesione dei giovani, si celebrano ancora riti antichi come le Tavole di San Giuseppe che il 19 marzo vedono in tutti i comuni l'allestimento di piccoli cortei sulla Sacra famiglia e di tavole nelle piazze dove nove pietanze raccontano il territorio, ognuna dal forte valore simbolico.
Nella Settimana santa non c'è chiesa dove non si ripetano manifestazioni con volti incappucciati, dove suoni e canti religiosi avvolgano le cattedrali ma anche le sperdute chiese rurali, in paesi dove le strette vie accolgono la croce e migliaia di fedeli a piedi pregano in dialetto. Gli incappucciati la sera del giovedì santo e del venerdì santo escono, ondeggiando al suono della troccola, uno strumento in legno dal caratteristico suono, e fanno tappa in 7 o 12 chiese. Si compie nelle 24 ore tra il giovedì e il venerdì il rito penitenziale dei Sepolcri in omaggio al dolore della Madonna e al corpo del figlio crocifisso.
Nelle chiese di Calimera, cuore della Grecìa Salentina, si inneggia a Dio con l'anticio idioma griko, che sopravvive in undici paesi e che viene coltivato per la sua unicità, un po' greco e un po' italico, forse importato nel Salento dagli antichi coloni greci, secondo altri dai monaci bizantini, intorno all'anno Mille. A Martignano il gruppo Arakne mediterranea esegue in griko i Canti della Passione, che i contadini tra le lacrime intonavano, girando con flauti e tamburelli tra le masserie. A Calimera il Lunedì dell'Angelo (quest'anno il 9 aprile) si celebra il rito della rinascita: nella chiesa di San Vito, alla periferia, c'è una grande pietra con un foro al centro. Tutti devono passarci dentro: un gesto che è considerato portafortuna, porta benessere e fertilità.
Da visitare in zona anche Castro, città messapica sul mare, a 20 km a sud di Otranto (bellissima cattedrale dove si cammina sul grande albero della vita a mosaico): Castro alta si arrampica sulla rocca, dominando un panorama mozzafiato. Sotto Castro marina, lambita dal mare limpido, dove si mangia buon pesce, passeggiando la sera sul lungomare. Nel borgo alto evidenti i resti della civiltà bizantina: la cripta con i santi dagli occhi a mandorla, le fondamenta dell'antica città messapica, le case medioevali. Durante i lavori di scavo è stata rinvenuta una piccola statua in bronzo raffigurante la Dea Minerva con i resti del tempio a lei dedicati: la conferma scientifica che Castrum Minervae, di cui parla Virgilio nel VI libro dell'Eneide, era qui. Enea vedeva il suo tempio da lontano, che appariva e scompariva per un effetto ottico, e si rallegrava perché stava per approdare sulle sponde abitate da un popolo che aveva gli stessi costumi greci, i messapi.
Sulla sponda jonica sorge Nardò, a 6 km dal mare, immersa in una distesa di olivi e di vigne. Città del'olio e del vino (il negroamaro) ha un nobile centro storico di chiese barocche, i palazzi gentilizi e le case contadine a corte. Nardò ha ricevuto dal presidente della Repubblica la medaglia d'oro al valor civile perché dopo la Seconda guerra mondiale accolse gli ebrei. Nacquero storie di amore e di amicizia, raccontate oggi nel Museo dell'accoglienza di S.Maria al Bagno, casa utilizzata dagli ebrei liberati dai campi di concentramento e caratterizzata dai graffiti dove sognavano la Terra promessa.
Sempre sulla sponda jonica c'è la città dei frantoi ipogei, Presicce, una città- fabbrica che nell'Ottocento produceva olio utilizzato non solo a scopi gastronomici ma anche per l'illuminazione. Dalla piazza principale dove si affaccia il giardino della principessa si ammirano palazzi gentilizi; da non perdere il rione Padreterno.Per chi ama la Preistoria conveien fare tappa a Minervino, nel parco dei Megaliti, dove si trova il secondo dolmen di Puglia, il dolmen Li Scusi. Una pietra magica, accarezzata dal sole, dove forse attorno al trono si riuniva un gran consiglio. Info www.spiaggepuglia.it; www.cantidipassione.it www.araknemediterranea.com; www.settimanasantainpuglia.it.N.M.

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