<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

L'export salva il vino italiano Il futuro è in Cina, Brasile e Usa

IL MERCATO. In calo nei volumi, aumenta invece il valore del prodotto venduto all'estero. Tutti gli studi concordano: gli States si affermeranno come il mercato più importante per volumi e valore
Il vino italiano cerca il suo futuro in Cina (dove siamo solo quinti nell'export) ma anche in Russia e Brasile.
Il vino italiano cerca il suo futuro in Cina (dove siamo solo quinti nell'export) ma anche in Russia e Brasile.
Il vino italiano cerca il suo futuro in Cina (dove siamo solo quinti nell'export) ma anche in Russia e Brasile.
Il vino italiano cerca il suo futuro in Cina (dove siamo solo quinti nell'export) ma anche in Russia e Brasile.

È vero, il mercato interno ha il freno tirato, ma per l'Italia l'export aumenta di valore. Certo, come ricorda il direttore generale di VeronaFiere, Giovanni Mantovani, l'export dei vini italiani l'anno scorso nei primi undici mesi ha segnato un -9% di volumi (per un totale di 21.4 milioni di ettolitri esportati) ma anche un incremento di +7% in valore. Complessivamente, i vini italiani che hanno preso le strade dell'estero valgono 4.7 miliardi di euro. «È una tendenza positiva - spuega Mantovani - che va letta nel modo corretto». Con 40.8 milioni di ettolitri, l'Italia si conferma il maggior produttore di vino a livello globale: la Francia è poco distante, con 40.5 milioni di ettolitri, la Spagna con 31.5 milioni e quindi gli Usa con 20.6 milioni. Peraltro, tutti gli studi indicano gli Usa come il mercato leader per valore e volume. In particolare, della produzione italiana, oltre il 60% è composta dai 521 vini a denominazione d'origine: in Italia le “doc” sono 330, mentre 74 le Docg e 118 le Igt.
Nel nostro Paese, il settore del vino conta 383.645 imprese produttrici, che rappresentano il 23.5% della filiera agricola, e impiega 700mila ddetti (che salgono a 1.2 milioni con l'indotto primario) per una produzione che supera il milione di etichette. E se il consumo pro-capite in Italia è scoso sotto i 40 litri all'anno, sono buone le prospettive sui consumi, che nel mondo si prevedono in crescita nei prossimi cinque anni: in testa Cina, Russia, Brasile ed Usa. Sempre di più, dunque, le aziende dovranno guardare oltre i confini europei per aprire nuovi mercati e promuovere il vino made in Italy.
In linea con quanto sta avvenendo per tutti i Paesi produttori tradizionali, anche nel nostro la superficie vitata è calata l'anno scorso di circa 7 mila ettari. In discesa anche i consumi pro-capite, scesi sotto i 40 litri in media all'anno, con una riduzione complessiva di 400 mila ettolitri. Il segno positivo resta però solidamente ancorato alle esportazioni, che premiano sempre più la qualità a discapito delle quantità. A trainare il fatturato nelle esportazioni sono gli Stati Uniti (+6% in valore), che si stanno attestando come il mercato più importante a livello globale. Seguono il Canada (+11%), il Regno Unito (+5%) e la Germania (+4%). Crescono invece a due cifre le richieste dell'estremo oriente, con Cina e Giappone che si attestano rispettivamente sul +15% e +28%. La tendenza nel mondo è comunque quella di un aumento dei consumi, con un incremento che nel 2012 è stato di 1,4 milioni di ettolitri. Si calcola che negli Stati Uniti la domanda aumenterà di oltre il 10% nei prossimi tre anni. E. CU.

Suggerimenti