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Inaugurazione

di Alessandro Mognon
Mostra in basilica
Mostra in basilica
Mostra in basilica
Mostra in basilica

Esce un’altra Vicenza dall’inaugurazione ieri pomeriggio della basilica restaurata e della mostra “Raffaello verso Picasso”. Una Vicenza che guadagna un monumento straordinario e che sa che di lei fino a gennaio ne parleranno in tutta Italia e oltre. Ne esce bene la piazza, piena di curiosi, di turisti e dei primi 500 visitatori (su invito) mentre il palco accanto è in attesa della Pfm e della Ruggiero. E in fondo ne esce super felice il sindaco Variati, con tanto di gaffe da emozione quando sbaglia, come direbbe Fantozzi «disastrosamente», il nome del vescovo Pizziol: «Saluto il vescovo.... ecco... Bezziol». Ma in fondo l’emozione ci stava, ieri. Perché l’occasione per la città è di quelle uniche. All’inaugurazione delle 18, sugli scalini all’entrata della Basilica, oltre al sindaco ci sono il ministro per i Beni culturali Lorenzo Ornaghi, il presidente del Veneto Luca Zaia, il presidente della Fondazione Cariverona Paolo Biasi. Quando tagliano il nastro però chiamano anche l’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni e i fratelli Lucchetta, sponsor della mostra con l’Euromobil. Intorno, tra i visitatori accreditati, politici e autorità varie. Si vedono l’ex ministro Giancarlo Galan e il presidente della Banca popolare di Vicenza Gianni Zonin. Ma anche il primario del pronto soccorso Vincenzo Riboni e il sociologo Ilvo Diamanti. Quanto alle contestazioni promesse dal centrodestra contro il sindaco e la giunta, non c’è traccia. Inizia a parlare Variati mentre si sentono delle campane sullo sfondo: «Abbiamo anche le campane... Questo è un giorno memorabile, a partire dal recupero di palazzo Chiericati». Saluta il ministro, saluta Zaia «che vediamo sempre volentieri». Ringrazia il suo predecessore Hüllweck «perché quest’opera è iniziata con lui». E ricorda che «nessuno di noi sarebbe qua senza l’aiuto della Fondazione Cariverona». Parla di emozione per la basilica e per la mostra, definisce Vicenza «patrimonio di bellezza e unicità. Anche se i vicentini a volte non ci credono». Due-parole-due di Biasi: «Per la Fondazione è stata una scelta onerosa e impegnativa. Ma ne valeva la pena. Bravi tutti». Anche Ghizzoni dice che «all’inizio avevamo dubbi, ora so che sarà un grande successo perché si può combinare l’arte sopraffina con il business, se mi permettete la parola...». Parla il curatore Marco Goldin: cita stampa e tv, le recensioni positive, i 200 giornalisti invitati. Ammette che «a volte pensavamo di non farcela». Poi spiega il significato delle opere in basilica da quelle «contemporanee all’opera del Palladio come Tintoretto e Veronese» fino alla rottura dalle forme perfette del passato nel ’900 con Picasso. «Ma tutto convergente verso un solo ideale, quello della bellezza». Il governatore Zaia chiede un applauso per chi ha lavorato al restauro della basilica. Poi si lancia in un’analisi storica dell’opera palladiana («Quando devo parlare di qualcosa prima mi preparo...») che «dialoga con il territorio circostante, non come le archistar di oggi». E infine ricorda «i 120 mila disoccupati del Veneto e gli operai della Vinyls saliti sul campanile di San Marco». Quindi il ministro Ornaghi. Poche parole ma abbastanza per confermare la giornata sfortunata del vescovo Pizziol che diventa per lui «vescovo di Piacenza». Comunque dice che per Vicenza «è una giornata da iscrivere nella storia della città», ringrazia anche lui Cariverona e spiega che «la fine dei lavori dopo 5 anni è in realtà una nascita che ci aiuta a guardare verso il futuro». E che basilica e mostra sono «volano di un polo culturale per Vicenza e fuori Vicenza». Poi il taglio del nastro, si entra e nel giro di qualche minuto davanti all’entrata si forma una specie di imbuto con la gente accalcata. Nessuna protesta, ma ci vorrà un’ora per far entrare a gruppetti di 30 circa (con visita guidata) e tesserini di colore diverso gli invitati. Qualcuno chiama il vicesindaco Moretti rimasta imbottigliata dietro: «Dov’è il vicesindaco? Venga qui». Fuori dietro al grande imbuto di persone in attesa Galan regala baci ad amici e conoscenti, come il presidente Ipab Rolando. Ilvo Diamanti con la moglie è incerto se aspettare o tornare un altro giorno. Dentro qualche problema con gli accrediti. Le regole sono tassative. Anzi sarebbero: dicono che entra solo chi compare nella lista in mano agli addetti dell’entrata. Invece non è proprio così, ci sono i soliti infiltrati. A volte basta il nome: «Ah, vada pure...». Fuori in piazza qualcuno mugugna: «E figurati se anche qua non ci sono i soliti favoritismi». Comunque alla fine gli ospiti a invito riescono a fare il giro della mostra, in poco più di un’ora la fase inaugurazione è chiusa. Discreta intanto la polizia controlla la situazione. C’è anche il tocco di classe dei due agenti a cavallo. Poi è il momento della gente. E in poco tempo si forma una lunga coda di persone che non vogliono perdere l’occasione di vedere la mostra, aperta per l’occasione fino all’1 di notte. È una bella scena, per la Vicenza da sempre un po’ sonnacchiosa. Quasi quasi non sarebbe male replicassero l’apertura serale tutti i giorni. COPYRIGHT

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