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In Valle
di Scalve
il Vajont
bergamasco

ITINERARI. Nelle Alpi Orobie quattro comuni raccontano la storia di scavi minerari e di una tragedia dimenticata. Nel 1923 crollò la diga di Gleno, oltre 350 i morti. I “monconi” sono ancora lì a memoria. Forre, cascate e miniere sulla via Mala
In alto la miniera di Schilpario; qui i resti della diga di Gleno
In alto la miniera di Schilpario; qui i resti della diga di Gleno
In alto la miniera di Schilpario; qui i resti della diga di Gleno
In alto la miniera di Schilpario; qui i resti della diga di Gleno

Il Palazzo Pretorio a Vilminore in valle di Scalve, provincia di Bergamo, racchiude fra le sue mura pressochè per intero la storia di questa realtà montana lombarda nota fin dall'antichità per le sue ricchezze minerarie, la varietà dei minerali rintracciabili la sua particolare organizzazione sociale, basata sulle “vicinie”, per certi aspetti tuttora conservata.
Non a caso i Romani prima e la Serenissima in epoca successiva la considerarono area di interesse strategico.
Oggi le miniere, chiuse da quarant'anni, “fanno turismo” perché visitabili, il patrimonio mineralogico è ben noto ai suoi cultori ed i musei esistenti nei quattro comuni in cui è suddivisa: Colere Vilminore di Scalve, Azzone e Schilpario sono lì a testimoniarlo. Gli operatori locali si stanno concentrando sull'offerta turistica “quattro-stagioni”, anche a carattere scolastico, perché sostituire l'antica economia basata sull'attività estrattiva e sull'agricoltura di montagna non è semplice. Ma gli scalvini, gente tosta quanto cordiale, si stanno applicando con profitto nonostante le attuali difficoltà economiche.
GLI ACCESSI. Uno sguardo all'orografia della zona è sufficiente per comprendere il perché di tanta peculiarità rappresentata da quest'angolo delle Orobie.
Tre gli accessi: quello principale rappresentato dal Passo della Presolana, il Passo del Vivione, arteria molto stretta sempre chiusa nei mesi invernali, la cosiddetta “Via Mala”. Quest'ultima, inaugurata nel 1866, prima esistevano soltanto sentieri strettissimi, è praticamente scolpita nella forra, lunga circa otto chilometri, scavata dal torrente Dezzo per aprirsi la strada verso la Val Camonia a ed il lago d'Iseo. A lato dell'arteria gli orridi ricchi di cascate, si susseguono in un sequenza spettacolare quanto selvaggia. Alcune gallerie di recente esecuzione rendono il transito sicuro mentre le tratte dismesse, le più caratteristiche, sono in via di recupero e valorizzazione in termini turistici e scientifici.
La Via Mala s' imbocca da Boario Terme e provenendo dal vicentino c'è la contemporanea possibilità di transitare dalla Franciacorta prima e successivamente dal lago d'Iseo altri angoli lombardi di grande fascino.
In primavera questo itinerario consente soste ed osservazioni ambientali in quantità.
Altro partimonio della valle in via di rilancio è quello zootecnico collegato all'agri-turismo. «Grazie ad alcune forme associative - commenta Claudio Tiraboschi esperto del settore - riusciamo a pemunerare meglio il latte prodotto dai nostri associati. Stiamo valorizzando la produzione casearia, 150mila “formaggelle” l'anno oltre ad altri prodotti freschi, tramite la Latteria Montana di Scalve cui vanno aggiunte ulteriori produzioni messe in campo da altri allevatori locali molti dei quali giovani. La risposta del mercato è positiva così riusciamo a far reddito e mantenere l'ambiente il più possibile in ordine». Da provare la gastronomia locale basata su prodotti della tradizione e sulla stagionalità.
ITINERARI. Il capitolo-escursionistico è vasto quanto vario tanto più che, per conformazione, le montagne bergamasche differiscono, e di molto, dalle nostre. Un itinerario unico è quello che da Pianezza, frazione di Vilminore, porta alla diga del Gleno. Il 1° dicembre 1923 lo sbarramento, appena completato ma che aveva registrato numerose perdite di acqua, crollò per ragioni mai chiarite del tutto.
Un Vajont “ante litteram” con 356 morti ufficiali, travolti dalla massa d'acqua scaricatasi poi nel lago d'Iseo lontano alcune decine di chilometri. I due monconi della diga rimasti in piedi sono ancorà là a far meditare su una tragedia di proporzioni enormi, quasi sicuramente evitabile.
DA VEDERE. L'arboreto alpino di Gleno a Vilminore, aperto anche nella Settimama della cultura; e il parco minerario di Schilpario.
INFORMAZIONI. info@turiscalve – www.scalve.it

Renato Angonese

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