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L&#39;INDAGINE.

Il violentatore confessa. Ed è scarcerato

«Io non so perché l'ho fatto». Il giudice non ha convalidato l'arresto da parte della polizia ed ha disposto i domiciliari
Il cantiere di Quinto Vicentino da dove la ragazza è riuscita a fuggire
Il cantiere di Quinto Vicentino da dove la ragazza è riuscita a fuggire
Il cantiere di Quinto Vicentino da dove la ragazza è riuscita a fuggire
Il cantiere di Quinto Vicentino da dove la ragazza è riuscita a fuggire

VICENZA. Il pedofilo confessa ed esce dal carcere. Al termine dell'interrogatorio di convalida, infatti, il giudice Massimo Gerace non ha convalidato le manette ma ha firmato un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per Mario Bellinato, 43 anni, accusato di violenza sessuale aggravata e di lesioni su una ragazzina vicentina di 14 anni. Al momento, infatti, è questa l'unica ipotesi di reato a carico dell'operaio, oggi disoccupato, che vive a Quinto in via Europa 82. Gli accertamenti da parte della procura e della seconda sezione della squadra mobile su altri episodi analoghi sono ancora in corso.
LA CONFESSIONE. Ieri Bellinato, assistito dall'avv. Nicola Guerra, ha parlato per poco meno di un'ora rispondendo a tutte le domande del giudice. Pur parendo confuso, e ancora in parte sotto choc, ha confessato ammettendo le sue responsabilità. «Sì, è vero, sapevo che quella ragazzina era minorenne, a me aveva detto che aveva 15 anni. L'ho portata in quel cantiere perchè volevo dare un'occhiata, poi non so cosa mi sia preso». Bellinato ha sottolineato che poichè la ragazzina lo ascoltava e lo seguiva, lui aveva interpretato il suo atteggiamento come accondiscendente. «Ripeto, non so cosa mi sia successo, ma non sono riuscito a fermarmi e l'ho toccata. Poi ho cercato di spogliarla. Quando lei ha reagito mi sono bloccato, ed ho compreso che stavo commettendo un grave errore. Ho preso paura e sono scappato. Non ho neanche pensato che avevo ancora la sua borsetta, ero sconvolto per quanto avevo fatto».
LE SCUSE. Bellinato, che ha un solo piccolo precedente penale di molti anni fa, davanti al giudice si è scusato, dimostrando di aver compreso la gravità del suo gesto. «Sì, mi spiace per quella ragazzina, mi sono comportato malissimo nei suoi confronti». La difesa sta valutando l'opportunità di proporre un risarcimento alla famiglia della giovane, per concretizzare le scuse. L'operaio ha anche escluso di aver avuto contatti analoghi «con altre minorenni». È il fronte d'indagine su cui stanno operando i detective del vicequestore Michele Marchese e dell'ispettore superiore Roberto Minervini, che avrebbero già elementi concreti su un altro episodio, con vittima una diciottenne.
I PARTICOLARI. Bellinato è parso troppo scosso per ricostruire i particolari. Non ha fatto riferimento al suo profilo sul computer, in cui diceva di essere Marco Cecchinato e di avere 20 anni, e sulle bugie raccontate alla minorenne per convincerla ad uscire con lui; nè all'invenzione del fratello maggiore, con cui l'ha fatta salire sulla sua Nissan. Ha ammesso però, ricostruendo l'episodio proprio come l'aveva fatto la studentessa, di averle fatto bere della liquirizia in cui aveva sciolto delle sostanze per renderla «più disponibile» e meno reattiva. Ciononostante, la ragazza era riuscita a scappare e a chiedere aiuto prima ad un'amica e poi alla polizia; era stata la professionalità dell'operatore del 113 a consentire alle volanti di rintracciarla in tempi rapidissimi.
ARRESTO NON CONVALIDATO. Nel pomeriggio di ieri, il giudice dopo una lunga riflessione ha ritenuto di non convalidare le manette, per una questione giuridica. E cioè l'arresto di Bellinato era avvenuto a distanza di ore (e di chilometri) dall'aggressione a sfondo sessuale. Non c'era pertanto la «quasi flagranza» richiesta dalla legge. L'arresto non avrebbe dovuto essere compiuto, ma ai fini dell'indagine non c'è alcuna differenza.
VIOLENTATORE SCARCERATO. Il pubblico ministero Silvia Golin, che coordina l'indagine, aveva chiesto che Bellinato restasse in cella, per il pericolo di reiterazione del reato, mentre l'avv. Guerra aveva sollecitato i domiciliari a casa della mamma. Il giudice ha accolto quest'ultima richiesta ritenendo che l'operaio da casa non possa nè compromettere le altre indagini sul suo conto nè aggredire nessun'altra. Detto che il vicentino è sano di mente, avrà certamente bisogno di essere seguito da un esperto che possa aiutarlo a comprendere la gravità del suo comportamento e la sfasatura vissuta fra mondo virtuale (quello di internet e delle chat) e quello reale. Ha aggredito quella che poteva essere sua figlia.

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Diego Neri

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