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Il dibattito

di Paolo Gurisatti
Mostra in basilica
Mostra in basilica
Mostra in basilica
Mostra in basilica

Per ottenere ricadute positive sulla città, dopo l'attenzione suscitata dalla mostra in basilica, servono due condizioni. La prima è che Vicenza decida di entrare stabilmente in un circuito culturale globale. La seconda è che la società civile capisca e condivida il collegamento stabilito. Investa in modo sistematico su attività collegate al rilancio del centro storico e della basilica come polo attrattore. LA STRATEGIA. Nel capitalismo globale è necessario farsi riconoscere. Bisogna diventare nodo accreditato di reti che mobilitano risorse planetarie. Altrimenti si rischia una rapida emarginazione. Per ottenere questo risultato bisogna investire su aspetti "unici" del paesaggio, mandare segnali chiari al mondo. Bilbao, ad esempio, è una brutta città industriale. Ma, da quando ha deciso di investire sulla Guggenheim Foundation, ha inviato al mondo un segnale forte e chiaro. La città vuole cambiare identità. Vuole inserirsi a pieno titolo nel gruppo delle capitali che “si tirano fuori", con servizi qualificati e investimenti culturali. Per dimostrarlo ha investito in un edificio simbolo, che tutto il mondo oggi le invidia. Simbolo di qualità urbana e di esistenza. Vicenza non ha bisogno di fare altrettanto, fortunatamente. Possiede già un'identità culturale molto forte grazie a Palladio e agli altri beati costruttori di spazi pubblici eccellenti, che furono protagonisti del distretto urbanistico vicentino del Rinascimento. La basilica è già una piattaforma “unica", adatta a eventi di portata globale. Non è solo un palazzo, è un pezzo di città e un pezzo di storia. Nobilita Vicenza come città industriale e non teme confronti. IL CONTATTO. Quello che mancava, fino a ieri, è un mezzo di contatto, tra questa piattaforma e i circuiti culturali globali che la stanno cercando. Lo scorso fine settimana Vicenza, città bellissima, ha creato il contatto. Domani può approfittare dell'occasione per consolidare una nuova identità, non solo industriale. Ma deve lavorare sodo. L’OSPITALITÀ. In primo luogo deve attirare investimenti collegati al ruolo della basilica: architettura, gioielleria, creatività industriale, tecnologie del restauro, design e artigianato. Altrimenti non sarà credibile. In secondo luogo, deve mobilitare la società civile. Ad esempio, mettendo a punto un sistema di ospitalità “alta", a misura dei viaggiatori e dei migranti globali interessati al nodo culturale e alle altre attività. “Alta" non significa per forza “costosa". Significa in linea con le aspettative di un segmento di pubblico e di operatori che ha esigenze specifiche. Nelle osterie, nelle cantine, nelle librerie, nei piccoli alberghi. L'identità Vicentina, quella che può valere nel mondo e attirare risorse umane e capitali, deve essere coltivata. C'è molto da fare e da investire, da parte di strutture collettive e semplici privati. Affinché la classe del servizio e dell’investimento possa essere globale, deve essere forgiata anche da interfacce esterne. Senza remore, come Bilbao o Venezia, che si sono affidate alla fama e all'esperienza della Fondazione Guggenheim. Altrimenti l'investimento non rende, resta periferico. La vicenda del teatro insegna. COPYRIGHT

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