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«Giù le tasse sul lavoro, industria al centro»

INTERVISTE AI CANDIDATI. Il segretario provinciale del Partito democratico appoggia le proposte di Confindustria e la revisione dell'Imu esentando i piccoli patrimoni

Ginato: «Proposte nero su bianco nel piano di Bersani fin dal 2006 Ma siamo gli unici che pensano anche al sociale e agli esodati»
Federico Ginato con Pier Luigi Bersani, candidato premier del Pd
Federico Ginato con Pier Luigi Bersani, candidato premier del Pd
Federico Ginato con Pier Luigi Bersani, candidato premier del Pd
Federico Ginato con Pier Luigi Bersani, candidato premier del Pd

Alla campagna elettorale per le parlamentarie del Pd, Federico Ginato si presentava con tre cardini programmatici: giù le tasse sul lavoro, più etica in politica e il territorio come punto di riferimento della stessa. Da quelle primarie, il 38enne segretario provinciale dei Democratici è uscito con oltre 6 mila preferenze, il più votato del Veneto. Ora “vede” l'elezione alla Camera, in forza del quarto posto in lista, e a Roma vuole «partire proprio da quegli impegni assunti con i vicentini».
Segretario Ginato, Confindustria ha presentato la sua “terapia d'urto”, una proposta per ritornare alla crescita: al centro c'è l'impresa manifatturiera che dovrebbe tornare a produrre il 20% del Pil. Condivide?
Rimettere al centro le politiche industriali è ciò che Bersani aveva proposto nel suo Piano Industria 2015, quand'era ministro del governo Prodi, nel 2006-08; ha ribadito anche l'altra sera a Padova che è da lì che bisogna ripartire.
Gli Industriali chiedono di detassare le assunzioni...
Giusto: è nel nostro programma, oltre che tra i miei obiettivi personali: abbassare le tasse sul lavoro dà ossigeno alle aziende e crea occupazione.
Le imprese sono in credito dallo Stato di 48 miliardi. Ora chiedono la svolta.
Lo Stato ha degli impegni cui deve assolutamente adempiere: quello sugli esodati, quello sulla cassa integrazione, quello sul sociale e il pagamento dei debiti con le imprese.
Ma come si fa?
Per pagare le imprese bisognerebbe allentare il patto di stabilità per i Comuni e gli enti locali, a partire da certi investimenti, come quelli sulla mobilità sostenibile e sul versante dell'efficienza energetica.
E per le altre spese lo Stato dove prende i soldi?
Da un lato riordinando gli incentivi alle imprese, dall'altro dalla lotta all'evasione fiscale.
Con quali mezzi? Il redditometro è uno strumento utile?
Io sono per la tracciabilità delle transazioni, per limitare l'uso del contante: abbasserei il limite da mille a 500 euro.
Patrimoniale sì o no? E l'Imu?
Bersani l'ha già detto: tassare i capitali è praticamente impossibile, troppo volatili. L'Imu va rimodulata, esentando le fasce meno abbienti e mirando ai grandi patrimoni immobiliari. E il gettito deve restare ai Comuni, il più possibile.
È possibile eliminare l'Irap?
Guardi, non faccio promesse da marinaio, vogliamo essere seri. E anche Confindustria è consapevole che eliminarla è dura, tanto che nella sua proposta scrive: “eliminare progressivamente il costo del lavoro dalla base imponibile Irap”. È questo che conta e lì siamo d'accordo con loro.
Se c'è tutta questa sintonia con Confindustria, dov'è che il Pd va a braccetto con la Cgil?
Non andiamo a braccetto, è un luogo comune e la Camusso l'ha detto. Però siamo tra i pochi che si preoccupano del sociale, dei soldi alla non-autosufficienza che da 400 milioni sono stati azzerati, degli esodati: di questi temi nessuno parla, tranne noi e la sinistra.
Che cosa vuol dire, in concreto, riportare l'etica in politica?
Vuol dire interpretare la politica come un servizio, non come un lavoro. C'è bisogno di più sobrietà e trasparenza; io mi sono già impegnato a ridurmi del 30% l'indennità, perché non puoi chiedere agli altri se prima non chiedi a te stesso.
A proposito di trasparenza: nel caso-Mps non ce n'è molta.
Sembra esserci stato un management infedele che agiva anche all'insaputa del Cda. Detto questo, il Pd nazionale non può essere coinvolto nella vicenda; d'altra parte, il peso della politica nelle fondazioni bancarie deve diminuire, il sistema va riformato per una questione di buon senso.
Di quali altre riforme ha bisogno l'Italia?
Serve una riforma dello Stato, con la fine del bicameralismo perfetto, il taglio dei parlamentari, il taglio della burocrazia, e la riforma della giustizia.
Ha detto poco... Crede sia possibile la “stagione delle riforme” con questa conflittualità?
Ci credo, pur senza illudermi. Anche Bersani ci crede e per questo tiene aperta la porta al dialogo con le altre forze. Faremo le riforme con chi ci sta.
È già convinto che il Pd vinca?
Non dico questo, ma ce la giochiamo fino in fondo. Purtroppo la legge elettorale non è stata cambiata perché questa consentiva a Berlusconi di tagliare fuori gli ex An e alla Lega di scaricare i bossiani. Questa legge e il premio di maggioranza al Senato favoriscono l'ingovernabilità. In ogni caso ce la giochiamo anche in quel ramo del parlamento.
Cosa glielo fa dire? I sondaggi non sono così ottimistici per il Pd veneto al Senato.
Noi andremo a testa alta in tutti i 121 Comuni vicentini, con la nostra credibilità. Il Pd ha detto alcune cose e poi le ha fatte: le primarie per il premier e per i parlamentari, il 40% delle donne in posizioni di eleggibilità, fuori gli indagati dalle liste. Sono cose che altri non hanno fatto e che ci danno credibilità.
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Marco Scorzato

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