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Frattoli  
il borgo
perduto

ITINERARI. Nel parco nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga, vicino a Teramo, un luogo dove resistono le tradizioni. 31 anime, 4 chiese: sui crinali,  il paese custodisce un gioiello barocco e locande tentatrici E vi abita l'ultimo scalpellino
Una delle chiese di Frattoli. Qui sopra il sentiero che sale in paese
Una delle chiese di Frattoli. Qui sopra il sentiero che sale in paese
Una delle chiese di Frattoli. Qui sopra il sentiero che sale in paese
Una delle chiese di Frattoli. Qui sopra il sentiero che sale in paese

È una delle numerose frazioni del comune di Crognaleto, nel Parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga. Si chiama Frattoli, 31 anime, 4 chiese e una manciata di badanti; così distante dai maggiori centri abitati che dalla fine dello scorso anno non vengono più consegnati neanche i quotidiani. Lungo la strada che vi conduce, quando la nebbia lascia il passo al sole, vecchi resti di edifici rurali incastonati nella roccia si manifestano nella loro spettrale decadenza, testimonianze della vita pastorale.
LA COLAZIONE DI MONTAGNA. Se si è fortunati si può capitare quando il rito sacrificale del maiale è in atto: a Frattoli la tradizione resiste grazie a poche persone che, con passione ed esperienza la perpetuano trasformando il suino in salsicce speziate e prelibati insaccati nell'unico punto di ristoro, la trattoria “Monti della Laga” (locanda con camere) gestito da oltre 17 anni da Araldo e Valentina; specialità sono le fettuccine ai funghi porcini e il castrato alla Valentina (le ricette sono ancora quelle della mamma di Araldo). Ma qui per gli ospiti sono capaci di improvvisare la tipica colazione di montagna, che non è certo un pasto per educande: ore 10 salsicce, affettati e bruschette con ventricina e ricotta di pecora e il pecorino tipico perché, come dicono loro: «Una colazione senza formaggio è come un uomo senza coraggio». E se l'ospite mostra coraggiosa approvazione di tutto ciò, la sfida continua con la “colazione del prete”, chiamata così perché un tempo quando al prete che veniva in visita a casa, gli si chiedeva se gradiva salsicce o frittata, lui imperterrito rispondeva: «Va bene frittata con salsicce!».
DAL PROFANO AL SACRO. Motivo di grande attrazione per i pochi turisti che casualmente o volutamente arrivano a Frattoli è la tappa alla chiesetta di San Giovanni Battista. Un vero gioiello barocco visitabile grazie al giovane sacrestano che fa da Cicerone: sull'architrave della facciata è riportata la data 1600 ma la chiesa è documentata già prima del 1400; sopra un campanile a vela a tre campane e a sinistra della facciata una loggia del XVII secolo che si sviluppa su due lati con archi a tutto sesto. L'interno è uno spettacolo di legno intarsiato a partire dall'altare maggiore realizzato nel 1713 da Isidoro Riccione con tre nicchie per altrettante statue di Santi che splende in tutta la sua preziosità barocca; impareggiabile il soffitto ligneo a cassettoni e senza eguali la cappella “Del monte dei morti di Frattoli”: si tratta della loggia che dà l'accesso ad una cappella laterale della chiesa detta “Cappella del Monte dei Morti” dedicata all'omonima Confraternita nel cui interno si trova un altare ligneo dedicato alla Madonna delle Anime Purganti e al di sopra di una porta è scolpito uno scheletro che reca la data 1719 insieme alla scritta “Sic transit gloria mundi”.
L'ARTE DELLO SCALPELLINO. Non ci si può perdere a Frattoli: anzi passeggiare nelle strette viuzze rende l'atmosfera intima e l'eco dei passi accompagna l'asprezza della momentanea solitudine di una quiete senza tempo. Fontanelle scolpite, manufatti decorativi delle case e scalinate in pietra sono simboli del mestiere di scalpellino, l'abile capomastro elevatosi all'arte dell'intagliare pietre per architravi, mensole, stipiti, rosoni e caminetti; qui si lavora la pietra serena, dal colore tendente l'azzurro: scelta con cura, viene poi letta dall'artigiano proprio come uno spartito musicale, che ne interpreta la natura, il verso, la venatura, il carattere. A Frattoli vive e lavora ancora Serafino Zilli, l'ultimo scalpellino della zona. Mani ingiallite dal tabacco e consumante dal tempo, l'artigiano mostra con orgoglio e tristezza i suoi manufatti; è consapevole che la sua arte finirà con lui, non ci sarà un passaggio generazionale, i suoi figli hanno scelto altri destini. Lui, ostinato, continua imperterrito realizzando le sue opere in pietra intagliata restituendo dignità alla materia grezza, onorando un mestiere in via d'estinzione.

Giulia Marruccelli

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