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Fine del viaggio
Dino e Simo
sono rientrati

IMPRESA. Il viaggio termina in Uzbekistan. Le imminenti nevicate e la turbolenta situazione politica in Asia centrale hanno consigliato il rientro
Dino e Simone, una pausa durante l'attraversamento del Kurdistan
Dino e Simone, una pausa durante l'attraversamento del Kurdistan
Dino e Simone, una pausa durante l'attraversamento del Kurdistan
Dino e Simone, una pausa durante l'attraversamento del Kurdistan

Sull'impresa "Versodovenonso" è scesa all'improvviso la parola fine. Dino Lanzaretti, 33enne di Santorso, e Simone Salvagnin, 26enne ipovedente di Schio, sono atterrati a Milano con un volo proveniente da Taskhent, in Uzbekistan. L'amaro e non programmato epilogo è stato provocato da un susseguirsi di sfortunati eventi che hanno messo i bastoni tra le ruote al tandem carico d'aspettative che viaggiava verso l'India.
Dopo le elezioni politiche del 10 ottobre in Kirghizistan, il Paese che Dino & Simo avrebbero dovuto attraversare subito dopo l'Uzbekistan, sono scoppiati dei tumulti popolari che ne hanno chiaramente pregiudicato la sicurezza. Quindi frontiere chiuse e niente visto. L'alternativa sarebbe quindi stata passare per Tagikistan e poi Pakistan, ma anche in quest'ultimo Stato la situazione risultava pericolosa.
A questi fatti si aggiunge inoltre il fatto che i due ciclisti erano in lotta contro il tempo per raggiungere il passo montano del Khunjerab prima della chiusura per le nevicate, e per questo nelle ultime settimane avevano pedalato fino quasi allo stremo delle forze. Soprattutto in Turkmenistan avevano dato fondo anche alle energie di riserva, per riuscire ad attraversarlo in soli cinque giorni, tempo massimo concesso dal visto di cui erano in possesso.
Lanciarsi ulteriormente a capofitto in situazioni a rischio, con inoltre l'angoscia continua per la minaccia del passo chiuso, che incombeva come una spada di Damocle sulle loro teste, li ha portati a capitolare.
A contribuire negativamente era stata anche l'attesa di ben due settimane per il visto iraniano, che li aveva spinti ad allungare puntando verso Georgia ed Armenia, facendo perdere loro tempo davvero prezioso. Quei 15 giorni in più forse avrebbero fatto la differenza.
S.D.C.

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