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L'intervista all'ad Peraboni

VicenzaOro nel segno del rilancio. «In Fiera è ora di investire»

Debutto col botto. Debutto, perché le Fiere ormai ci eravamo dimenticati cosa fossero. Vendere assembramenti in tempi di Covid era come vendere ghiaccioli agli eschimesi: inutile e impossibile. Ora che i vaccini e il green pass hanno sparigliato le carte e consentito a VicenzaOro September di aprire gli stand agli espositori e le porte ai visitatori, Corrado Peraboni, amministratore delegato di Ieg, tira un sospiro di sollievo. Anzi, di più, diffonde un proclama di grande soddisfazione: «È andata alla grande, nonostante mancasse la clientela dall’Asia».

Alla grande cosa vuol dire?
Vuol dire molto meglio di quel che ci aspettavamo. Per dare un’idea, la media delle altre manifestazioni fieristiche hanno registrato una presenza pari al 60 per cento rispetto alle edizioni pre-Covid del 2019. Ecco, noi siamo arrivati all’80 per cento. Non ci speravo, davvero. Se poi ci soffermiamo sulla giornata di sabato, c’è di che stropicciarci gli occhi.

Accenda pure gli abbaglianti: cosa è successo sabato?
È successo che sono state registrate le stesse presenze dell’edizione di settembre del 2019. Un botto mica da ridere.

Senza l’Asia? Vuol dire che è venuta più gente dall’Italia e dall’Europa...
Il punto è che si avvertiva la necessità di un Salone importante come quello di Vicenza. Questa è la ripartenza vera, mi pare che anche i numeri della ripresa economica siano eloquenti.

E la concorrenza? Ci eravamo lasciati con Basilea all’angolo: cosa si aspetta nei mesi a venire?
Ho visto che Basilea sta abbozzando un tentativo di rilancio con un prodotto incentrato sull’orologeria. Ma non parlo di loro, parlo di noi: adesso siamo concentrati su Dubai.

Contate di rafforzare la vostra presenza alla Fiera di Dubai?
Certo, contiamo di agganciare il mercato asiatico e di conquistare importanti quote di mercato. Se poi aggiungiamo anche Arezzo, si capisce come sul fronte dell’oro e del gioiello abbiamo ormai un bouquet di manifestazioni che ci garantiscono una leadership a livello internazionale.

Il presidente, Lorenzo Cagnoni, sostiene che le azioni Ieg a piazza Affari in questo momento siano sottovalutate. Lo pensa anche lei?
Io le azioni Ieg le compro perché credo nel lavoro che stiamo facendo e nel valore che creeremo in futuro. Al momento navighiamo attorno ai 3 euro e penso che il listino non ci renda giustizia. 

E a proposito degli investimenti previsti per ampliare e riqualificare il quartiere fieristico vicentino, a che punto siamo?
Siamo al punto che ce ne sarebbe un estremo bisogno. Con una ripresa così tumultuosa, il tema degli spazi torna di immediata attualità.

Beh, c’è stata una pausa inevitabile dovuta al Covid. Perché pensa che si debba subito rimettere la questione al centro del tavolo degli azionisti?
Le dico solo che, per quel che riguarda la parte di VicenzaOro dedicata alla tecnologia, noi avremmo già adesso un potenziale di crescita del 40 per cento. Crescita, che ça va sans dire, avrebbe importanti ricadute sul territorio. È ora di investire

Pare un richiamo ai soci vicentini...
Dovremmo sederci attorno a un tavolo e confido nella condivisione e nella partecipazione degli azionisti.

Resta da capire quali azionisti, visto che si parla da tempo di possibili fusioni, partendo da Bologna. Quanto conta crescere di dimensione per Ieg?
L’esempio di Vicenza dimostra che fare parte di un gruppo più strutturato permette di raggiungere grandi risultati: i numeri di VicenzaOro sono chiari. Poi, a livello internazionale, se pensiamo che il nostro partner a Dubai fattura 1,4 miliardi, diventa importante crescere.

Quanto hanno contato i vaccini per tornare a vedere la luce?
Per le Fiere sono stati decisivi. Noi abbiamo anche allestito il centro tamponi ma l’hanno usato solo gli stranieri: quasi tutti gli italiani avevano il green pass. Ed è per questo che archiviamo numeri da record. 

Marino Smiderle

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