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CAMERA DI COMMERCIO

Superati i livelli pre-covid per l'economia vicentina. Ora ostacoli sulla strada

La variazione dei diversi settori produttivi rispetto al terzo trimestre di un anno fa: la concia fa più fatica
La variazione dei diversi settori produttivi rispetto al terzo trimestre di un anno fa: la concia fa più fatica
La variazione dei diversi settori produttivi rispetto al terzo trimestre di un anno fa: la concia fa più fatica
La variazione dei diversi settori produttivi rispetto al terzo trimestre di un anno fa: la concia fa più fatica

La strada della ripresa è tracciata e consolidata per l’economia vicentina: anche il terzo trimestre 2021, rispetto al secondo, conferma una crescita di produzione (+1,2%), fatturato (+2,4%), ordini interni (+4,6%), commesse estere (+4,4%). Crescita che diventa «considerevole» rispetto al terzo trimestre 2020: produzione +10,5%, fatturato +12,9%, ordini interni +18,9%, esteri +12,3%. E ancora «più significativa» rispetto al terzo trimestre 2019 che vede superato il livello produttivo pre-covid (+7,3%). Ma sul cammino della ripresa ci sono ostacoli, quelli che l’Ufficio studi della Camera di commercio di Vicenza nella sua indagine congiunturale periodica sul manifatturiero, diffusa ieri dopo averla presentata ai rappresentanti delle associazioni di categoria e sindacati dell’Osservatorio provinciale dell’economia e del lavoro, ha chiamato «elementi di incertezza». Sono legati - lo evidenzia il report - alla recrudescenza della pandemia, al costo delle materie prime e noli, al costo dell’energia. Due facce della ripresa Sono i due volti della ripresa: da un lato continua la crescita, anche se a ritmi più contenuti rispetto al secondo trimestre ma con la certezza di un recupero ampio sui livelli precedenti lo scoppio della pandemia che fanno crescere anche l’ottimismo degli imprenditori. Dall’altro lato le nubi dell’incertezza che si stagliano sul futuro e che potrebbero portare a problematiche nel medio termine, come ricorda l’indagine richiamando ad esempio il dato nazionale sul ricorso agli strumenti di integrazione salariale ancora ampio (sebbene molto inferiore ai massimi del 2020) e un tasso di attività al di sotto di due anni fa. Vero è che qui il manifatturiero ha innescato la marcia. Basta uno sguardo ai comparti (come si vede dal grafico in alto): tutti (a parte la concia) hanno ripreso, su tutti l’orafo tra i più penalizzati dall’emergenza sanitaria. A fine settembre l’occupazione nel manifatturiero era di 144.271 unità, in aumento sia rispetto a giugno (+1.184 unità) sia rispetto a settembre 2020 (+0,1%). Nel terzo trimestre le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni sono state 5,4 milioni: valore ancora elevato, ma diminuito del 45% rispetto al trimestre precedente. Diminuiscono la componente ordinaria che rappresenta il 77% del totale e quella in deroga che rappresenta circa il 20%, mentre sono aumentate le ore della componente straordinaria soprattutto ad agosto. Voglia di impresa Nel terzo trimestre il saldo tra iscrizioni e cancellazioni al Registro imprese è +148 (+399 nel secondo trimestre, –213 nel primo). A conti fatti nei primi 9 mesi del 2021 c’è stato un aumento del numero di imprese (+334 contro -525 tra gennaio-settembre 2020). Torna quindi la voglia di fare impresa e le cancellazioni restano su un livello contenuto: prevale a quanto pare - esprime l’indagine - ancora una situazione di attesa. Il saldo è positivo in particolare nelle costruzioni e servizi alle imprese. Credito bancario in calo, allerta moratorie Complice il rallentamento dell’attività del Tribunale ad agosto i concordati sono stati in calo (17 contro 43 del secondo trimestre, 15 fallimenti contro 35), ma più alti nei 9 mesi (85 contro 73). Motore della ripresa anche le immatricolazioni di veicoli in aumento nei 9 mesi, ma lontani dai livelli 2019. Sotto i riflettori il credito: al 31 agosto lo stock di prestiti bancari alle imprese è 14 miliardi, +1,5% rispetto a dicembre (costruzioni +12,4%), ma -2,4% rispetto a maggio. Imprese di fatto con maggiore liquidità, anche grazie alle misure governative sulle garanzie. L’indagine mette però l’allerta: il rapporto banca-impresa ridiventerà centrale perché le imprese dovranno cominciare a ripagare i prestiti che erano stati sospesi ed è possibile anche un aumento del costo del credito. La strada della ripresa però è tracciata: a fine settembre oltre 1 imprenditore su 2 (quota in aumento) dichiarava 55 giorni di produzione assicurata. Ma le nubi all’orizzonte si intravedono. «Finora - evidenzia l’indagine - in molti casi i costi sono stati assorbiti dalle imprese, ma se la situazione continua l’impatto sarebbe anche sui cittadini con effetto sulla ripresa dei consumi».•.

Roberta Bassan

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