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Malvestio
intervista
23/11/17

L’avv. Massimo Malvestio, esperto di finanza e aziende
L’avv. Massimo Malvestio, esperto di finanza e aziende
L’avv. Massimo Malvestio, esperto di finanza e aziende
L’avv. Massimo Malvestio, esperto di finanza e aziende

Il suo libro “Malagestio, perché i veneti stanno tornando poveri” nel 2012 raccoglieva anni di articoli in cui preannunciava la catastrofe finanziaria che si è regolarmente verificata.

Da qualche anno però l’avvocato esperto di finanzia Massimo Malvestio si è trasferito a Malta, dove ha fondato Praude Asset Management, società di gestione Fondi che si è guadagnata 5 stelle Morningstar. Lunedì sarà tra gli ospiti del dibattito organizzato al Cuoa da Federmanager sulle prospettive del territorio nell’era del “post-popolari”.

Sul suo profilo Twitter si descrive così: un tempo avvocato a Treviso; ora a Malta, a debita distanza dalla bancarotta del Bel Paese. Andarsene è la soluzione?

Di sicuro per quello che faccio io è molto meglio. Ci sono contesti in cui la burocrazia non opera, come fa in Italia, per creare alibi ai burocrati. In Italia poi avrei pagato una montagna di tasse e lo stesso i miei collaboratori.

Nel suo libro ‘Malagestio’ aveva denunciato un Veneto in balia di interessi personali e depauperato da operazioni dissennate. Perché hanno continuato a farle? Ed è cambiato qualcosa oggi?

Hanno continuato a farle perché il Veneto ha una debolezza culturale e una naturale condiscendenza verso il più forte, e questo non è cambiato. Inoltre fa i conti con una classe dirigente statale giuridico-amministrativa borbonica e sessantottina. L’Italia è un Paese fallito, se la Bce smette di comprare i Btp l’Italia chiude. E che differenza c’è dal punto di vista politico tra Consoli e Zonin che sostenevano il prezzo delle azioni delle loro banche e Draghi che sostiene il debito di un Paese fallito?

E la responsabilità, l’etica? Che peso hanno?

In Italia il merito non vale e l’unico scopo dei controllori è giustificarsi e usare i loro poteri per intimidire coloro che li criticano. È inevitabile che ci sia una selezione inversa, ed emergano i più funzionali a navigare in questo sistema che è caratterizzato dalla mancanza di etica.

Consoli e Zonin erano frutto di questa selezione inversa?

Facevano parte di un sistema dove chi ci voleva stare doveva adattarsi. Ma le pare che un presidente, o anche un ad di banca, potessero rimanere al loro posto anni senza il beneplacito della Banca d’Italia? La realtà è che si è sempre data molta più importanza alla stabilità del sistema bancario che alla tutela dei risparmiatori.

Lei di Veneto Banca aveva azioni, e di Consoli è stato anche il legale. Si rammarica di qualcosa?

Ho denunciato la situazione in cui versava il Veneto e le banche in innumerevoli articoli e in un libro (“Malagestio”, appunto). Non mi risulta di aver detto cose differenti in nessun’altra sede. Almeno Consoli si è sempre confrontato, da persona intelligente qual è. Quanto alle mie azioni, le ho vendute nel 2006 quando c’era la fila per comprarle e già scrivevo quello che sarebbe accaduto.

Ci hanno rimesso anche moltissime aziende. Il difetto di visione denunciato in “malagestio” era anche di imprenditori e manager?

Nessuna pietà per chi ha comperato molti milioni di azioni della Popolare di Vicenza ed è stato finanziato contestualmente per lo stesso importo senza merito di credito. È la riprova che il sistema funzionava con il contributo di centinaia di persone. C’è anche un problema culturale grande come una casa.

Le imprese avevano anche bisogno di credito e le banche erano l’unico riferimento. Oggi però c’è l’alternativa fintech. È questo il futuro?

Le banche come sono state per 150 stanno scomparendo. La vera novità è nella tecnologia finanziaria e in chiunque saprà affrancarsi dalle banche e dai regolatori. L’attuale sistema è destinato ad implodere perché i costi della regolamentazione non sono per nulla proporzionali ai benefici e ricadono su risparmiatori vittime del sistema.  Nel frattempo avanza la tecnologia blockchain  che spiazzerà ulteriormente le banche.

Però le banche, anche italiane, stanno cercando di appropriarsi di questa tecnologia.

Ma devono farlo in maniera competitiva, altrimenti butteranno altri soldi. Il problema è come sarà regolamentato il nuovo sistema, perché attualmente le regole servono a protegge i più grandi contro i più innovativi, e i burocrati contro chi pensa in maniera creativa.

Cinzia Zuccon

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