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IL 16 VOTANO I CREDITORI

Il commissario: «Gas, vale più salvarla che portarla a fallire»

A Chiuppano  la sede della Grotto conosciuta  per il marchio di abbigliamento Gas
A Chiuppano la sede della Grotto conosciuta per il marchio di abbigliamento Gas
A Chiuppano  la sede della Grotto conosciuta  per il marchio di abbigliamento Gas
A Chiuppano la sede della Grotto conosciuta per il marchio di abbigliamento Gas

Vale più salvare la Gas che non farla fallire. È la conclusione a cui giunge in buona sostanza il commissario giudiziale Guerrino Marcadella nella sua integrazione di oltre 100 pagine inviata al giudice delegato Giuseppe Limitone che lo scorso giugno aveva concesso un nuovo rinvio dell’assemblea dei creditori, il quinto, fissandola il 16 settembre. Una dilazione che aveva tutto il sapore di evitare la liquidazione (il maggiore creditore è il fondo DeA) dopo la relazione del commissario sulla quale erano emerse incertezze sul proseguimento dell’attività della Grotto di Chiuppano conosciuta per il marchio Gas, in concordato pieno con continuità aziendale da due anni, e quindi sul pagamento dei creditori attraverso i flussi della continuità legati alle incertezze della pandemia e a una fotografia di dati non ancora a suo avviso completa. Dalle carte emerge ora un nuovo scenario. Anzi 9 scenari disegnati grazie anche al nuovo apporto di numeri, per la maggioranza dei quali è messa come preferibile la soluzione concordataria, rispetto a quella fallimentare. Conclusioni oggettive accanto a cui sono emerse altre due notizie: una sentenza del Tribunale delle Imprese a favore della gestione Gas e un chiaro interessamento del Mise, Ministero dello Sviluppo economico, sul futuro della società che occupa 200 persone. La continuità vale di più La corposa relazione aggiuntiva del commissario è stata integrata con i dati delle società partecipate: criticità non mancano, lo ha messo in luce in modo chiaro, tanto più per un'azienda che fa parte di un settore che con la crisi covid ha sofferto moltissimo. Ma messi sul piatto pro e contro, a conti fatti vale di più la soluzione concordataria rispetto a far “morire” l’azienda. Il piano concordatario scritto dall'amministratore unico Cristiano Eberle, come noto, prevede il pagamento integrale dei crediti privilegiati e prededucibili e il 20% dei chirografari, rimodulabili al rialzo con il successo delle nuove iniziative commerciali (in continua evoluzione) e l’esito delle azioni risarcitorie (in corso). Piano che, a quanto pare, assume un “valore” ancora maggiore anche rispetto all’ipotesi fallimentare con cessione d’azienda: non sono state registrate serie manifestazione di interesse a rilevare la Gas o rami di essa. In buona sostanza tra l’ipotesi di piano e il fallimento ci sarebbe una forbice di 12 milioni di attivi a favore del piano che consentirebbe una soddisfazione pur minima dei creditori chirografari. Gestione promossa Anche il collegio dei revisori presieduto da Alessio Scuglia (studio Baschirotto) ha per parte sua espresso legittime perplessità rispetto al futuro dell'azienda e alla sua gestione e ha presentato un ricorso al Tribunale delle imprese di Venezia. La risposta non si è fatta attendere: non sarebbe stato possibile nelle difficoltà oggettive in cui si è trovato l'amministratore unico a gestire l’azienda - è la sintesi della sentenza - prospettare azioni diverse da quelle messe in campo. Due “promozioni”, quella del commissario giudiziale e quella dell’organo di giudici specializzati in materia di impresa, che certo fanno piacere ad Eberle: «Due soggetti di livello hanno esaminato i nostri numeri dicendo entrambi che la nostra proposta di continuità è credibile. Correrò il rischio di ripetermi ma da quando la società è entrata in concordato non è stato licenziato nessuno, abbiamo regolarmente pagato gli stipendi pur affrontando un’emergenza (concordato) nell’emergenza (covid) e non beneficiando di alcuna agevolazione salvo la cassa integrazione». Conto alla rovescia Il 16 settembre è dietro l’angolo, l’azienda continua a macinare: «Tutto mi sta dicendo - spiega Eberle - che questo brand tiene, fa lavorare 200 persone e produce ricchezza. In modo progressivo ci avviciniamo ai 25/26 milioni di fatturato 2021 e ad un ebidta almeno pari a 1,5 milioni. E senza voli pindarici fatturiamo in Usa, in Russia, abbiamo appena firmato una lettera d’intenti per il Sudafrica, si sono riaperti il mercato svizzero e tedesco, abbiamo avuto richieste per le Filippine, abbiamo finalizzato un accordo con Amazon. Tutte iniziative che ci consentiranno di raggiungere gli obiettivi di piano». Ma c’è da scollinare il voto del 16 settembre con DeA che sarà decisiva. «Oggi - dice Federico Casa, legale della Grotto con Fabio Sebastiano e Paolo Dal Soglio - è possibile dare un voto razionale: alla luce della relazione il voto positivo dovrebbe essere un automatismo». Anche la politica ha acceso i riflettori: al tavolo della Regione Veneto promosso dall’assessore Donazzan, anche con l’intervento del governatore Zaia, si è unito il Mise. Di certo interessato al salvataggio dell'azienda.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Roberta Bassan

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