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Obiettivo salvataggio

"Gas Jeans", in campo c’è anche il fondo Iff. Voci su United brands company smentite

Azienda e dipendenti di Chiuppano attendono di conoscere il loro futuro
Azienda e dipendenti di Chiuppano attendono di conoscere il loro futuro
Azienda e dipendenti di Chiuppano attendono di conoscere il loro futuro
Azienda e dipendenti di Chiuppano attendono di conoscere il loro futuro

Si inseguono le voci sui nuovi possibili protagonisti del futuro dell’azienda di Chiuppano che detiene il marchio “Gas jeans” noto a livello internazionale, ma che rischia il fallimento perché due mesi fa non è stato approvato dalla maggioranza dei creditori il piano di concordato proposto dall’amministratore delegato Cristiano Eberle. Come noto il 9 dicembre è fissata l’udienza in Tribunale per decidere se dichiarare il fallimento. Ma adesso è emersa la chiara possibilità che spunti un’offerta che da una parte superi la storica gestione della famiglia Grotto, e dall’altra possa ottenere il via libera del “dominus” della situazione: DeA Capital. Col fondo Ccr detiene più del 50% dei crediti chirografari: è quindi decisiva per un eventuale sì a un nuovo piano, probabilmente di “concordato liquidatorio”, costruito sulla base di una nuova offerta.

Ieri come noto il Giornale di Vicenza ha rivelato che la “data room” aperta proprio per permettere a chi è interessato di vedere i numeri di Gas Jeas e decidere se fare un’offerta è più frequentata di quanto si credeva. Infatti, firmando il necessario patto di riservatezza con l’ad Eberle, non sono entrati solo i due protagonisti che hanno già ufficializzato il loro interesse per Gas Jeans (e assicurano che il loro piano sarebbe non solo di rilevare il famoso marchio ma dare nuovo sviluppo all’azienda): l’imprenditore finanziere bellunese Walter Maiocchi e l’imprenditore emiliano Stefano Bonacini. A studiare le carte sono andati anche altri fondi di investimento, e ieri le voci si sono inseguite fino a individuare uno dei possibili protagonisti che avrebbe già fatto ingresso nella “data room” della Gas Jeans. È il fondo maltese Iff, che dalle parti vicentine è già stato protagonista di accordi con la società “100grammi”, ha una collaborazione in corso con “Betulla studio”. Anche in questo caso, sempre secondo le voci, si tratterebbe di un fondo che avrebbe dalla sua la capacità di avere al suo fianco anche imprenditori, senza limitarsi quindi solo a un ruolo finanziario. Il fondo di suo punta a mettere in condizioni aziende di medie e piccole dimensioni di ristrutturare la loro organizzazione manageriale e poter sfruttare le potenzialità legate al know-how e al marchio di cui sono titolari.

Ragionamenti del tutto generali, ma trovano certo corrispondenza per la “Gas Jeans” e tendono a far pensare che l’interesse non sia solo per il marchio ma anche per l’azienda. Solo che l’amministratore delegato Nicola Vocaturo, raggiunto ieri in serata, si è limitato a un secco “no comment”. Risposta, però, che non è una smentita e quindi indirettamente conferma che la pista c’è.

Una smentita invece arriva da un’altra azienda vicentina, la Ubc United brands company di Quinto Vicentino che è un big delle calzature sportive e ha già reso noto che mira a crescere anche diversificando il suo business. L’azienda però ha smentito ieri le voci, più d’una, che la indicano come un altro protagonista di rilievo che potrebbe scommettere sul rilancio di Gas Jeans, una volta ottenuto il sì dei creditori attuali del gruppo di Chiuppano.

P.E.

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