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Confindustria

Fattore idrogeno, il futuro "green" parla vicentino. Dalla Vecchia: «Il Veneto può essere il campione mondiale della transizione energetica»

L’incontro sulla transizione energetica e il ruolo dell’idrogeno organizzato da Baxi ieri a Bassano (FOTO CECCON)
L’incontro sulla transizione energetica e il ruolo dell’idrogeno organizzato da Baxi ieri a Bassano (FOTO CECCON)
L’incontro sulla transizione energetica e il ruolo dell’idrogeno organizzato da Baxi ieri a Bassano (FOTO CECCON)
L’incontro sulla transizione energetica e il ruolo dell’idrogeno organizzato da Baxi ieri a Bassano (FOTO CECCON)

L’idrogeno europeo usa tecnologie venete, ma in Italia siamo ancora ai progetti pilota. Di “Rivoluzione energetica: l’idrogeno come vettore per la decarbonizzazione” si è parlato ieri pomeriggio nell’incontro organizzato da Confindustria alla Baxi di Bassano, che a breve inizierà la produzione delle prime 500 caldaie funzionanti al 100% a idrogeno, che verranno – appunto – vendute all’estero. A discuterne il direttore generale di Baxi, Alberto Favero, la presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia (la cui azienda, Polidoro, fa parte della stessa filiera); Federica Sabbati segretario generale Ehi; Cristina Maggi direttrice H2It; Alessio Gambato della Business unit Hydrogen di Snam; Paola Gislon ricercatrice Enea e Claudio Imboccioli R&d manager “Pietro Fiorentini”. Per la politica, Roberto Marcato, assessore regionale allo Sviluppo economico, e Roberto Ciambetti e Nicola Finco, presidente e vice del Consiglio regionale, oltre al sindaco bassanese Elena Pavan.

In gioco 7 mila posti Ad aprire la giornata proprio Laura Dalla Vecchia, che vede nella rivoluzione energetica una grande opportunità per il Veneto, a patto che non ci si faccia sviare: «Chi ipotizza scenari di semplicissimo abbandono dei combustibili fossili dicendo che tanto siamo il paese del sole e del vento è lontano anni luce dalla realtà. Dalle decisioni che prenderemo ora dipenderà il futuro di 7 mila persone che lavorano nell’industria del riscaldamento del Veneto e che sviluppano 2 miliardi di fatturato. Se lavoriamo in modo coordinato e consapevole, il Veneto potrà essere invece il campione mondiale della transizione energetica. Siamo l’unica regione in Europa che ha imprese, centri di ricerca e sviluppo, know how, competenze tecniche e università straordinarie tali da poter aprire una nuova via energetica nel riscaldamento. Il distretto allargato che si sviluppa tra Verona, Vicenza e Padova deve diventare il distretto della transizione energetica e il Pnrr può essere uno degli strumenti per incentivare questo processo e creare nuova occupazione».

In campo “Veneto sviluppo” E all’appello della presidente di fare squadra tra imprese e Regione risponde Marcato: «Con la finanziaria “Veneto sviluppo” abbiamo voluto creare un comitato tecnico scientifico di altissimo livello: gli abbiamo chiesto di creare con le imprese progetti che potessero essere messi a bando col Pnrr. La guerra ha mostrato che anche i paesi che ritenevamo più avanti nell’autonomia energetica sono messi come noi. È l’opportunità per mettere in piedi politiche che ci accompagnino all’autosufficienza. Credo che in qualche anno possiamo arrivarci, ma deve esserci un mix, di cui fa parte anche l’idrogeno». Di questo processo fa parte anche l’edilizia, a partire dalla sostituzione delle vecchie caldaie che, secondo Sabbati, procede troppo a rilento: «Se ne sostituisce solo il 4% l’anno, a questo ritmo ci vorranno 25 anni. Bisognerebbe arrivare almeno al 6%. Nel 2050 lo scenario dell’elettrificazione del riscaldamento sarà ancora sotto il 40% e un ruolo in crescita l’avrà il green gas. In Europa ci sono già 83 progetti di tecnologie per riscaldamento testati nelle case e usano tecnologie venete, ma nessuno di questi è in Italia». Sullo sviluppo di questa tecnologia si focalizza anche Maggi, che individua come priorità il definire il ruolo strategico a lungo termine dell’idrogeno e creare un quadro legislativo e normativo chiaro. E Gislon illustra il progetto della Hydrogen Valley di Enea.

Le reti Gambato fa il punto sullo stato delle reti: «Il 99% delle reti Snam è in grado di trasportare idrogeno e il 70% può farlo senza limiti di pressione. Il progetto è la creazione di una “dorsale” di 2.700 km per l’idrogeno, usando al 75% reti già esistenti». Infine, la parola alla filiera, con Imboccioli che illustra l’impianto per la ricerca della Pietro Fiorentini sull’idrogeno: «Il nostro obiettivo è comprendere l’impatto che questo gas può avere e proporre soluzioni sicure per l’utilizzo fino al 100% di idrogeno». Chi, appunto, è già molto avanti con questo progetto, è Baxi: «Abbiamo iniziato a lavorare sul tema della decarbonizzazione da molti anni - spiega Favero – e abbiamo immesso i primi prodotti sul mercato nel 2010, quando in Italia si cominciava a muoversi. Nel 2016 abbiamo iniziato a occuparci di idrogeno, certificando la prima caldaia nel 2019, dopo 40 mila ore di ricerca e sviluppo. Oggi siamo pronti a produrre le prime 500, che però andranno in Uk e Olanda, mentre in Italia siamo al progetto pilota. È indispensabile che si scardinino i cavilli e che si vada avanti». 

Maria Elena Bonacini

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