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Nuove tecnologie

Il “robot” con le molle indossato in azienda che salva spalle e schiena. Ecco come funziona

Il 70% delle malattie professionali riguarda il sistema osteomuscolare. Ora un esoscheletro può accompagnare i movimenti dei lavoratori.
La presentazione della nuova tecnologia con Matteo Bianchi, Cristian Veller, Elisa Stivan, Marco Zanchin, Matteo Pisanu (COLORFOTO)
La presentazione della nuova tecnologia con Matteo Bianchi, Cristian Veller, Elisa Stivan, Marco Zanchin, Matteo Pisanu (COLORFOTO)
Esoscheletro

L’imbrago presa 3 chili e si indossa in meno di un minuto, ma non serve per arrampicare sulla roccia. Lo può indossare l’imbianchino che di per sè tra le mani ha un pennello leggero, ma deve in continuazione abbassarsi e alzarsi per dipingere la parete. Dovrebbe tenere la schiena dritta e piegare le gambe, ma invece quando si abbassa inarca la schiena e sono dolori. L’imbrago è in realtà un concentrato di biomeccanica, tra parti rigide e mobili. Ed è nelle molle e negli ingranaggi che avviene il miracolo: un meccanismo che gioca contro la gravità e accompagna muscoli e spalla diminuendo il peso delle braccia. Inizia ad affacciarsi nelle aziende e ieri Confartigianato Vicenza con la sua anima del “Digital Innovation Hub” e il vicepresidente Cristian Veller lo ha presentato per la prima volta. L’esoscheletro oggi è una realtà anche nelle imprese per prevenire le malattie professionali, in particolare i disturbi muscolo-scheletrici.

Nuova tecnologia

Manichino nero imbragato con esoscheletro made in Italy, sviluppato da Iuvo, presente ieri con il ricercatore Matteo Bianchi, già spin-off della scuola superiore Sant’Anna di Pisa, di cui Comau (gruppo Stellantis) che l’ha prodotto, primo esoscheletro in Italia, detiene la maggioranza attraverso una joint venture con Össur, società leader nel campo delle soluzioni protesiche. Non manca il braccio vicentino perché a fornire consulenza sugli esoscheletri è la startup d.EO con la fondatrice Elisa Stivan di Sandrigo a fare da ambasciatrice nel Triveneto, dove è commercializzato da AZeta Solutions. E che, dopo una certa ritrosia iniziale, inizia a trovare terreno fertile anche a Vicenza. Ad esempio nelle concerie: «In alcune aziende viene utilizzato dai lavoratori che gestiscono la pelle da terra e la sollevano per metterla nel rullo». Così come nelle verniciature, nelle aziende di macchine agricole per l’assemblaggio dei motori, nel taglio delle carni nel campo alimentare. Da micro imprese ad industrie: «Dobbiamo pensare che dove esiste la possibilità di fornire ausili - commenta Marco Zanchin, coordinatore Cobis, Comitato paritetico regionale bilaterale per la sicurezza, responsabile sicurezza di Confartigianato Vicenza - occorre utilizzarli».

La prevenzione

Non si pensi che l’esoscheletro sia indossabile per un turno di 8 ore. «Equivarrebbe a 8 ore continue di palestra», ci scherzano su gli esperti. Di fatto «l’utilizzo deve essere graduale». Ma i benefici a quanto pare vanno nella direzione di «migliorare il modo di lavorare». «Gli esoscheletri sono uno degli esempi di quelle tecnologie abilitanti, e indossabili, che non vanno a sostituirsi all’essere umano al contrario: lo mettono nelle condizioni si svolgere le proprie mansioni meglio, bene e con minor “carico” fisico». Il contesto vicentino peraltro si presta con la sua vocazione manifatturiera che, combinata all'avanzamento dell'età, espone i lavoratori a certe patologie. Enrico Quintavalle (ufficio studi Confartigianato nazionale) squaderna come le malattie osteomuscolari rappresentino a Vicenza oltre il 70% delle denunce di malattie professionali. E arriva l’esoscheletro. Non è al momento un Dpi, dispositivo di protezione individuale. E non è citato in bandi di finanziamento, anche se i contributi si possono trovare. Per ora 2 modelli per gli arti superiori e un terzo in arrivo destinato gli arti inferiori. Con il progetto di integrazione all’industria 4.0. Concentrato di ricerca e sviluppo. Prezzo sul mercato da 2 mila ai 7 mila euro. 

Roberta Bassan

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