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Da Bcc San Giorgio l’orizzonte si apre a Brendola e Treviso

Il presidente uscente e ricandidato Giorgio Sandini
Il presidente uscente e ricandidato Giorgio Sandini
Il presidente uscente e ricandidato Giorgio Sandini
Il presidente uscente e ricandidato Giorgio Sandini

Roberta Bassan SAN GIORGIO DI PERLENA «Questo è un paradiso». San Giorgio di Perlena domina la pianura vicentina. Giorgio Sandini, presidente della Bcc San Giorgio Quinto Valle Agno, raggio di 76 comuni, indica gli orizzonti. «Con i numeri che abbiamo - premette - non c’è la necessità di fusioni con altri istituti, ma abbiamo ritenuto di porre il tema come prospettiva per trovare nuovi spazi ed essere ancora più solidi». Contiguità di territorio e medesima capogruppo Iccrea: se questi sono i criteri l’orizzonte si allarga a sud, verso la Cassa rurale di Brendola e ad est verso il Credito Trevigiano. Senza al momento alcun tipo di impegno ma solo con l’idea di “annusarsi” un po’. E questo in realtà è un esercizio che più Bcc a livello regionale stanno facendo tra loro. In casa San Giorgio tutto però è rimandato al nuovo Cda. Il 19 maggio è in programma l'assemblea e si rinnovano le cariche sociali per il 2018-2020. C’è un’unica lista di candidati depositata. Di fatto il nuovo Consiglio, che da 12 passa ad 8 componenti, per oltre metà è nel segno della continuità con il presidente Giorgio Sandini, Giovanni Tessarollo, Silvio Cerin, Domenico Costa, Paolo Michelon, new entry gli imprenditori Remo Pedon, Sergio Bassan e il dirigente d’azienda Enzo Bonato. IL BILANCIO. Il triennio targato Sandini, che si appresta quindi ad un nuovo mandato, si chiude con un 2017 dai «trend positivi». San Giorgio è tra le prime Bcc regionali come masse amministrate (2,7 miliardi, +2,5%), ha 1,5 miliardi di impieghi (+1,7%), raccolta complessiva a 1,6 miliardi (+6%), rapporto tra impieghi e depositi oltre il 97%. L’ultima riga di conto economico è positiva: l’utile di esercizio è di 2,5 milioni (+6,5%). Anche sul fronte degli accantonamenti sono stati fatti passi in avanti. Sandini non nasconde le difficoltà del passato evidenziate ad esempio nel vecchio Texas ratio, l’indice che mette in relazione i crediti non performanti con il patrimonio netto tangibile: se il rapporto è superiore a 100 significa che le perdite potenziali sui prestiti andati male sarebbero in grado di mangiarsi l'intero capitale. Nel 2015 Banca San Giorgio era appena sopra il 100, passata a 94,6% nel 2016 e migliorata a 89% nel 2017. Miglioramenti anche sulle coperture complessive del credito deteriorato al 53%, sulle sofferenze al 62% e sugli incagli al 31%. Tutti - evidenzia Sandini - sopra le asticelle poste dalla Bce. «La corsa alle coperture delle banche - commenta il presidente - ha una logica imposta, è un atto prudenziale. Ma i regolatori europei non tengono in considerazione le banche del territorio che sono andate in sofferenze più di altre perché, anche nei momenti di crisi, hanno sostenuto il territorio». IL FUTURO. San Giorgio nel 2017 ha totalizzato un saldo di oltre 2.500 clienti (+18%), la portata - si fa notare - di una intera filiale, arrivati sì dalla crisi delle ex Popolari ma anche «dalla nostra capacità di penetrazione del territorio». Il futuro ora si gioca con Iccrea che deciderà anche sulle aggregazioni. Resta un rammarico: «Abbiamo perso l’occasione di fare un gruppo unico anche con Cassa centrale, sarebbe stato il terzo dopo Intesa e Unicredit, ma con un azionariato popolare diffuso. Magari tra qualche anno ci arriveremo. Oggi purtroppo non si sa se i principi fondanti del credito cooperativo saranno mantenuti dalle capogruppo. Il 2 maggio siamo stati a Roma dal Papa e poi a colloquio con il cardinale Parolin». Serviva una benedizione. •

Roberta Bassan

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