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La Costa&Barausse di Fara

L'allarme di un'azienda vicentina: «Bollette troppo care, così noi chiudiamo»

Nel giro di pochi mesi la bolletta è aumentata di 15 mila euro. A ottobre operai in cassa integrazione

«Se non cambia qualcosa subito le nostre aziende, come le foglie di una pianta, ad una ad una cadranno. Iniziando dalla nostra». Francesco Costa, 80 anni, si stacca dal reparto di pulitura metalli della sua Costa & Barausse a Fara Vicentino fondata nel 1969. Tuta blu, mani da lavoro. Come il figlio Riccardo, 52 anni. Ne hanno passate tante, compresa la pandemia. «Ma questa non riusciremo a superarla con i rincari energetici, a cui aggiungere le bollette del gas quando inizierà il freddo».

Un portafoglio di 70 aziende

Da una vita puliscono, satinano, lucidano, smerigliano arredamenti metallici: nel loro stabilimento in via Astico entrano sedie e tavoli che ritirano soprattutto da aziende vicentine e trevigiane, un portafoglio di 70 clienti. E dai loro cancelli escono senza difetti, strisce, ammaccature. Perfette. Per poi essere portate in cromatura e andare ad arredare uffici e abitazioni soprattutto del mercato tedesco, austriaco e anche americano, che non transigono sul fattore qualità.

Squaderna la bolletta dell’energia elettrica: nel giro di quattro mesi è aumentata di quasi 15 mila euro, dai 5.400 euro di maggio ai 19.700 euro di settembre: «Lo dico in tutta onestà, non ho 15 mila euro di guadagno mensili per pagare l’aumento di prezzo della corrente e devo chiudere prima di essere preso per il collo. Non vedo via d’uscita». 

Una lettera ai sindacati

Ha scritto una lettera accorata ai sindacati, chiedendo sostegno «nel salvare le aziende e le famiglie»: «Siamo disperati, i politici sia di destra che di sinistra continuano a parlare di aiuti in campagna elettorale, ma gli aiuti non arrivano mentre le bollette crescono. Così ad ottobre sarò costretto a mandare tutti a casa in cassa integrazione». Sono 22 lavoratori, tutti specializzati e tutti dei dintorni, compresi «tre ragazzi della Romania, pienamente integrati». A riprova della sua determinazione ieri ha chiamato in azienda il commercialista e hanno provato a ragionare su un’ultima carta: «Per superare questo momento dobbiamo chiedere un aumento intorno al 6-7% ai nostri clienti, ma la vedo davvero dura che possano accettare anche perché pure loro sono sulla nostra stessa barca».

Gli ordini non mancano

Una tristezza perché gli ordini non mancano, racconta il patron, in questo paradosso che sta caratterizzando tante aziende: impennata dei costi a fronte di un portafoglio ordini in crescita. Del resto l’azienda di Fara Vicentino, che ha un fatturato di 1,2 milioni, vanta una specializzazione non comune: «La nostra carta vincente è sempre stata la qualità - spiega Costa -: i prodotti che lavoriamo hanno come destinazione soprattutto il mercato tedesco che non fa sconti su questo aspetto e siamo quasi gli unici a garantire questo tipo di qualità, diventando nel tempo «un punto di riferimento nel mondo della lavorazione dell’acciaio e del ferro» e in grado anche di «accompagnare le aziende che si rivolgono a noi nella scelta del fornitore per esigenze di cromatura, nichelatura, verniciatura».

Ma è la lavorazione e la pulitura dei metalli il loro core business che spazia da isole robotizzate di spazzolatura, nastratura e smerigliatura fino alla pulitura manuale e pure automatica con macchinari ad hoc. «Non possiamo lamentarci per gli ordini anche se oggi è cambiato il modo di lavorare e tutti hanno fretta sulle consegne».
«Se queste aziende di subfornitura iniziano a chiudere, la filiera è in difficoltà - osserva Raffaele Consiglio, segretario generale Cisl Vicenza che ha incontrato i Costa -. Oltre che, se si fermano questi subfornitori soprattutto della meccanica, diventa poi difficile la loro riapertura perché la concorrenza, soprattutto all’estero, non manca».

Roberta Bassan

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