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Confindustria Vicenza

Dalla Vecchia contro lo stop Ue ad auto benzina e diesel. «Ideologia cieca, gravi ripercussioni per l'Italia»

La presidente di Confindustria interviene: «L'Ue ha deciso di legare il nostro destino alla Cina, tra gli applausi anche degli europarlamentari vicentini e veneti»

«L’ideologia cieca, in cerca di facili consensi, ha battuto la razionalità. Non si capisce perché Bruxelles, anziché puntare a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, abbia deciso di imporre, con la forza, una tecnologia. Scelta che avrà due grosse ripercussioni gravi per l’Italia e l’Europa». Lo afferma la presidente di Confindustria Vicenza, Laura Dalla Vecchia, commentando la decisione Ue di bandire le auto a benzina e diesel nel 2035. 

A rischio posti di lavoro e know how

«La prima - prosegue Dalla Vecchia - è una progressiva deindustrializzare di una filiera trainante come quella dell’automotive, il cui cuore risiede nella componentistica italiana e veneta. Quindi posti di lavoro, know-how, welfare, tasse, posizionamento nelle filiere internazionali persi senza alcun paracadute per nessuno. La seconda è quella di non avere effetti significativi sul calo della CO2 nel pianeta, perchè si sta mettendo un limite tecnologico a quella parte del mondo, l’Europa, che ha un impatto limitato e mitigato».

«Stiamo invece consegnando alla Cina, il cui impatto è davvero enorme, una doppia posizione dominante: sia nella filiera automotive che nel campo delle materie prime a cui è legato l’elettrico. Ci troveremo a dipendere dalla Cina per questi aspetti, in modo del tutto paragonabile a come dipendevamo dalla Russia sulle forniture di gas».

«Lasciamo alle imprese la ricerca sulla decarbonizzazione»

La presidente Dalla Vecchia ricorda che «abbiamo sempre detto: fissiamo un limite di decarbonizzazione da raggiungere. Un limite anche ambizioso, con tempistiche chiare e contingentate. Ma lasciamo alle imprese ricercare la miglior tecnologia per arrivarci. Così invece l’Ue ha deciso di legare il nostro destino alla Cina, tra gli applausi anche degli europarlamentari vicentini e veneti. Il tutto a spese delle aziende, dei lavoratori e anche dell’ambiente. E senza un piano vero su come attuare questa transizione forzata», conclude.

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