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Terra incantata

Val di Non: un tesoro d'arte, architettura ed enogastronomia

Alla scoperta della Val di Non

Andar per castelli. E per meleti, agriturismi, fattorie, caseifici, cantine, salumifici. È un tesoro d'arte, architettura ed enogastronomia quello che si svela, a un paio d'ore da Vicenza, quando si mette piede nella terra dei nonesi.

Gli abitanti di quel saliscendi verdeggiante e incantato che va sotto il nome di Val di Non. Un patchwork armonico e inaspettato di microborghi cristallizzati dal tempo e canyon che si tuffano nel torrente Noce. Di manieri incantati come Castel Belasi, Castel Valer, Castel Nanno e Castel Coredo, dove l'antico apre le porte al contemporaneo grazie all'esclusivo progetto espositivo “A Line made by walking. Pratiche immersive e residui esperienziali in Fulton, Girardi, Griffin, Long”. Una mostra a più location - inaugurata il 5 giugno a Castel Belasi e visitabile fino al 30 ottobre – che per la prima volta “trasloca” 24 opere del secondo novecento provenienti dalla preziosa collezione Panza di Biumo (selezionate, rielaborate e allestite da Urbs Picta di Verona e Apt Val di Non) nei saloni, nei giardini e nelle scuderie delle meravigliose fortezze medievali e rinascimentali.

Ma la Valle è trapunta anche di belvederi mozzafiato, come quello di cui si può godere dalla terrazza dell'hotel Viridis a Cagnò (www.viridishotel.it ), a picco sul lago di Santa Giustina. Solo uno dei suggestivi specchi d'acqua della geografia nonese, assieme ai laghi Smeraldo, di Coredo e di Tavon (da segnare un caffè con vista speciale nel plateatico del bar “Due Laghi” (www.ristoranteduelaghi.it) e di Tovel.

Un intreccio delicato di vite placide che scorrono mediamente a 300- 400 metri sul livello del mare (fino ai 2.999 di cima Falkner, vetta delle Dolomiti del Brenta). Ventisei località – dal rinomato centro di Cles a paesini incontaminati come Tassullo – popolate già al tempo dei Romani e che oggi, grazie anche allo sviluppo delle infrastrutture e al potenziamento dei collegamenti e dei servizi (come la ferrovia Trento-Malè-Mezzana, con fermata per la Valle a Mezzocorona), stanno riscoprendo una nuova primavera. Il turismo slow, quello fatto di cibo, vino, sport, cultura, storia, in Val di Non trova la sua sintesi ideale.

A cominciare dal simbolo incontrastato della vallata, prima ancora dei celebri castelli: la mela. Le popolarissime Golden Delicious infatti, altrimenti note come Melinda, crescono qui. Il consorzio Melinda, che raggruppa 4 mila soci, ne produce ogni anno 400 mila tonnellate. Frutti che si declinano in mille varianti, dalla celebre torta di mele allo strudel, dalle confetture al succo di mele. Come quello, dolcissimo, che all'agriturismo “Renetta” di Tassullo (www.agritur-renetta.it) la famiglia Menapace offre la mattina a colazione.

Mele ma non solo: tra le specialità locali non si può non annoverare la leggendaria “mortandela”. Un insaccato che, come specifica Massimo Corrà, quarta generazione del salumificio-macelleria (e pure allevamento di suino nero) “Dal Massimo goloso” di Coredo (www.dalmassimogoloso.com ) «non ha nulla a che vedere con la mortadella bolognese». Dagli inizi a metà Ottocento con il bisnonno norcino, all'inserimento nelle guide del Gambero Rosso, i salami, le lucaniche, gli speck stagionati e conservati nel caveau sono l'emblema di una tradizione in grado di racchiudere lo spirito di un intero territorio. Molto più giovane – è nato nel 2016 - il “Minicaseificio Fratta Cucola” (via Giambattista Lampi 65) a Cles. Il sogno, divenuto realtà, di Erika Maistrelli, 32 anni, che dopo la laurea in Lettere e un percorso accademico già tracciato, ha deciso di tornare tra le sue montagne, dedicandosi con il compagno Fabrizio all'intero ciclo di lavorazione del latte. Lui pastore, lei casara. A lui la cura delle loro 11 mucche (da quest'estate a malga Clesera) a lei la magia dell'arte casearia. Quella che trasforma il latte crudo in forme profumate di caciotta, crosta fiorita, nostrano. E poi tosella, ricotta, robiola e yogurt colato, tipo greco.
Prodotti venduti direttamente al consumatore o rielaborati con maestria e serviti sulla tavola della “Locanda Alpina” (www.locandalpina.it) di Danilo Segna, a Brez. Accogliente e confortevole, coccola e e rilassa, tra l'inimitabile tortel di patate, i tagliolini di pasta fresca all'aglio orsino, il filetto di lavarello e il manzo al Teroldego.
Tra i vini trentini menzione speciale per il Groppello di Revò della cantina Lasterosse (www.lasterosse.it) a Romallo, vitigno autoctono coltivato a 700 metri d'altitudine.

E per chiudere in dolcezza la gita sotto il sole della Val di Non, un passaggio ( e un assaggio) da “Mieli Thun” (www.mielithun.it). Un mondo di mieli monofloreali, dal cardo all'eucalipto, lasciato in eredità dal patron dell'azienda, il noto apicoltore Andrea Paternoster, scomparso ad aprile in un incidente stradale. Le redini dell'azienda sono passate alle figlie, generazione di millennial che è la chiave del futuro di tutta la Val di Non.
 

Giulia Armeni

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