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IL PERSONAGGIO.

Un'attrice per la cultura Rom

Dijana Pavlovic
Dijana Pavlovic
Dijana Pavlovic
Dijana Pavlovic

“Tutti in campo senza riserve”, seconda parte. Oggi, a partire dalle 16.30, all'istituto professionale Montagna si torna a parlare di Rom e Sinti, di scuola, di lavoro, e dei progetti che Vicenza ha messo in campo in questi anni. Sarà presente anche un'attrice, Dijana Pavlovic, 38 anni nata a Belgrado, dove ha vissuto fino al 1999 e si è diplomata all'Accademia di Arte drammatica. Ha lavorato per molti anni in Italia in ruoli classici: dalla tragedia greca con Medea fino a Shakespeare e Fassbinder. Poi, il suo è diventato un teatro di denuncia e conoscenza del popolo Rom. Attualmente vive a Milano ed è vicepresidente della Federazione “Rom e Sinti insieme”. « A Milano - dice - ci sono 700-800 persone tra Rom e Sinti e se includiamo anche le baracche in cui vivono i rumeni sono 1500. Tanti e tutti con esigenze diverse”. L'integrazione attraverso che cosa deve passare? «Più che di integrazione parlerei di assimilazione e credo ci sia una sola parola: lavoro. Di questi tempi se ne parla ancora di più per la crisi economica, ma per loro come per altri, rimane il concetto base sul quale costruire ogni percorso di vita».
Ma quanti sono quelli che poi vorrebbero intraprendere questo cammino? «Facciamo fatica a saperlo, però non possiamo togliere questa possibilità a nessuno. Certo, molti diranno che rubano, che sono delinquenti. Può essere vero, credo ci siano famiglie che, da anni vivono solo di espedienti, ma esiste uno Stato, vigono leggi che devono essere applicate per tutti, per cui se ci sono organizzazioni malavitose vanno combattute e sconfitte». Ma non si tratta solo di questo: «Attorno ai Rom e ai Sinti ci sono pregiudizi che difficilmente saranno smantellati se chi sta dall'altra parte di un campo o di un roulotte non fa un passo avanti. Dare lavoro per un mese ad una famiglia non serve a nulla - sostiene Pavlovic - Credo ci siano problemi politici e soprattutto di comunicazione. Fanno notizia i bambini che bruciano nelle roulotte, ma nessuno pensa perché vivono in quelle condizioni. Ci sono ragazzi che vanno a scuola, che frequentano tutte le classi dell'obbligo ma non sanno una parola d'italiano e di chi è la colpa?».F.G.

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