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L'intervista

Toni Capuozzo: «Ucraina, basta escalation. Serve un accordo di pace»

Giornalista, inviato di guerra e scrittore. A Rosà per presentare il libro "Guerra senza fine", scritto a quattro mani con Francesco Borgonovo
Toni Capuozzo, nato nel 1948 a Palmanova (Udine). Giornalista e scrittore
Toni Capuozzo, nato nel 1948 a Palmanova (Udine). Giornalista e scrittore
Toni Capuozzo, nato nel 1948 a Palmanova (Udine). Giornalista e scrittore
Toni Capuozzo, nato nel 1948 a Palmanova (Udine). Giornalista e scrittore

Quella di Toni Capuozzo - giornalista nato a Palmanova nel 1948, inviato di guerra, autore di numerosi reportage in particolare dal Nicaragua, dall'ex Jugoslavia, dai conflitti in Somalia, in Medio Oriente, in Afghanistan e nell'Unione Sovietica - ha sempre rappresentato una voce fuori dal coro. Per i suoi distinguo, con prese di posizioni anche pesanti sull'uniformità dell'informazione «spesso - a suo dire - fatta di notizie non verificate e lanciate dalle agenzie giornalistiche rielaborando informazioni generiche». Ora, a più di un anno dall'inizio del conflitto con l'Ucraina dopo l'invasione della Russia, esce con un nuovo libro scritto a quattro mani con Francesco Borgonovo, "Guerra senza fine", che presenterà oggi (venerdì 21 aprile), alle 20.30, a Palazzo Dolfin Casale a Rosà sede della biblioteca comunale. Si soffermerà anche su "Giorni di guerra. Russia e Ucraina, il mondo a pezzi", una sorta di diario della guerra, in un'edizione aggiornata e ampliata, che raccoglie, in oltre 270 pagine, i pensieri, gli appunti, gli scritti pubblicati sul web. A dialogare con Capuozzo, Emanuele Borsatto, giornalista di TVA Vicenza. Per partecipare all'evento, organizzato dal Comune con la libreria La Bassanese, è necessario prenotarsi telefonando al numero 0424-584192 o scrivendo all'indirizzo e-mail bibliotecacomunale@comune.rosa.vi.it.sera.

Capuozzo la sostanza di queste pubblicazioni?
In ogni conflitto, e questo lo sappiamo ormai da moltissimi anni, ragione o torto non stanno mai da una parte sola.

Giustifica l'invasione russa nell'Ucraina?
No, sia mai. Non giustifico in alcun modo Putin.

Quindi, i suoi distinguo?
Le armi uccidono militari e civili da entrambe le parti: i bombardamenti e le distruzioni esistono sia su un fronte che sull'altro.

Quindi, non si dovevano mandare armi?
No, credo che l'Italia abbia fatto un grosso errore.

Se di errore si tratta, è stato compiuto dall'Europa?
Sì, sono convinto che si dovevano cercare altre strade, una sorta di spazio di non belligeranza. La nostra diplomazia e quella europea dovevano esercitare un ruolo di equilibro. Invece, non siamo stati in grado di farlo. O meglio di imporci. Anche su un piano prettamente politico.

Che cosa accadrà nei prossimi mesi?
Da settimane stiamo parlando di quella che viene chiamata la controffensiva ucraina che dovrebbe arrivare a fine primavera, per cui siamo molto vicini.

La spaventa?
Facciamo fatica a prevedere quello che accadrà veramente. E, soprattutto, il fatto che non ci possano essere alternative ad uno scontro che continuerà ancora per chissà quanto tempo e che porterà altri giovani a morire come funghi. Sembra lo sbarco in Normandia. Fu un macello. Pensiamoci, è terribile quello che potrebbe accadere. Nessuno parla più di negoziati. Non c'è una volontà concreta di arrivare ad un tavolo. Si auspica solo la vittoria incondizionata dell'Ucraina.

Forse, perché anche il presidente Putin non è esente da colpe e da critiche?
Ribadisco che il presidente russo ha commesso un grave errore ad invadere l'Ucraina. Ma questa guerra è iniziata nel 2004 con l'incompiuta rivoluzione arancione e poi nel 2013 con la cosiddetta rivoluzione della dignità, entrambe hanno avvicinato l'Ucraina all'Occidente favorendo l'avvio di un percorso di decomunistizzazione che è diventata anche una derussificazione contro l'Est del Paese che si sente ancora legato alla Russia.

E adesso?
Non siamo riusciti a trovare alcuna alternativa rispetto al rifornimento di armi destinate all'esercito ucraino. Contesto questo atteggiamento e non mi fido di Putin. Prima è stato considerato un pazzo poi, abbiamo iniziato a pensare che siamo in grado di sconfiggere un Paese che possiede testate nucleari. Ma non è così.

Che cosa pensa della Cina?
La loro proposta può rappresentare una base dalla quale partire. È poco avventurista. La Cina del presidente Xi Jinping sta mettendo fine alla guerra nello Yemen. Non solo, ha permesso che si riallacciassero le relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Iran. Lavora negoziando e punta su un allentamento delle tensioni. Non mi sembra poco.

Immagina che Putin potrà usare il nucleare?
Se le testate atomiche verranno portate in Bielorussia temo un allargamento del conflitto e questo rappresenterebbe una catastrofe. Mi chiedo: chi vuole una guerra mondiale arrivati a questo punto?

Allora che cosa fare?
Continuo a domandarmi se ha senso affrontare questo conflitto con il presidente Zelensky che resta irremovibile sulle sue posizioni, oppure se sia auspicabile una mediazione con la Russia. Ormai il Donbass e la Crimea sono persi, per cui facciamo il possibile per far sì che l'Unione europea acceleri l'ingresso dell'Ucraina nella Nato. Ma senza dimenticare che esiste anche una parte della popolazione dell'Ucraina che non condivide in toto la politica di Kiev e per queste persone che cosa facciamo? Un esodo?

Lei sostiene che l'informazione su quanto sta accadendo non è sempre corretta?
C'è un grande conformismo e credo che dipenda dall'incertezza occupazionale di molti giornalisti. So di sostenere idee controcorrente, ma la mia carriera l'ho fatta in totale libertà. Ora non ho più un direttore, credo di avere sufficiente esperienza sulle spalle per dire che i contratti a termine e le partire Iva non aiutano il Paese e non danno una mano all'informazione. È come se una generazione di lettori, telespettatori e anche di giornalisti fosse cresciuta senza un pensiero critico.

Non crede di essere ingiusto?
No, arrivo da una formazione umanistica che mi ha insegnato moltissimo. Più si risparmia su questo lavoro meno libertà di informazione ci sarà. Questo fa parte di un problema più serio che riguarda la nostra educazione scolastica. Ho vissuto battaglie importanti: il '68, il terrorismo, la legge sull'aborto, sul divorzio, e ho visto molte guerre. Oggi, nel nostro Paese, dove esiste libertà di informazione siamo piegati sul conformismo.

Chiara Roverotto

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